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Giorgio Perinetti: "Il VAR è un male necessario. Quello sperimentato in C è un passo avanti"TUTTO mercato WEB
© foto di FEDERICO SERRA
Oggi alle 20:04Serie C
di Tommaso Maschio

Giorgio Perinetti: "Il VAR è un male necessario. Quello sperimentato in C è un passo avanti"

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L’esperto dirigente Giorgio Perinetti, oggi in Serie D all'Athletic Palermo, ha parlato ai microfoni di TMW Radio nel corso dell'appuntamento serale con la trasmissione A Tuttaa C soffermandosi inizialmente sul Football Video Support per poi virare su altri temi della terza serie. Iniziamo da una delle novità di questo campionato: l'ingresso della tecnologia, il cosiddetto "VAR a chiamata" di Serie C. Da uomo di campo, si sta convincendo questo primo esperimento? “Direi che, facendo una premessa, io ritengo il VAR un male necessario e non la panacea di tutti i mali. Detto questo, è sicuramente un'innovazione intelligente che sta dando interessanti spunti. Il protocollo, sulle esperienze di quest'anno, potrà essere rivisto, perché già abbiamo visto qualche strumentalizzazione di questa possibilità, qualche furbizia intelligente. In generale, sicuramente dà la possibilità alle squadre di Lega Pro di avere delle opportunità quando si sentono trascurate dall'interpretazione arbitrale. Quindi, tutto sommato, è assolutamente positivo. È chiaro che le cose si fanno e poi si possono migliorare con l'esperienza”. Spesso si fa grande polemica su come viene gestito questo strumento, ma ci si dimentica che la Serie C è una palestra dove crescono anche gli arbitri. Lei cosa ne pensa? “No, l'innovazione è giusta ed è giusto che sia testata nelle serie minori, con tutto il rispetto. Si dà alle squadre uno strumento di giustizia, di riparazione per errori evidenti. Sono esperimenti che vanno testati. Io credo che con la presidenza Marani abbiamo avuto una grande innovazione epocale: tutte le partite riprese dalla televisione. Questo ha portato grande visibilità e interesse sul mondo della Lega Pro, ma anche un senso di deterrenza verso certi episodi che prima restavano nell'ombra. Oggi, grazie alle telecamere, c'è un campionato molto più regolare, corretto e giusto. Questa del "VAR a chiamata" è certamente un passo avanti. Poi, è chiaro, si può fare qualche variazione al protocollo per evitare equivoci o strumentalizzazioni sbagliate”. Parliamo di un'altra novità: l'Union Brescia (ex Ferralpi Salò). È rimasto sorpreso dall'inizio di stagione così veemente della formazione di Diana, considerando i tanti cambiamenti estivi? “Certo, il vecchio Feralpi o il nuovo Brescia... Il presidente Pasini ha sempre investito con altezza e generosità nella sua squadra. Oggi chiaramente ha una responsabilità ancora maggiore, con tutto il rispetto per il Salò. Chiamarsi Union Brescia significa avere un palcoscenico di primaria importanza e un pubblico in crescita esponenziale. Logicamente, le responsabilità sono anche di più. Il girone A è tosto, ci sono squadre importanti come il Vicenza, ma il Brescia ha tutte le credenziali, sia come società che come squadra, per arrivare fino in fondo e giocarsela”. La sua ricetta per cercare di evitare nuovi casi come Rimini, Triestina, Taranto? È una domanda difficile, ma come si possono prevenire questi problemi societari? “Io credo che le leghe, la Lega Pro e la FIGC, hanno cercato di imporre dei rimedi. Però è anche vero che oggi contestualizzare e verificare la solidità e la sostenibilità delle varie proprietà non è facilissimo. Non c'è un istituto particolare di vigilanza come potrebbero avere altre istituzioni. È molto complicato, da sempre. Si sta cercando di mettere paletti utili, ma la sorpresa può sempre capitare perché magari si risponde bene alle prime richieste, ma durante la stagione avvengono criticità che portano a queste discrepanze. Non è un argomento di facile soluzione. Bisogna fare sempre di più per limitare queste situazioni, il calcio deve avere una precisione di sistema e regole condivise che siano strumento di deterrenza”. Un'occhiata al Girone C, che propone piazze caldissime come Benevento, Salernitana e Catania. Da questo trittico uscirà la promozione diretta? “Per quanto sta evidenziando il campionato, sembrano queste le squadre. Già in partenza veniva data questa griglia e il campionato sta confermando. È un campionato combattuto e tosto, dove bisogna avere forza fino alla fine. Chiaramente sono squadre ben costruite e molto forti, che poi si confrontano con Crotone, Cerignola e altre che certamente hanno molto da dire. Però queste sono le più accreditate. È un campionato tutto da seguire, con componenti agonistiche e colori tecnici importanti. È difficile un pronostico, ma sono tre squadre attrezzatissime per il salto di categoria”. Un'ultima domanda veloce. La sua esperienza con l'Atletico Palermo ha sorpreso un po' tutti. Che motivazioni ci sono alla base di questo progetto, della seconda squadra della città? “A parte il dispiacere per l'addio ad Avellino, dove credo di aver costruito molto più di quello che mi è stato riconosciuto, io avevo bisogno, dopo tanti anni, di terminare la mia carriera da dove l'avevo cominciata. Ho cominciato nel settore giovanile, cercando di costruire, formare e creare situazioni che fossero il fuoco della mia passione e contribuissero alla crescita di giovani. Queste situazioni le ho ritrovate nell'Atletico Palermo. Sono contento di questo impegno, che mi permette di coltivare la passione e di contribuire, in minima parte, a trasferire le mie esperienze a giovani che hanno voglia di affermarsi in un percorso alternativo a quello di club più grandi – non in competizione con il Palermo – ma comunque un percorso di formazione per un possibile arrivo a scenari migliori”.