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Il mistero del rendimento in Nazionale e il rischio tattico nel derbyTUTTO mercato WEB
Oggi alle 00:00Editoriale
di Lapo De Carlo
per Linterista.it

Il mistero del rendimento in Nazionale e il rischio tattico nel derby

A distanza di due giorni dalla surreale partita della Nazionale, tra le tante cose da chiedersi, ne esiste una apparentemente inspiegabile. 
Il presupposto è che la nazionale è considerata mediocre, perché la vulgata popolare sostiene sia composta da giocatori non all'altezza, al punto da dover tremare o rischiare brutte figure di fronte a qualunque avversario. 

Eppure non è esattamente così perché non abbiamo fuoriclasse di livello assoluto, questo è certo, ma la Nazionale l’altra sera era composta da cinque giocatori vice campioni d'Europa e d'Italia (Inter), uno campione d'Europa (Donnarumma), due campioni d'Italia (Politano e Di Lorenzo) mentre altri sono titolari in formazioni che lottano per lo scudetto.
Quando c’è Tonali, che gioca in Premier League in un’ottima squadra come il Newcastle, il livello non si alza.
I cinque giocatori dell'Inter hanno storie diverse ma Pio Esposito è stato il più positivo, insieme a Dimarco.
In generale però ci si chiede come mai Barella e Bastoni non riescano mai a esprimere il loro potenziale con la maglia azzurra. Appaiono imbolsiti, spenti, privi di idee e personalità. Nell'Inter invece il loro livello è sempre più alto, anche nelle giornate peggiori.
È una singolarità che non può avere motivazioni esclusivamente tecniche.
La ragione arriva da lontano e riguarda i vertici federali, anche se non scendono in campo.

Supponiamo ad esempio che Conte, Inzaghi e l'ultimo arrivato Chivu avessero affrontato l'avventura all'Inter senza questa dirigenza.
I risultati non sarebbero stati i medesimi e la gestione del gruppo sarebbe stata particolarmente problematica
.
Non è una questione legata unicamente alla campagna acquisti e ad una organizzazione delegata solo all'allenatore ma un lavoro di insieme che permette al club di lavorare in comunione e tenere la squadra sempre al massimo, a prescindere dall'esito.
Il lavoro dei dirigenti è fondamentale, ed è esattamente quello che manca alla Nazionale, legata unicamente alle convocazioni del CT e al lavoro di raccordo di Buffon. 

A molti questa deduzione non piacerà, ma alla fine il calcio migliore e i risultati più entusiasmanti li abbiamo ottenuti con un visionario come Mancini, imperdonabile per come ha gestito il suo addio e il post Europeo, ma capace di trasformare la Nazionale in una squadra vera, con una crescita culminata con un trofeo fuori pronostico e una squadra lontana dall’essere la migliore.
In questo momento siamo orfani di un lavoro d’insieme e un talento che ogni anno si allontana sempre di più, con una colpa enorme che proviene dal metodo e un sistema poco trasparente dei settori giovanili.

L’Inter intanto si avvicina al derby con grande fiducia.
Chi mi legge o ascolta sa che tendo ad ammonire i facili entusiasmi, specie considerando successi dati quasi per scontati e svaniti in modo “tafazzesco”.
L’Inter ha sbagliato tutti gli ultimi derby, non solo per l’approccio. In ogni stracittadina, tra Supercoppa, campionato e coppa Italia ci sono stati errori tattici che hanno valorizzato le qualità del Milan.
Il derby di domenica nasce con la stessa premessa. Allegri è un mestierante e sa di non dover far altro che chiudersi e ripartire. L’Inter gioca con una linea altissima e ricorre a molti più falli rispetto al passato. Domina territorialmente, verticalizza di più ed è efficace.
Il Milan però ha tutto quello che serve per fare il gol e andare in gestione.
Ha vinto gli scontri diretti perché ha delegato il gioco a Napoli e Roma, ha rischiato di vincere con l’Atalanta a Bergamo e la Juve a Torino, mentre ha sofferto quando ha dovuto fare il gioco con Cremonese, Fiorentina, Pisa e Parma. Va sempre in ripartenza, si lascia dominare a tratti e poi colpisce con Leao, Pulisic, Nkunku e Saelemaekers, innescati spesso da un fenomeno come Modric, nonostante la sua veneranda età.
L’Inter non ha le caratteristiche per stare indietro. Sa dominare il gioco, sa soffrire e questa stagione sa anche rubare palla ma sbaglia sempre troppe occasioni e in difesa fa sempre qualche omaggio. Non ha un centrale definito e un portiere al massimo.
Non si tratta di forza ma di caratteristiche e il Milan, in teoria, è la squadra italiana con le peculiarità (difesa, ripartenza e giocatori che saltano l’uomo) per mettere in difficoltà l’Inter.
Chivu non lo ignora ma sembra intenzionato a non rinunciare alle idee che lo hanno portato al primo posto.
Impossibile non dargli fiducia.