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Perché Eriksen non è il giocatore che serve all'Inter
Christian Eriksen è sempre più vicino all'Inter. Dopo la cena di ieri tra l'ad nerazzurro Beppe Marotta e il suo agente, Martin Schoots, il centrocampista classe '92 è a un passo dall'approdare alla corte di Antonio Conte. C'è ancora da limare una certa distanza economica col Tottenham, che chiede 20 milioni di euro nonostante il danese sia in scadenza di contratto a fine stagione. Ma Eriksen è davvero il giocatore giusto per rinforzare l'Inter?
Perché no? Perché, se cerchi Arturo Vidal e poi viri su uno come Eriksen, vuol dire che ha cambiato completamente obiettivo. E forse all'Inter servirebbe di più il cileno, capace di dare un contributo in entrambe le fasi di gioco, soprattutto più utile in quella difensiva. Nato come giocatore prettamente offensivo, agli ordini di Pochettino il danese si è evoluto in un centrocampista molto più completo, ma abituato comunque a giocare sulla trequarti, che fosse al centro o alla sinistra. E anche con l'arrivo di Mourinho, che lo ha impiegato più spesso come interno, è sempre stato l'elemento di fantasia, non certo di rottura, della mediana.
Qualche numero. Il confronto con Vidal viene abbastanza naturale, se si considera che i due sono stati i principali (e alternativi) obiettivi della Beneamata in questa sessione di mercato. A livello difensivo, non c'è storia: in questa stagione (neanche una delle sue migliori), il cileno ex Juve è stato impegnato in quasi 11 duelli difensivi a partita, vincendone più della metà. Più del doppio di Eriksen, che non arriva a 5, con una percentuale di successo attorno al 47%. Impietoso il paragone tra i tackle in scivolata (2,13 a partita per Vidal contro gli 0,04 di Eriksen), come pure quello sui duelli aerei (Vidal è protagonista in 4,26 eventi di questo tipo a partita, Eriksen appena 0,71). Per capirsi, e mettere in gioco sia Barella che Brozovic, i due con le statistiche migliori sotto questo punto di vista nell'Inter, entrambi sono molto più vicini ai numeri di Vidal. E comunque nessuno dei due li raggiunge.
Un doppione di Sensi? Il dubbio, con tutte le differenze del caso, è che Eriksen in sostanza possa diventare una versione migliorata e corretta di Stefano Sensi. Almeno, con più esperienza internazionale. Difficile immaginare il danese dare il cambio ai già citati Brozovic e Barella, se non in partite che l'Inter punta a dominare col possesso palla e una predisposizione decisamente offensiva. Considerato l'arrivo di Giroud come vice-Lukaku, Conte non dovrebbe più discostarsi molto dal 3-5-2. A quel punto, i tre in mediana avrebbero compiti precisi: un regista, un incontrista, un giocatore di raccordo con l'attacco. Quest'ultimo è stato il ruolo di Sensi, ben ricoperto dall'ex Sassuolo fino all'infortunio. Ora che è tornato a disposizione, rischia di trovarsi un concorrente niente male in quella posizione. E magari dover arretrare (di nuovo) il suo raggio d'azione.
Perché no? Perché, se cerchi Arturo Vidal e poi viri su uno come Eriksen, vuol dire che ha cambiato completamente obiettivo. E forse all'Inter servirebbe di più il cileno, capace di dare un contributo in entrambe le fasi di gioco, soprattutto più utile in quella difensiva. Nato come giocatore prettamente offensivo, agli ordini di Pochettino il danese si è evoluto in un centrocampista molto più completo, ma abituato comunque a giocare sulla trequarti, che fosse al centro o alla sinistra. E anche con l'arrivo di Mourinho, che lo ha impiegato più spesso come interno, è sempre stato l'elemento di fantasia, non certo di rottura, della mediana.
Qualche numero. Il confronto con Vidal viene abbastanza naturale, se si considera che i due sono stati i principali (e alternativi) obiettivi della Beneamata in questa sessione di mercato. A livello difensivo, non c'è storia: in questa stagione (neanche una delle sue migliori), il cileno ex Juve è stato impegnato in quasi 11 duelli difensivi a partita, vincendone più della metà. Più del doppio di Eriksen, che non arriva a 5, con una percentuale di successo attorno al 47%. Impietoso il paragone tra i tackle in scivolata (2,13 a partita per Vidal contro gli 0,04 di Eriksen), come pure quello sui duelli aerei (Vidal è protagonista in 4,26 eventi di questo tipo a partita, Eriksen appena 0,71). Per capirsi, e mettere in gioco sia Barella che Brozovic, i due con le statistiche migliori sotto questo punto di vista nell'Inter, entrambi sono molto più vicini ai numeri di Vidal. E comunque nessuno dei due li raggiunge.
Un doppione di Sensi? Il dubbio, con tutte le differenze del caso, è che Eriksen in sostanza possa diventare una versione migliorata e corretta di Stefano Sensi. Almeno, con più esperienza internazionale. Difficile immaginare il danese dare il cambio ai già citati Brozovic e Barella, se non in partite che l'Inter punta a dominare col possesso palla e una predisposizione decisamente offensiva. Considerato l'arrivo di Giroud come vice-Lukaku, Conte non dovrebbe più discostarsi molto dal 3-5-2. A quel punto, i tre in mediana avrebbero compiti precisi: un regista, un incontrista, un giocatore di raccordo con l'attacco. Quest'ultimo è stato il ruolo di Sensi, ben ricoperto dall'ex Sassuolo fino all'infortunio. Ora che è tornato a disposizione, rischia di trovarsi un concorrente niente male in quella posizione. E magari dover arretrare (di nuovo) il suo raggio d'azione.
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