
San Siro, ipotesi prezzo di vendita più basso: critici PD e Verdi
Un consigliere, 'un ulteriore regalo ai fondi speculativi'
(ANSA) - MILANO, 25 AGO - Il prezzo di vendita dello stadio di San Siro da parte del Comune a Inter e Milan potrebbe scendere di circa 30 milioni di euro, passando così dai 197 milioni stabiliti dall'Agenzia delle entrate a 160. Una cifra che, come scrive Repubblica parlando delle ultime fasi dell'accordo tra Comune e club, riguarda le bonifiche e altri costi accessori a cui dovrebbe provvedere l'amministrazione. Un'ipotesi che non piace a quei consiglieri comunali di maggioranza che già sono critici sulla vendita dello stadio ai club e che hanno già espresso il loro voto contrario in Consiglio comunale. La delibera arriverà in aula a settembre. "Davvero sconcerta la notizia secondo cui il Comune sarebbe intenzionato a scalare 30 milioni di euro dai 197 che i fondi immobiliari che controllano Milan e Inter pagheranno per la proprietà di San Siro e delle aree limitrofe - commenta il consigliere Pd Alessandro Giungi -. E che questi 30 milioni, secondo una miope lettura, sarebbero 'dovuti' in quanto la legge sugli stadi pone a carico del Comune i costi di bonifica per la realizzazione di un nuovo impianto". Secondo Giungi infatti "non lo impone nessuno di utilizzare tale normativa", inoltre "se i fondi invece ne chiedono l'applicazione, dovrebbe essere ancora più chiara l'assenza di un qualsivoglia interesse pubblico in tutta l'operazione. E davvero è inutile dire che il ricavato della vendita andrà a finanziare opere di interesse generale, perché se questa fosse la logica allora la dismissione di ogni asset comunale - a prescindere da condizioni e motivazioni - potrebbe portare a fare cassa". Critico anche Carlo Monguzzi dei Verdi. "Ecco la discontinuità: si fa peggio di prima. Ulteriore regalo ai fondi speculativi! Da 197 milioni a 160 - commenta -. Ora San Siro costa meno del Pirellino. È poi offensivo dire che il Consiglio deciderà come spendere i soldi: questo è il ruolo del consiglio comunale, non una concessione del monarca". (ANSA).
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