
Inter, occasione per la prima mini-fuga. Cessione? La dirigenza è la miglior garanzia
All'improvviso, l'Inter può azzardare la prima mini fuga di questo campionato. Mini, perché battendo l'Empoli i nerazzurri metterebbero "soltanto" tre punti tra sé e il secondo posto. Ma pur sempre fuga, ché mettersi a una vittoria di distanza non è da poco. In entrambi i casi, nulla di decisivo da una parte e dall'altra ma, in una Serie A dove tutte hanno già sbandato anche in maniera preoccupante - mancava solo la Juve - portare a cinque su cinque il proprio percorso netto darebbe un ulteriore segnale di grande solidità alla concorrenza. Oltretutto, servirebbe a dimenticare la prestazione di San Sebastian, pure quella non proprio confortante anche senza aver portato alla sconfitta.
Turnover senza esagerare. Sembra l'idea di Simone Inzaghi, chiamato a gestire una rosa più ampia della scorsa stagione e pure le ambizioni che tutto questo comporta. Tra le certezze, l'esordio da titolare di Davide Frattesi, ma pure la conferma di Benjamin Pavard, che diventerà progressivamente il titolare nel ruolo. Poco male per Matteo Darmian: c'è chi scommette che, prima alternativa in tre/quattro ruoli, alla fine il duttile uomo ovunque di Inzaghi avrà un minutaggio più alto di molti teorici titolari. Serve anche a ricordare che, in stagioni da 50-60 partite, il concetto perde molto di senso. La difficoltà, semmai, sta nell'avere tutti allo stesso livello: all'Anoeta è sembrato piuttosto evidente che non sia andato così.
Cessione in vista? Aumentano, nel frattempo, i rumor sul possibile cambio di mano in proprietà. Steven Zhang di mollare l'Inter non è mai sembrato troppo convinto, allo stesso tempo è anche vero che rifinanziare il debito con Oaktree, in presenza di un'offerta addirittura superiore alla richiesta, sfuggirebbe a qualsiasi logica di mercato. Argomento delicato, tanto più che il processo decisionale si svolge tra Cina, Medio Oriente e Stati Uniti. I temi, semmai, sono altri due. Il primo: se è vero che la cessione potrebbe risolvere alcune incertezze strutturali dell'Inter di oggi, chi si aspetta l'ingresso in una nuova era da El Dorado ha fatto male i suoi conti. Gli esempi sono lampanti: la Juve ci ha provato e sta ristrutturando, il Milan ha finanziato il mercato sulla cessione del proprio simbolo futuro, la Roma da tre anni lavora a saldo zero. Insomma: cambia la stabilità, ma il quadro economico complessivo resta quello. Il secondo: dopo aver fatto miracoli di ingegneria mercatara e non solo, la miglior garanzia dell'Inter resta l'attuale dirigenza. Marotta, Ausilio e Baccin hanno costruito squadre competitive lavorando in clamorose difficoltà. Vi si aggiunga Inzaghi - il cui exploit europeo è alla base dell'improvviso rialzo nelle quotazioni dell'Inter - e il quadro tecnico resta chiaro: può cambiare la proprietà ma meglio di così, nei vertici, sarebbe complicato trovare. E quindi giusto confermare a prescindere.
Turnover senza esagerare. Sembra l'idea di Simone Inzaghi, chiamato a gestire una rosa più ampia della scorsa stagione e pure le ambizioni che tutto questo comporta. Tra le certezze, l'esordio da titolare di Davide Frattesi, ma pure la conferma di Benjamin Pavard, che diventerà progressivamente il titolare nel ruolo. Poco male per Matteo Darmian: c'è chi scommette che, prima alternativa in tre/quattro ruoli, alla fine il duttile uomo ovunque di Inzaghi avrà un minutaggio più alto di molti teorici titolari. Serve anche a ricordare che, in stagioni da 50-60 partite, il concetto perde molto di senso. La difficoltà, semmai, sta nell'avere tutti allo stesso livello: all'Anoeta è sembrato piuttosto evidente che non sia andato così.
Cessione in vista? Aumentano, nel frattempo, i rumor sul possibile cambio di mano in proprietà. Steven Zhang di mollare l'Inter non è mai sembrato troppo convinto, allo stesso tempo è anche vero che rifinanziare il debito con Oaktree, in presenza di un'offerta addirittura superiore alla richiesta, sfuggirebbe a qualsiasi logica di mercato. Argomento delicato, tanto più che il processo decisionale si svolge tra Cina, Medio Oriente e Stati Uniti. I temi, semmai, sono altri due. Il primo: se è vero che la cessione potrebbe risolvere alcune incertezze strutturali dell'Inter di oggi, chi si aspetta l'ingresso in una nuova era da El Dorado ha fatto male i suoi conti. Gli esempi sono lampanti: la Juve ci ha provato e sta ristrutturando, il Milan ha finanziato il mercato sulla cessione del proprio simbolo futuro, la Roma da tre anni lavora a saldo zero. Insomma: cambia la stabilità, ma il quadro economico complessivo resta quello. Il secondo: dopo aver fatto miracoli di ingegneria mercatara e non solo, la miglior garanzia dell'Inter resta l'attuale dirigenza. Marotta, Ausilio e Baccin hanno costruito squadre competitive lavorando in clamorose difficoltà. Vi si aggiunga Inzaghi - il cui exploit europeo è alla base dell'improvviso rialzo nelle quotazioni dell'Inter - e il quadro tecnico resta chiaro: può cambiare la proprietà ma meglio di così, nei vertici, sarebbe complicato trovare. E quindi giusto confermare a prescindere.
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