C'è stato un tempo in cui gli Elkann valutavano la cessione della Juventus
Nei circoli dell'alta finanza, a febbraio del 2024, si parlava di due possibili cessioni societarie. L'Inter che passava di mano non era nemmeno quotata, al netto di quanto uscito sui giornali, perché Oaktree non avrebbe mai dato un prolungamento della scadenza del prestito, mentre la stessa Suning non aveva i soldi poer rimborsarli. Così la prima era quella del Milan, perché RedBird viaggiava in alto e basso, ma con la sensazione di arrivare a dama dopo il nuovo stadio (vedremo). Poi quella della Juventus, perché il buco economico poteva far pensare agli Elkann - ed Exor - di alienarsi l'azienda più "vecchia" della proprietà. O quasi.
Così gli Elkann valutavano. Ma una valutazione era difficile da dare, perché è meglio alienarsi un bene quando sta andando perfettamente - con grandi utili - invece di quando è in rosso. Poi chiaro, con una cura dimagrante anche la Juventus potrebbe essere in utile, ma poi i risultati sportivi potrebbero rischiare di andare a ramengo. Fare calcio è molto più complicato che un'azienda normale, perché puoi fare tutte le cose per bene ma non arrivare comunque a certe situazioni.
Così la sensazione è che Tether non sia un compratore visto di ottimo occhio. Può essere un partner strategico, ma gli è stato precluso anche l'aumento di capitale dei mesi scorsi. Elkann ha ribadito: "La Juve fa parte della mia famiglia da 102 anni, fa parte nel vero senso della parola perché nel corso di un secolo 4 generazioni l'hanno ingrandita, resa forte, accudita nei momenti difficili e festeggiata nei tanti momenti felici. Ma non solo. La Juve fa parte di una famiglia molto, molto più grande. La famiglia bianconera. Fatta di milioni di tifosi in Italia e nel mondo, che amano la Juve come si amano le persone care. Proprio pensando a questa passione, a questa storia di amore che ci unisce da oltre un secolo, come famiglia continuiamo a sostenere la nostra squadra e guardare al futuro per costruire una Juve vincente. La Juventus, la nostra storia, i nostri valori, non sono in vendita".
In realtà tutto è in vendita. O, sicuramente, lo è stato due anni fa. Da qui in poi non saranno le parole a delimitare il recinto, bensì solo le azioni.






