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All or nothing: la settimana che deciderà il futuro di Andrea Pirlo e della Juventus
Il titolo ufficiale è All or Nothing: Juventus. Ma per ampi tratti della stagione sarebbe suonato più calzante Juventus ’Til I Die. Si tratta della serie firmata Amazon che ripercorrerà l’annata dei bianconeri, l’unica delle ultime dieci che i tifosi non vorrebbero rivivere. Come accaduto qualche tempo fa con il club inglese (in quel caso la produzione firmata Netflix), l’idea di partenza era quella di narrare un trionfo. In quel caso, la rinascita del Sunderland e la promozione dalla Championship alla Premier League. Per la Juve, la vittoria del decimo scudetto consecutivo. Ai Black Cats andò malissimo: quel che doveva essere un successo diventò un dramma, la retrocessione in League One. A livello televisivo, un gioiello: alla banalità dell'apoteosi si sostituì l’epica del disastro. Cosa racconterà All or Nothing della Juventus, lo deciderà la settimana che inizia oggi. Non si toccheranno quelle vette, perché ovviamente la Vecchia Signora non rischia tanto. Ma le prossime due partite stabiliranno se ci sarà comunque un lieto fine, o se andrà quasi tutto a rotoli.
Una finale e un finale. Le tappe sono due: l’Atalanta mercoledì e il Bologna domenica. La finale di Coppa Italia e l’ultima giornata di campionato. Al Mapei, la Juve sarà padrona del proprio destino: di mezzo, per carità, c’è la Dea, la formazione più in forma del campionato. Ma la differenza tra vincere o perdere la scriveranno anche Cristiano Ronaldo & Co. Con i rossoblù, la premessa è che la vittoria non è scontata. Non può esserlo, per quanto i ragazzi di Mihajlovic non avranno più alcunché da chiedere al proprio campionato, in una stagione nella quale la Juve ha perso il treno tra Crotone e Benevento, Fiorentina e Verona. E poi ci sarà da tenere un occhio su altri campi, perché al Dall’Ara i bianconeri si sono messi nella peggior condizione possibile, quella di dipendere dagli altri. Anche se ora c’è speranza.
Si decide il futuro di Andrea Pirlo. E della Juventus. Il tecnico è lì, in panchina. Non proprio saldo, ma neanche spacciato. Ha vinto un trofeo, pur secondario, e mercoledì potrebbe metterne in bacheca un altro. Se vincere non è mai facile, farlo al primo anno è riuscito a pochi: nel caso della Coppa Italia, per citarne uno, un certo Roberto Mancini. Poi il pareggio del Milan col Cagliari gli ha dato uno spiraglio, neanche tanto piccolo, per chiudere al quarto posto. Sarebbe una delusione, ma non un fallimento. E a quel punto si potrebbe rilanciare, anche se è stata un’annata fatta di sbandate ed errori, l’idea che sia giusto difendere la scelta fatta un’estate fa, a un prezzo che si era messo in conto. Dato che la scelta l’ha fatta il presidente Agnelli, non è uno scenario del tutto da escludere. Più che la Coppa Italia, sarà il quarto posto a decidere. Per lui, ma anche per la Juve. Senza Champions, le finanze già traballanti del club riceverebbero un bel colpo. Fare tabula rasa potrebbe anche essere un bene per la Juventus del futuro, ma non sarebbe facile: per dirne una, non è che i giocatori con un ingaggio più pesante del loro rendimento vadano via facilmente solo perché non è arrivata la qualificazione. Senza Champions, quella rivoluzione (piccola o grande), che a Madama servirà comunque, dovrebbe avvenire con una manovra da lacrime e sangue, per citare il governo Monti. Meglio portarla avanti col cuscinetto dei milioni dell’Europa che conta, e il fascino della Champions da poter mettere sul piatto per progettare il domani. È una settimana che deciderà in che direzione e con quali modalità si spiegherà il futuro della Juve. Da All or Nothing, appunto.
Una finale e un finale. Le tappe sono due: l’Atalanta mercoledì e il Bologna domenica. La finale di Coppa Italia e l’ultima giornata di campionato. Al Mapei, la Juve sarà padrona del proprio destino: di mezzo, per carità, c’è la Dea, la formazione più in forma del campionato. Ma la differenza tra vincere o perdere la scriveranno anche Cristiano Ronaldo & Co. Con i rossoblù, la premessa è che la vittoria non è scontata. Non può esserlo, per quanto i ragazzi di Mihajlovic non avranno più alcunché da chiedere al proprio campionato, in una stagione nella quale la Juve ha perso il treno tra Crotone e Benevento, Fiorentina e Verona. E poi ci sarà da tenere un occhio su altri campi, perché al Dall’Ara i bianconeri si sono messi nella peggior condizione possibile, quella di dipendere dagli altri. Anche se ora c’è speranza.
Si decide il futuro di Andrea Pirlo. E della Juventus. Il tecnico è lì, in panchina. Non proprio saldo, ma neanche spacciato. Ha vinto un trofeo, pur secondario, e mercoledì potrebbe metterne in bacheca un altro. Se vincere non è mai facile, farlo al primo anno è riuscito a pochi: nel caso della Coppa Italia, per citarne uno, un certo Roberto Mancini. Poi il pareggio del Milan col Cagliari gli ha dato uno spiraglio, neanche tanto piccolo, per chiudere al quarto posto. Sarebbe una delusione, ma non un fallimento. E a quel punto si potrebbe rilanciare, anche se è stata un’annata fatta di sbandate ed errori, l’idea che sia giusto difendere la scelta fatta un’estate fa, a un prezzo che si era messo in conto. Dato che la scelta l’ha fatta il presidente Agnelli, non è uno scenario del tutto da escludere. Più che la Coppa Italia, sarà il quarto posto a decidere. Per lui, ma anche per la Juve. Senza Champions, le finanze già traballanti del club riceverebbero un bel colpo. Fare tabula rasa potrebbe anche essere un bene per la Juventus del futuro, ma non sarebbe facile: per dirne una, non è che i giocatori con un ingaggio più pesante del loro rendimento vadano via facilmente solo perché non è arrivata la qualificazione. Senza Champions, quella rivoluzione (piccola o grande), che a Madama servirà comunque, dovrebbe avvenire con una manovra da lacrime e sangue, per citare il governo Monti. Meglio portarla avanti col cuscinetto dei milioni dell’Europa che conta, e il fascino della Champions da poter mettere sul piatto per progettare il domani. È una settimana che deciderà in che direzione e con quali modalità si spiegherà il futuro della Juve. Da All or Nothing, appunto.
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