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Lazio, Luis Alberto si racconta: "La testa è l'80% del calciatore. Ecco come furono i miei inizi..."TUTTO mercato WEB
© foto di Insidefoto/Image Sport
martedì 7 luglio 2020, 11:50News
di Elena Bravetti
per Lalaziosiamonoi.it
fonte Lalaziosiamonoi.it

Lazio, Luis Alberto si racconta: "La testa è l'80% del calciatore. Ecco come furono i miei inizi..."

In un'intervista a France Football, Luis Alberto è tornato a parlare degli inizi della sua carriera: "Giocavo davanti al negozio di mia madre".

In un'intervista rilasciata a France Football, Luis Alberto si è raccontato, svelando qualche episodio relativo agli inizi della sua carriera“Quando ero molto giovane, giocavo spesso a palla da solo. Sono stato fortunato ad avere qualcuno che mi ha visto e ha parlato con mia madre in modo da poter far parte di una squadra locale. Nel mio paese, all'epoca, non esisteva una scuola di calcio, quindi questa persona mi ha aiutato. Sono andato a Jerez, a circa 30 chilometri da casa mia. Avevo 8 anni. Mi hanno dato una palla in modo che potessi fare alcune azioni. Ero abituato a giocare da solo tutto il giorno davanti al piccolo negozio dove lavorava la mamma! (ride, ndr). È così che è iniziato tutto".

IL NUMERO DIECI - "Ci viene chiesto di trovare cose e spazi che gli altri non possono fare o addirittura vedere. Il nostro ruolo, ottenere due secondi d'anticipo per creare una situazione e fuorviare la lettura dell'avversario. La cosa più importante è il momento d'anticipo per trovare uno squilibrio nella squadra avversaria e trarne vantaggio. Quindi, è una questione di scelta: avanzare, passare, orientare... Questo è ciò che è più complicato in questo ruolo. Come regista, giochiamo di più con la testa che con i piedi. Per un motivo molto semplice: molto spesso siamo più lenti degli altri. È anche una questione di raccolta di informazioni e occhi".

UNA QUESTIONE DI TESTA - "La testa è l'80% del calciatore. Se la tua testa è libera e pensi solo a ciò che devi fare, ti aiuta a un punto che non puoi immaginare. È il 70-80% del nostro gioco e se aggiungi conoscenza, concentrazione, desiderio di diventare più forte, è questo tutto ciò che ci dà fiducia e conforto. Questo è quello che mi è mancato nei momenti difficili del mio viaggio".