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La curva imperfetta di una Juve che abbocca alle provocazioni
Oggi alle 09:07Editoriale
di Antonio Paolino
per Bianconeranews.it

La curva imperfetta di una Juve che abbocca alle provocazioni

All'Olimpico un pareggio che sta stretto ma sul quale restano tanti interrogativi

Un pareggio, un altro, un altro ancora, con in mezzo anche l'unica sconfitta della gestione Tudor, per un totale di appena 3 punti nelle ultime 4 trasferte. Il passo che avrebbe dovuto ritrovare la Juventus - dopo il cambio in panchina - non c'è stato, tanto da consegnare il proprio destino nelle mani della Roma, in campo questa sera a Bergamo a 2 giornate dal termine del campionato. Incertezza in vetta dopo la frenata casalinga del Napoli, ma anche alle spalle dell'Atalanta per quel posto Champions che nessuno riesce a blindare con le proprie forze. La Juve non ne ha più e tra infortuni, squalifiche e imperfezioni dura poco più di una frazione di gioco. Il resto lo fanno quello che resta dell'orgoglio e alcune decisioni arbitrali che finiscono per spremere la tenuta nervosa di una squadra incapace nel non lasciarsi trascinare nella trappola delle provocazioni. La Lazio, in questo, è testa di serie e gli episodi della partita dell'Olimpico ne sono la dimostrazione. Lamentele continue, falli e sceneggiate, col chiaro intento di spostare l'attenzione sul Var quando anche l'arbitro tentava di soprassedere alle piccole/grandi furbate utili solo per buttarla in caciara. Ma si sa che se la Var ti chiama... l'esito è quasi scontato. Soprattutto se le immagini non chiariscono a dovere l'accaduto e magari con inquadrature con troppa profondità e poca definizione.

Cartellini “rossini” – Ormai il calcio è finito. Il calcio inteso come gioco anche di contatto, di duelli e agonismo fisico. Nessun tentativo di giustificare niente e nessuno, ma in Italia stanno riuscendo a rovinare per davvero quel poco di passione che ancora fermenta nei cuori dei tifosi. Non andrebbe derubricato nessun fallo, ma letto e interpretato come davvero si dovrebbe e come fanno da altre parti, tipo in Inghilterra. Yldiz contro il Monza (che colpisce l'avversario sul volto) e Kalulu con la Lazio (che lo colpisce alle spalle), vengono catalogati entrambi come condotta violenta, quando invece si dovrebbe prima di tutto decifrare il vero gesto intenzionale che genera un danno all'avversario, magari interrompendogli la possibilità di portare a termine la partita in esame. A Roma i bianconeri pagano il gesto, o meglio il fallo, di Kalulu al pari di quello di Yldiz. Assurdo. Ma il vero problema è che ormai i giocatori si buttano per terra e sperano nel Var, e quest'ultimo spesso li premia. In Inghilterra episodi del genere non li avrebbero presi nemmeno in considerazione (cit. Capello). Così come spesso accade nei contrasti aerei quando con le braccia (larghe) si cerca in modo “naturale” di stabilizzare il proprio equilibrio, e non di far male all'avversario. I falli “cattivi” e “violenti” si riconoscono a occhio nudo nelle intenzioni e nelle modalità, ma forse anche dal colore delle maglie di chi sta in piedi e chi rotola a terra. E dove servirebbe punire l'uno e l'altro anche solo con un “giallo” come forma preventiva.