Menu Serie ASerie BSerie CCalcio EsteroFormazioniCalendariScommessePronostici
Eventi LiveCalciomercato H24MobileNetworkRedazioneContatti
Canali Serie A atalantabolognacagliaricomocremonesefiorentinagenoahellas veronainterjuventuslazioleccemilannapoliparmapisaromasassuolotorinoudinese
Canali altre squadre ascoliavellinobaribeneventobresciacasertanacesenafrosinonelatinalivornonocerinapalermoperugiapescarapordenonepotenzaregginasalernitanasampdoriasassuoloturris
Altri canali mondiale per clubserie bserie cchampions leaguefantacalciopodcaststatistiche
tmw / lazio / Serie A
La protesi peniena, la 'barricata' a Formello, lo scontro con Lotito: tutte le verità di Juan BernabéTUTTO mercato WEB
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport
Oggi alle 09:30Serie A
di Niccolò Righi

La protesi peniena, la 'barricata' a Formello, lo scontro con Lotito: tutte le verità di Juan Bernabé

All'Olimpico dalla scorsa giornata una nuova aquila vola prima delle partite della Lazio. Si tratta di Flaminia, la quale ha preso il posto di Olimpia, rapace appartenuto all'ex falconiere del club Juan Bernabé, licenziato a gennaio dello scorso anno dopo che quest'ultimo aveva diffuso un video sui propri account social post operazione di protesi peniena. Oggi, a distanza di quasi un anno, Bernabé ha parlato in esclusiva ai microfoni di TuttoMercatoWeb. Com’è nato il suo percorso alla Lazio? “Ho dedicato 15 anni della mia vita ai biancocelesti, lasciando la mia casa per trasferirmi in Italia. Tutto nacque da un regalo che io volli fare nel 2010 ad un amico che oggi non c’è più, il giornalista tifoso della Lazio Andrea Pesciarelli. Lavoravo come falconiere al Benfica e un giorno Pesciarelli vide il volo dell’aquila nella splendida cornice del Da Luz sulle note di ‘Con te partirò’. Quella performance lo fece talmente tanto emozionare e allora gli proposi di fare la stessa cosa all’Olimpico. Lui mi diede il contatto dell’allora team manager Maurizio Manzini e io venni a Roma a spese mie: solo per fare un regalo ad un amico. A Lotito la cosa piacque e mi propose di restare e mi fece un contratto. Solo che i pagamenti non li rispettava mai: mi pagava a mesi alterni e mai quanto avevamo pattuito. Lui è uno che ti dice ‘o ti fai andar bene questi o ti faccio causa’: questa è la sua forma di negoziato”. Cosa ne pensa della nuova aquila, Flaminia, che dalla scorsa giornata vola all’Olimpico? “Non mi stupisce che dopo aver cacciato me e Olimpia (l’aquila di Juan Bernabe, ndr), Claudio Lotito abbia trovato una nuova aquila e un nuovo falconiere. Lui è uno che gode nel vedere il dolore altrui. È una persona legata ai soldi, che parla di concetti come la ‘lazialità’… tutte cazz**e. Lui la ‘lazialità’ è la cosa che ha meno curato nel corso di questi anni. Tutti dentro al club sanno che per lui la Lazio è solo una fonte di ingresso economico. Pertanto per lui che ci sia Olimpia o Flaminia non fa alcuna differenza. Ai tifosi invece si: in migliaia mi hanno scritto messaggi di vicinanza. Per me e per tanti tifosi Olimpia resterà sempre la vera aquila della Lazio, potranno cambiarne ventimila, nessuna occuperà il suo posto”. Lo conosce il nuovo falconiere Giacomo Garruto? C’è già polemica per alcuni suoi vecchi post in cui scriveva ‘Forza Milan, Lazio me**a’… “Nel 2014 conobbi il padre, Franco Garruto, perché lui e la sua famiglia avevano un parco con una decina di rapaci che non volavano. Io mi offrì di dargli una mano. Divenni molto amico dell’altro figlio, fratello di Giacomo, Lorenzo. Lui era un vero appassionato di falconeria e io gli insegnai questo lavoro. Per questo motivo anche in questo caso Lotito ha preso in giro la tifoseria: non è vero che Giacomo ha alle spalle venti anni di esperienza. Entrambi iniziarono nel 2014 grazie a me. Il post su Facebook? Quando arrivavo al parco dove lavorava, Giacomo Garruto mi vedeva e iniziava a cantare ‘Lazio me*a; Lazio me*a’, tanto che fui costretto anche a dire a sua madre di farlo smettere perché, in quanto rappresentante della Lazio, se fossero spuntati video di lui che cantava quei cori davanti a me, mi avrebbe messo in difficoltà. Adesso questa persona lavora alla Lazio, e io, solo per aver messo il video di un’operazione medica sul mio profilo Instagram che ai tempi era pure privato, sono stato trattato da depravato…”. Si è mai pentito di aver pubblicato quel video che le costò il lavoro? “Chiesi scusa se qualcuno si era offeso, ma non mi pento di averlo pubblicato. Il problema è che l’Italia ha una cultura chiusa, bigotta. In Brasile o in Giappone le feste in cui si celebra la nudità sono normali, qui sono inammissibili. Io sono cresciuto in una famiglia naturista, per me un corpo nudo non fa scandalo e non pensavo di creare tutto questo scalpore con il mio video, che era di carattere scientifico al termine di un’operazione. Claudio Lotito ha completamente decontestualizzato quel post: ha iniziato a dire che la Lazio non era Cicciolina (ex pornostar, ndr). Vorrei ricordare al Presidente che Cicciolina - che considero un esempio di libertà - ha occupato lo stesso banco in Senato che ora occupa lui… Mi ha fatto passare per un depravato ma io sono una persona cresciuta in un seminario, che in gioventù ha sempre lavorato. Ho due figli e dei valori morali molto solidi. Detto ciò, io nella mia vita voglio fare quello che mi pare. Oggi ho creato un profilo su Onlyfans proprio per questo: per dimostrare che sono libero di vivere come pare a me, senza che nessuno mi debba giudicare. Quando il video venne fuori io lo chiamai subito e mi scusai per quanto successo. Lotito mi disse che non era arrabbiato con me, ma con l’urologo, che secondo lui mi aveva sfruttato in quanto persona pubblica per farsi pubblicità. Io gli risposi che l’urologo non c’entrava nulla, allora Lotito ha iniziato a parlarmi di codice etico. Ma come può un uomo come lui parlare di etica? Lui che non rispetta nessuno e che dorme in Senato? Credetemi, se lui fuori si comporta male, in “casa” è anche peggio”. Può dirci cosa successe davvero qualche mese fa con l’occupazione della casa a Formello? “Come detto ho vissuto alla Lazio per 15 anni, occupando quella stanza che era casa mia. Io pagavo per quella stanza, non me l’ha regalata nessuno. Era un mio diritto rimanere lì, anche perché dopo l’operazione il dottore mi diede trenta giorni di convalescenza. Lotito mi mandò la Digos dopo soli due giorni dall’operazione per cacciarmi via come se fossi un delinquente. Quando arrivarono feci fatica ad alzarmi da letto per aprire la porta da quanto stavo male. Non era vero che mi ero ‘barricato’ come qualcuno scrisse, dimostrai agli uomini della Digos che avevo un certificato di malattia e che lo avevo mandato alla società. Anche in quel caso ci fu malafede perché furono loro a dirmi che sarei potuto rimanere lì finché il mio stato di salute non fosse migliorato. Per me da parte di Lotito e della Lazio ci fu della gelosia…”. Cosa intende? “Quando c’erano degli eventi io ero amato, lui no. Questo creò gelosia che si ripercosse su diversi ambiti. Come mai la parte marketing del club non ha mai fatto un pupazzo, una sciarpa o un gadget che rappresentasse Olimpia? Non hanno mai fatto niente. La verità è che mi volevano fuori dalla Lazio e hanno sfruttato la foto del pene fuori dalla sala operatoria per cacciarmi”. Ma la Lazio la segue ancora? “Io sarò sempre laziale. Ho rappresentato quel club e lo tiferò fino alla morte, a prescindere da tutto. Auguro il meglio alla Lazio, e quindi le auguro di essere ceduta quanto prima possibile da Claudio Lotito. Lui in questi 23 anni non ha fatto nulla per la squadra, che vive non grazia al suo Presidente, ma grazie ai suoi tifosi. Il blocco del mercato? Non è una novità. Lotito si crede il ’Santo Padre’, è uno che ti telefona alle 01:00 della notte per caz***e e per le cose importanti non si preoccupa. Fa tutto il contrario di quello che gli chiedono i suoi tifosi: sembra una guerra interna. Si burla dei suoi tifosi e crea un ambiente tossico intorno alla Lazio”. Le manca il mondo del calcio? “Dipende. C’è una cosa che non mi piace del mondo del calcio, ossia la sua ingratitudine. Le persone devono pensare che i calciatori sono prima di tutto ragazzi, che non vanno applauditi il giorno in cui le cose vanno bene e insultarli il giorno seguente”. C’è qualche aneddoto che può raccontarci, in conclusione? “Ho avuto la fortuna di vivere dentro al centro sportivo della Lazio e di accompagnare tanti ragazzi nella loro crescita. Felipe Anderson prima di allenarsi veniva da me e mi guardava suonare la chitarra. Compravo da mangiare a Strakosha, Keita Balde quando arrivarono a Roma perché non avevano niente. Io con i ragazzi mi sono sempre posto come un padre. Ho avuto rapporto con tantissimi allenatori tra Benfica e Lazio: Camacho, Trapattoni, Koeman, Quique Sanchez Flores, Fernando Santos, Jorge Jesus, Reja, Pioli, Petkovic, Inzaghi, Sarri. Di tutti loro il Trap era il più interessante. Era il nonno di tutta la squadra, al Benfica creò un ambiente bellissimo. Altri aneddoti che mi porterò sempre nel cuore fu l’abbraccio che diedi a Maradona o quando mi inginocchiai davanti a Eusebio. Ho vissuto momenti molto belli con il calcio”.