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Theo Hernandez come Bale, Rebic come Rebic, il talismano Ibra e le mosse di PioliTUTTO mercato WEB
martedì 21 gennaio 2020, 00:00Editoriale
di Alberto Cerruti
per Milannews.it

Theo Hernandez come Bale, Rebic come Rebic, il talismano Ibra e le mosse di Pioli

Tutto è bene ciò che finisce bene e il Milan non poteva finire meglio contro l’Udinese. Se il buon girone di ritorno si vede dalla prima vittoria, come il brutto girone di andata si è visto dalla prima sconfitta a Udine, Romagnoli e compagni possono sperare di essere sulla strada giusta. Se davvero sarà giusta la strada, lo sapremo alla fine del campionato perché l’entusiasmo, sempre moltiplicato quando la vittoria arriva all’ultimo secondo, non deve far dimenticare le sofferenze con cui domenica sono arrivati i tre punti. Chiudete gli occhi e immaginate non la classifica, ma i giudizi che avrebbero accompagnato il 2-2, tra l’altro il punteggio più giusto ricordando le tante palle-gol fallite dalla squadra di Gotti. Alla fine, però, nel calcio vince chi sfrutta meglio le occasioni e quindi è giusto riconoscere i meriti dei rossoneri che hanno cercato fino all’ultimo secondo, appunto, i tre punti. E quando si parla di meriti bisogna incominciare da Theo Hernandez, sicuramente il migliore dei sei acquisti dell’ultima estate. Il suo gol di potenza e precisione, quinto in campionato, è la conferma delle sue qualità, ancora più straordinarie se si pensa che ha l’etichetta di difensore e come tale è stato preso per sostituire sulla fascia sinistra lo svizzero Rodriguez, non a caso già partito da Milanello. Proprio la sua propensione ad attaccare, partendo dalla metà campo rossonera, o meglio ancora da quella avversaria, ci convince sempre di più che Hernandez è sprecato e spesso a disagio in fase di copertura nella sua fascia. Ormai, infatti, è maturo per fare il mediano o addirittura l’attaccante, trasformandosi tatticamente come Bale, nato come terzino sinistro nel Tottenham con una famosa tripletta contro l’Inter in Champions, ma poi stabilmente attaccante nel Real Madrid e nella nazionale gallese. In prospettiva, quindi, il Milan dovrà cercare un difensore vero e così Pioli potrà avanzare Hernandez sfruttando ancora di più la sua progressione e la sua facilità di inquadrare la porta.

Mentre Hernandez è una piacevolissima conferma, Rebic è una piacevolissima riscoperta perché il croato fin qui sembrava un oggetto misterioso, in partenza o quasi. Invece, improvvisamente, Rebic è entrato in campo nella ripresa al posto di Bovantura, ha firmato il gol del pareggio con una bella girata e soprattutto quello della vittoria con un perfetto diagonale. A questo punto, quindi, può essere un’arma in più per il girone di ritorno, perché bisognava sorprendersi prima quando non ingranava, non adesso che Rebic è tornato Rebic, il giocatore vicecampione del mondo con la Croazia. Complimenti a lui, quindi, e a Pioli che ha avuto il merito di recuperarlo psicologicamente e poi di mandarlo in campo in un momento difficile della partita e del campionato del Milan. Adesso servono le conferme, per lui, per tutta la squadra in generale e per Ibrahimovic in particolare. Per la verità, alla sua terza presenza con la ritrovata maglia rossonera, prima da titolare a San Siro, lo svedese non ha brillato come nelle due gare precedenti. La sua presenza, però, è servita per trascinare i compagni e siccome non è giusto chiedergli gol in tutte le partite, è già importante e beneagurante il fatto che da quando è arrivato lui il Milan ha vinto tre partite su quattro, due consecutive in campionato, contro il Cagliari e l’Udinese, più quella in coppa Italia contro la Spal. E siccome nel calcio sono tutti scaramantici, meglio avere un portafortuna, tra l’altro forte e carismatico come Ibrahimovic, che rimpiangere di non averlo mai preso. Anche se, proprio ripensando all’effetto-Ibra, il vero rimpianto è non averlo fatto tornare un anno fa, quando Gattuso lo chiese invano.