Inter bella di notte e di giorno: aveva ragione Inzaghi. Tutti pensano a Zhang senza farsi i conti in tasca
Sono due anni e mezzo che l'Inter gioca bene. Simone Inzaghi, quando gli si chiede quanto sia contento della sua squadra, risponde così. In Champions League, con un pizzico di piacere in più. Alzi la mano chi, mentre sacrificava uno scudetto sull'altare dell'impresa sfortunata di Anfield, pensava che la squadra potesse davvero essere quella. Dica la verità chi, mentre Inzaghi a febbraio 2023 diceva "possiamo vincere la Champions", ci credeva. Onestamente, c'era solo Simone, in un carro che aveva tanti posti a sedere. Il bello? Che aveva ragione lui.
Oggi l'Inter è bella, di giorno come di notte. Vince in campionato e vince in Europa, nel 2024 ha sempre portato a casa il risultato. Da un anno e mezzo, non sbaglia una partita, se non qualche sporadico inciampo quando s'allenta la tensione. Di recente, neanche quello. L'Atlético Madrid viene da anni in cui il sogno di essere l'outsider che alza la coppa dalle grandi orecchie lo cullava Simeone. A San Siro, è stato il Cholo a preoccuparsi di mettere Llorente in marcatura su Bastoni, attaccante su difensore: il mondo alla rovescia.
È una medicina, quella cholista, che ha funzionato fino a un certo punto: la gara da 180 minuti resta aperta. L'1-0 va meglio a Inzaghi che a Simeone, ma in un certo senso Simone ha già vinto la sfida che si era proposto, quella d'esser grande in Europa. Che lo scudetto l'abbia già in tasca non lo diciamo perché anche di scaramanzia è fatto il suo calcio, come tutti i grandi, anche quelli che non lo ammettono. L'anno scorso la strada per arrivare a Istanbul ha cambiato il volto di una stagione storta, quest'anno la road to London sarebbe una ciliegina di una torta che pare già abbastanza gustosa.
A proposito di strada, quella verso il futuro societario si sta per delineare. Entro fine febbraio si capirà cosa intendano fare Steven Zhang e Oaktree, con la gentile partecipazione di Goldman Sachs. La proroga del prestito, che in fin dei conti è pur sempre una rinegoziazione, pare la soluzione più probabile. Si vedrà, nel frattempo un po' tutti guardano i conti dell'Inter. Il che, per carità, è comprensibile: nessuno si sognerebbe di definire rosea la situazione. Il punto è che non tutti, nel fare i conti dell'Inter, si guardano in tasca. La Juventus, per esempio, viene da anni di spendi, spandi effendi: il nuovo corso sta provando a sistemare le cose, ma nel frattempo quanti di quegli investimenti - sportivi, intendiamo, da Chiesa a Vlahovic - hanno dato i frutti sperati? Il Milan ha fatto un mercato faraonico, per quella che è la situazione del calcio italiano, e oggi è costretto a considerare l'Europa League l'unica potenziale ancora di salvezza dalla stagione. La lista è lunga, puntare i nerazzurri come "caso" è guardare e non la luna. Almeno, dalle intuizioni del trio Marotta-Ausilio-Baccin alla valorizzazione di Inzaghi, che forse ha i maggiori merito in questo, all'Inter da anni si fanno sontuose nozze con i fichi secchi. Che, per carità, sono buonissimi.