
Lotito prima vota le regole, poi le vorrebbe cambiare. Ma la Lazio ha una sola competizione
Claudio Lotito ieri ha fatto fuoco e fiamme. Ha criticato aspramente l'indice di liquidità, perché considera solamente il breve termine, bloccandogli il mercato. Ha tirato delle frecciatine all'attuale management - che non ha scelto lui ma che stima, bontà sua - ma anche a diverse altre società che hanno debiti per centinaia di milioni. Non ha torto del tutto, perché ci sono club, anche nella stessa città, che sopravvivono grazie al fatto che ci sia qualcuno che li mette di tasca sua e che ripiana i debiti. Oppure - in altre città - non lo fa, accendendo un bond e mettendo come pegno la società, perdendola. Oppure ancora che ripiana anno dopo anno più per una storia di famiglia.
Lotito ha votato l'attuale legge, a fine 2023. La FIGC ne utilizzerà un'altra dall'inizio di questa stagione, 1 luglio, ma la fotografia che fa fede era al 30 marzo. Dice anche che c'è stato uno sbaglio, un errore, una svista. Che essenzialmente non è giusto. Effettivamente sembra qualcosa di esagerato, considerando i conti della Lazio nei confronti degli altri. Però c'è una legge - votata da lui stesso peraltro - che ora vorrebbe cambiare quasi ad personam, dicendo che gli altri fanno peggio di lui. Non l'esempio migliore in questi casi.
C'è un solo modo per sbloccare la situazione: mettere i soldi di tasca propria. Non è dato sapere quanto abbia guadagnato Lotito - e le sue aziende - in questi 21 anni grazie alla Lazio. E nessuno vuole contargli i soldi, almeno non qui. Però in una società, alle volte, serve un'iniezione di denaro fresco. La Lazio ha una sola competizione, introiti ridotti al minimo e, in caso di cessioni, non potrebbe nemmeno sostituire chi ha venduto. A questo punto meglio lasciare la rosa così e, a gennaio, si vedrà. Sperando nelle capacità di Sarri che con un solo obiettivo (due con la Coppa Italia) può concentrarsi al meglio.
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