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TMW RADIO - Branchini: "Ci aspetta un mercato lungo e ricco di scambi. Alcuni saranno sorprendenti"TUTTO mercato WEB
giovedì 9 aprile 2020, 07:45Altre Notizie
di Dimitri Conti

TMW RADIO - Branchini: "Ci aspetta un mercato lungo e ricco di scambi. Alcuni saranno sorprendenti"

Il noto procuratore sportivo Giovanni Branchini, operatore italiano di lunghissimo corso e di lustro, è intervenuto in diretta su TMW Radio, nel corso della trasmissione Stadio Aperto: "Penso che sia molto difficile dire qualcosa di intelligente sulla ripresa, non conoscendo gli sviluppi né del contagio né anche e soprattutto della ricerca, che nel frattempo prova a trovare risposte e soluzioni. Mi auguro che in Italia la fase peggiore sia superata e si ridimensioni questo incubo, ma la poca conoscenza dei rischi rimane un fattore determinante. Onestamente possiamo auspicare delle soluzioni, ma sono condizionate. Giocare sarebbe bello per tutti, per i calciatori, il sistema, per chi avrebbe lo svago di veder la propria squadra, ma non sappiamo fino in fondo se esiste la possibilità di mettere tutti al riparo da pericoli".

Il calcio italiano non sta un po' tralasciando gli scenari di ripartenza? Le altre leghe stanno organizzando, qui si sembra più litigare.
"Sono rimasto colpito da una frase sentita più volte, anche dal presidente federale che si dimostra preoccupatissimo di una non fine del campionato, e successivi strascichi giuridici dei club che si riterrebbero danneggiati. Da persona e non da addetto ai lavori, mi preoccupa. Mi fa intuire che anche davanti ad una tragedia globale di questa portata, che ci sta costando quasi 20.000 morti, non si riesce ad avere una visione d'insieme non circoscritta ad interessi personali. Speravo e spero ancora che l'esperienza che l'umanità sta vivendo possa portare qualche cambiamento in meglio. Se tutto rimane com'era primo, siamo refrattari di fronte al destino".

Cosa pensa della querelle AIC-Lega sul taglio stipendi?
"Il problema è molto più articolato. La grande delusione, il dispiacere dei calciatori e di noi che li rappresentiamo, è vedere come si cerchi di risolvere in maniera semplicistica il problema, sparacchiando soluzioni banali. Togliere parti di stipendi non richiedeva grandi sforzi o grandi cervelli. I calciatori dal primo momento, oltre a intervenire ognuno nella propria realtà, si sono resi disponibili a sospendere pagamenti e dilatare termini tecnico-legali in cui i club sono obbligati a versare gli stipendi. Sappiamo che possono esserci problemi di liquidità, sono mancati gli incassi, ma da una classe dirigente all'altezza ci si aspetta di avere un quadro definitivo, quando sarà, delle reali spese che il calcio affronterà, del danno economico. E vedere i dirigenti che si stiano muovendo anche in altre situazioni, per costruire ulteriori ipotesi di sostegno economico. Se il calciatore deve essere l'unico a sopperire di fronte a un danno economico mai quantificato sembra semplicistico e qualificante. Oggi abbiamo inviato una mail ai presidenti di FIGC, CONI e Lega ribadendo la disponibilità dei calciatori a contribuire, ma all'interno di un'azione strutturata, basata su dati certi e non ipotesi".

L'emergenza, che da sanitaria diventerà economica, dove deve fare intervenire il calcio italiano?
"Il potere contrattuale ce l'ha la Lega Serie A. Dovrebbe costringere la federazione ad avere atteggiamento fermo ed aggressivo nei confronti delle istituzioni mondiali ed europee, affinché i fondi che hanno nei depositi bancari vengano usati in una situazione di emergenza condivisa da tutti, non ascrivibile a colpe specifiche. La prima cosa da fare è dimostrare che si cerca di recuperare tutto il possibile alla base per ridurre il danno economico. Bisognerebbe dare l'esempio: le linee guida dell'altro giorno non facevano riferimento ai lauti compensi di presidenti e dirigenti, ma solo ai tesserati. Deve esserci una condivisione del problema, e tutti devono fare la loro parte. Ma non solo mettersi una mano in tasca per donare o rinunciare ai compensi. Anche chiedere al legislatore interventi che aiutino la gestione delle società in un momento talmente critico, in cui è evidente che gli equilibri di determinate norme e scadenze di bilancio e civilistiche siano cadute. Chi ha il denaro prodotto dal sistema dovrebbero metterlo a disposizione. Non dare un resoconto dei costi, prendere decisioni affrettate e non rendere edotti di altri sforzi rivolti a sostenere il sistema, per ridurlo alla semplice riduzione dei compensi dei calciatori è stato mal percepito. Ma non cambia lo spirito e la disponibilità a fare la propria parte. Non dimentichiamoci che in questo momento di crisi abbiamo a che fare con società che avevano situazioni delicate anche prima del Covid-19, non è l'unica ragione del dissesto. Nonostante la crisi che colpisce tutti, ci sono club che fanno acquisti per giocatori con clausole a più di 50 o 100 milioni, il mercato è già in movimento nonostante tutto. Far passare il calciatore come un ingrato che se ne approfitta non è corretto".

Si pensa a un ridimensionamento dei valori dei calciatori? E quanto durerà il nuovo mercato?
"Mi avete sentito dire in passato che la posizione di agenti e allenatori, che hanno direttamente a che fare con gli atleti, è contraria ai mercati infiniti e interminabili. Vista però l'eccezionalità della situazione in cui potrebbe esserci ritardo e confusione, con breve lasso di tempo tra la stagione che termina e quella che inizia, potrebbe esserci il periodo di tempo a cavallo delle due competizioni. Verrebbe poi a sparire il mercato di gennaio, e sarebbe una soluzione che mi sento di appoggiare. Sono certo che il valore dei calciatori non diminuirà, magari ci saranno meno operazioni. Chi ha un giocatore che vale molto sa quanto è difficile in questa fase, ma non è impossibile. Dicevo che ci sono affari grossi in corso anche attualmente. Non credo che nessun club svenderà i suoi pezzi migliori, magari i giocatori più importanti saranno venduti tra un anno. Ci potrà essere un grande incremento di scambi, anche di alto livello, per la mancanza di liquidità. Potranno essere anche sorprendenti. Chi avrà la gemma, però, terrà duro e aspetterà il momento giusto".


Concentrare i finali delle competizioni europee in un'unica nazione, è una soluzione percorribile?
"Credo che di fondo ci sia una facilità maggiore, hanno meno gare. Poi c'è un altro aspetto, la certezza che le partite verranno giocate a porte chiuse. Magari si può togliere l'esigenza della doppia partita, giocando in gara unica in un solo campo. Se parliamo di emergenza dobbiamo parlare di soluzioni che non sono perfette, ci si adatta per non scontentare nessuno e portare un risultato accettabile per tutti, ragionevolmente. Dipende molto dallo stato di salute delle aree da cui provengono i club che devono partecipare alle coppe. Se accadesse in una situazione in cui, con le precauzioni del caso, la situazione sanitaria non si rivela preoccupante, sarebbe soluzione più semplice".

Qualche sua idea sui possibili grandi scambi?
"Non è serio fare nomi, ma si lavora a operazioni con nomi importanti. Tempo fa ho detto che nel calcio di oggi, con queste problematiche, scambi clamorosi come sarebbe potuto essere Del Piero-Iniesta 15 anni fa, potrebbero realizzarsi. Porta una serie di benefici alle due squadre e dà ai giocatori la possibilità di un cambiamento a livelli importantissimi. Alla fine c'è sempre la volontà del calciatore, devono sentirsi funzionali. Del Piero e Iniesta sarebbero stati due prodotti del vivaio, con un costo a bilancio pari a 0 ma un valore sportivo pari almeno a 150-200 milioni di euro. Le due squadre così hanno un utile importante, una plusvalenza stra-legittima a bilancio e l'inserimento di un campionissimo al posto di un altro. Sono esempi per dare significato".

C'è il rischio di amplificare la spaccatura tra ricchi e poveri?
"La verità sta nell'equilibrio. Le categorie che generano più utili e introiti, dovrebbero generare un meccanismo di solidarietà per sostenere anche le leghe minori. Altrettanto vero è che non è un obbligo avere una squadra di Lega Pro, la realtà è questa. Deve essere nella visione e capacità di un imprenditore capire se portare avanti un'impresa. Credo che la LND goda di una salute migliore della Lega Pro. Deve esserci sicuramente un ridimensionamento, e questo lo dicono i numeri ma anche gli stessi imprenditori che non riescono a portare avanti il progetto sportivo. Non si può neanche pensare che la Serie A mantenga tutti. L'equilibrio porterà anche a del dolore, con la scomparsa di alcune realtà, ma non vedo come possa andare altrimenti".

Com'è cambiata la sua giornata? Quali immagini l'hanno colpita?
"Ho una mamma di 94 anni e pensare a chi non ha potuto assistere genitori e nonni nel momento più doloroso, quello del trapasso, e neanche accompagnarli al cimitero o in una funzione funebre, è una punizione molto severa. Questo mi ha fatto riflettere. La mia giornata prosegue più o meno come le altre: leggo la stampa sportiva al mattino, mi arrabbio e ricevo qualche telefonata, stamattina un dirigente mi ha chiesto di parlare di certi problemi e c'è stata una chiacchierata molto produttiva. Parlo con i colleghi, temo che la mail di oggi alle autorità però non avrà risposta come quelle degli ultimi anni. Parliamo anche coi ragazzi, che al di là del tempo libero hanno dubbi e preoccupazioni. Negli ultimi 15 giorni è iniziato anche un certo lavoro di mercato... L'unico problema è chiaramente che non si possono incontrare le persone, il contatto umano manca a tutti, pur ingegnandosi su Skype. Ma anche extra-lavoro: ho i miei figli lontani da più di quaranta giorni, è la prima volta da quando sono nati".

Come sta Patrick Cutrone?
"Grazie a Dio non ha avuto paura perché non ha mai avuto problemi respiratori. Immagino che questa colga chi fa fatica a respirare, lui ha avuto solo un po' di mal di gola, tosse, una febbre alta non clamorosa per una settimana. Ora però ha ripreso e scalpita come tutti per ricominciare. Questa infezione lascia anche uno strascico di debolezza, e la ripresa non è dall'oggi al domani, necessita di attenzione e cure in più".