Cremonese, Nicola: "Lecce in A da 4 anni, se guardiamo la storia siamo in svantaggio con tutti"
Davide Nicola, allenatore della Cremonese, ha presentato in conferenza stampa la prossima di campionato con il Lecce, come riportato dai canali ufficiali del club grigiorosso: “Noi abbiamo un percorso che deve portarci a conquistare un determinato numero di punti per l’obiettivo che vogliamo e da questo punto di visita non c’è giorno della settimana in cui non pensiamo a cercare di ottenerlo nel migliore dei modi. Sfidiamo una squadra che lotta per il nostro obiettivo, le difficoltà rispetto ad altre partite sono diverse: diventano complicate, c’è grande attenzione e fisicità oltre all’accortezza di muoversi nel modo giusto e costruirsi la partita strada facendo. Al di là di questo, la nostra identità non deve mai cambiare: bisogna sempre riconoscere le abilità dell’avversario per cercare di imitarlo ed esprimere noi stessi”.
Nelle ultime gare sono rientrati diversi elementi. Quanto conta avere alternative e scelte in tutti i reparti? Come si è allenata la squadra dopo il successo di Bologna?
“In un campionato che dura 10 mesi ci saranno sempre momenti in cui ci saranno più soluzioni e altre in cui saranno meno. Non mi concentrerei tanto su questo, quanto sulla capacità che dobbiamo avere nel portare sullo stesso piano di convinzione e condizione tutti i giocatori, facendoli sentire parti in causa per il nostro obiettivo e sfruttare le loro qualità. Avere più opzioni aiuta anche a partita in corso, per mantenere l’intensità ed essere ancora più competitivi. La squadra sta lavorando con grandissima dedizione, io non parlo mai per frasi fatte: arrivare da una vittoria non fa preparare le squadre in maniera diversa, il nostro percorso è ciclico, un concatenarsi di causa ed effetto. Noi siamo sempre lì, a cercare di migliorare noi stessi in modo maniacale: non ragioniamo per singolo risultato, sappiamo che è la somma di ogni singolo gesto e allenamento fatto al massimo che ti porta dove vuoi arrivare. Abbiamo ancora ampi margini di miglioramento, ci sono cose che stiamo già facendo bene e avversari che cambiano ogni settimana. Nella preparazione della partite mettiamo sempre grande entusiasmo, e in più cerchiamo di creare grande empatia con il nostro pubblico, perché sarà fondamentale fino alla fine”.
La strategia adottata con il Bologna, frutto del vostro studio, ha dato ottimi risultati. Come affronterete il Lecce, che lascerà meno spazi rispetto ai felsinei?
“Lo studio dell’avversario è reciproco, e serve a conoscerne le caratteristiche sia di gruppo che individuali. Quello che conta capire è che nella partita ci saranno momenti in cui la linea sarà alta, bassa, con più aggressività o meno… La conoscenza serve soprattutto a limitare gli avversari, ma noi ragioniamo sempre allo stesso modo e la nostra identità è cihiara. Forse in certe partite riusciamo ad applicarla meglio, ma l’importante è essere convinti di ciò che stiamo facendo, consapevoli che non sono una vittoria o una sconfitta a cambiare le considerazioni su di noi. Questo toglie profondità di analisi e non porta ad analizzare davvero il lavoro svolto: in campo c’è sempre applicazione, grandissimo rispetto e umiltà oltre a dedizione e voglia di esprimersi. Ci stiamo allenando su noi stessi anche riguardo alle emozioni, che sono allenabili tanto quanto il fisico: non vogliamo essere più o meno capaci in base al risultato. Sappiamo che raggiungere qualcosa facendo fatica rappresenta il massimo del godimento, perché dimostra che impegno e dedizione ti portano poi a raggiungere qualcosa. Vogliamo conquistarci tutto in campo e ragioneremo così di partita in partita. Quella di domani è una partita speciale per un altro motivo importante, è iniziata una campagna che ci permette di parlare di quanto sia fondamentale avere attenzione nei piccoli gesti e condividerlo attraverso la propria gente che viene allo stadio. Credo sia un modo per dimostrare che tutti noi facciamo le cose con grande serietà”.
Il Lecce ha costruito la sua classifica soprattutto negli scontri diretti…
“Loro sono al quarto anno consecutivo in Serie A, se paragoniamo la storia della Cremonese saremmo in svantaggio con chiunque: siamo al primo anno, vogliamo raggiungere il nostro obiettivo e costruire il nostro percorso. Il Lecce è abituato agli scontri diretti, ha una storia recente di tre salvezze consecutive e sappiamo perfettamente che è competitivo e in grado di metterci in difficoltà. Ma sappiamo altrettanto bene che quanto abbiamo conquistato oggi è frutto di grande abnegazione e non è scontato, ma abbiamo altro da dimostrare. Partite come quelle con Lecce, Pisa, Genoa, Parma… Sono tutte partite contro squadre che lottano per il nostro obiettivo e permettono di togliere punti importanti alle altre, ma il nostro focus è sul conquistare attraverso l’organizzazione, le idee e il sacrificio. Vogliamo sfruttare questa partita per veicolare i giusti messaggi e far vedere che per noi il sacrificio è un privilegio”.
La vittoria di Bologna è stata raccontata in maniera piuttosto epica. Considerazioni del genere rischiano di fare male al gruppo squadra o ne cementifica la consapevolezza?
“Nel calcio ci sono una marea di luoghi comuni e frasi fatte che stanno dietro alla partita del momento, e ritengo che non solo non spieghino nulla, ma tolgano proprio profondità di analisi: quando si vince possono esserci comunque delle cose fatte male che però non si pagano, così come delle cose fatte bene quando si perde. È il percorso che si sceglie a contare, l’attivazione mentale che si fa per capire dove si vuole arrivare e cosa serve per arrivare lì. L’unica cosa che dobbiamo sapere è che non dev’esserci un giorno in cui non lavoreremo forte. Il fatto stesso di sapere che quello fatto sin qui è apprezzato sicuramente è motivo di soddisfazione, ma non è nulla rispetto a quanto c’è ancora da fare. Quando il nostro pubblico vede che, a prescindere dal risultato, facciamo di tutto per raggiungere il nostro obiettivo e gratificarli, questo è importante. Onestamente non perdo il tempo in altre cose”.
Sin dal suo rientro in campo, Barbieri sta facendo vedere grandi cose…
“Sta facendo il suo percorso, ha potenzialità importantissime al pari dei suoi compagni e per permettergli di esprimerle c’è bisogno di tre cose: grande fame da parte sua, la capacità dell’allenatore di dedicargli tempo e occasioni e infine l’ambiente in cui cresce e vive. Noi abbiamo la fortuna di stare in un contesto che ha grande attenzione per la crescita delle presone, si vede anche nell’ambito della città e non solo in quello societario. Per me è fondamentale che i giocatori capiscano che questo è un ambiente nel quale possono maturare e migliorare. Nessuno gli darà qualcosa in più se non pensano di fare dei sacrifici: non esistono scorciatoie”.
Nell’azione del 3-1 di Vardy si sono viste diverse caratteristiche tipiche della Cremo. La crescita del gruppo passa anche dalla consapevolezza?
“A livello organizzativo è l’allenatore che dev’essere bravo ad esprimere la propria idea di gioco. Spesso diamo importanza all’allenatore, che forse ce l’ha solo in alcune fasi chiave della stagione. E’ una sorta di unitas multiplex, parte tutto dall’applicazione dei giocatori: io posso solo aprirmi, condividere e fare notare ciò su cui si può migliorare. Stiamo affrontando un miglioramento fatto di dettagli, che richiede tanti sforzi e nasce dalla percezione dei giocatori, dalla capacità di scelta di un individuo… Tutto continuamente migliorabile, ma per esserlo va fatto più e più volte. Per questo ogni partita è fondamentale per capire se le strade sono acquisite con la giusta consapevolezza. Non si finisce mai di volersi migliorare, ed è giusto così”.
In questi mesi ha parlato di equilibrio, coraggio, organizzazione, spensieratezza. Ora qual è il tema più ricorrente?
“In questo momento è importante far capire ai miei ragazzi che le emozioni si allenano come il fisico. Non dobbiamo prestare attenzione a come parlano di noi, ma avere un’idea fissa in testa: quella per la quale lavoriamo ogni giorno. Ogni avversario porterà le sue qualità e comporterà adattamenti diversi, ma l’unico modo per dimostrare quello che fai è allenarti ogni giorno, in ogni singola cosa che fai. La partita è la verifica, la valorizzazione del lavoro fatto in settimana, il processo diviso in micro obiettivi per arrivare a quello più grande… Se si mettono le giuste emozioni e il giusto equilibrio si può esprimere sé stessi e farsi strada verso il proprio obiettivo. Io voglio occuparmi dell’espressione della mia squadra e di ciò che posso dimostrare a chi viene a vedere la partita: entrare in campo e pensare che chi ci guarda possa emozionarsi è già emozionante di per sé. L’emozione è un segnale talmente importante che trovare l’equilibrio e impiegarla bene ti porta ad un miglioramento”.
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