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L'anticipo di Galli - La Roma capolista per scuotere un Milan in difficoltàTUTTO mercato WEB
Oggi alle 00:00Editoriale
di Filippo Galli
per Milannews.it

L'anticipo di Galli - La Roma capolista per scuotere un Milan in difficoltà

Il Milan rallenta. Raggiunta la vetta della classifica con la vittoria in rimonta contro la Fiorentina, non è andato oltre i due punti complessivi nelle successive gare con Pisa e Atalanta. Due pareggi diversi, non solo perché ottenuti contro squadre con valori differenti.

Sette giorni fa i rossoneri hanno affrontato il Pisa, fanalino di coda, strappando un pareggio nei minuti finali grazie al goal di Athekame, lo stesso giocatore resosi colpevole, qualche minuto prima, di non aver seguito il taglio di Nzola involatosi verso la porta rossonera: da cui era scaturito il facile controllo e tiro dell’attaccante angolano, con Maignan battuto e Pisa in vantaggio per 2-1. Un peccato figlio della giovane età (Athekame, ricordiamolo, è del dicembre 2004) e della scarsa dimestichezza con la “Scala del calcio”. In ogni caso, le ragioni della mancata vittoria vanno ricercate altrove e non in un singolo episodio. Dove?

Proviamo a capirlo insieme.

Nella prima frazione di gioco dopo essere passati in vantaggio al 7° minuto con Leao, il Milan ha cominciato a “masticare” calcio in modo lezioso. Rafa è stato l’unico a provare a dare una scossa, prova ne siano i numerosi falli subiti, in modo sistematico e un po’ irritante. Anche Saelemaekers ci ha provato, ma è mancato il guizzo vincente: l’occasione che si è creato e che ha poi fallito all’ultimo secondo è lo specchio della sua partita. Insomma, il Milan ha comandato il gioco ma non ha mostrato l’energia necessaria el’indispensabile lucidità. Modric ha commesso alcuni errori tecnici che non gli appartengono, Fofana ha svolto il compitino e da Ricci, ancora timido, non ci si poteva aspettare di più se non una partita diligente. Il Pisa ha trovato così terreno fertile per mostrare coraggio e mettere in difficoltà una squadra compassata, compiaciuta dell’esiguo vantaggio. Ci siamo ritrovati sotto di un goal. Mister Allegri aveva fatto due cambi dieci minuti prima, gli unici, di fatto, che potevano incidere sulla partita. 

Al contrario, il pareggio con l’Atalanta è a mio avviso un punto guadagnato, malgrado fossimo – anche qui – passati molto presto (troppo presto?) in vantaggio. Troppo più dinamica l’Atalanta con e senza palla. La pressione continua su un Modric, probabilmente stanco, che ha commesso qualche errore davvero inusuale, ha tolto la principale fonte di gioco al Milan. La squadra si è abbassata oltremodo, un po’ per la spinta dell’Atalanta e un po’ per quella mancanza di energia fisica e mentale cui ho già accennato. Probabilmente se l’avessimo affrontata a campo aperto, la formazione di Juric ci avrebbe travolti visto quanto è successo in alcuni frangenti della partita con l’impianto difensivo della squadra destrutturato. Occorre inoltre notare come abbia fatto di nuovo capolino la disattenzione difensiva, in particolare di Tomori, in occasione del pareggio atalantino, che ha lasciato ricevere e calciare Lookman nel cuore dell’area di rigore nonostante ci fossero cinque rossoneri (ancorché in maglia bianca) contro uno e il disperato tentativo di recupero di Gabbia. Un segnale che deve preoccupare quanto basta.

Non possiamo non affrontare il tema della rosa. Vero è che Max stesso l’ha voluta corta, per non avere scontenti in tribuna: ma forse, col senno di poi, sarebbe stato necessario integrarla con un paio di giocatori di livello in più. La sosta per le Nazionali, infatti, ci ha restituito diversi giocatori infortunati, su tutti Pulisic e Rabiot a cui si è aggiunto Loftus-Cheek (rientrato bene con l’Atalanta: speriamo che regga) a cui, forse ce lo siamo dimenticati, dobbiamo aggiungere il lungodegente Jashari, pur sempre il nostro secondo acquisto più costoso. Non è stato pertanto possibile attuare un turnover per garantire il necessario recupero ai nostri centrocampisti e, in particolare, al quarantenne Modric, determinando una generale flessione nel rendimento 

A ciò si aggiunga la latitanza dal punto di vista realizzativo di Gimenez. Il messicano sembra essere il maggior avversario di sé stesso. Peraltro Mister Allegri non gli ha fatto mancare il necessario sostegno e la necessaria fiducia. Il Bebote, lavora per la squadra, si muove bene, abbassa la linea difensiva avversaria per creare spazio ai compagni, in particolare per Leao, ma continua non trovare la via del goal. Una lacuna che a medio e lungo termine potrebbe incidere negativamente dal punto di vista della classifica. Anche Nkunku, pur avendo avuto meno occasioni a disposizione, non ha ancora dimostrato di meritare una maglia da titolare e non ha chiarito quale sia la posizione nella quale rende al meglio: è una punta? Una seconda punta? Un esterno? Lo capiremo. Il principale compito di Allegri sarà proprio quello di trovare la soluzione migliore per dare maggiore incisività all’attacco finora troppo Leao dipendente e al tempo stesso di ritrovare quella solidità difensiva che aveva caratterizzato l’avvio di stagione, dopo il passo falso con la Cremonese: la quota di 25 gol subiti, alla quale secondo Max si vince lo scudetto, si sta avvicinando un po’ troppo velocemente e pesano in particolare i due gol del Pisa.

Diciamoci la verità: non sarà facile rimediare nell’immediato, considerando il turno infrasettimanale, l’infermeria ancora piena (nel momento in cui scriviamo si profila un attacco Loftus-Nkunku) e l’arrivo di una Roma pimpante, attuale capolista. Di contro, proprio l’aria di big match potrebbe risvegliare l’orgoglio e la concentrazione dei nostri ragazzi. In ogni caso, ripeto quanto ho sempre detto: i processi di crescita non sono lineari, subiscono momenti di regressione o di stasi e poi ripartono con la disponibilità e la presa in carico di responsabilità da parte di tutti. La complessità del momento, e non solo, non si risolve con la bacchetta magica ma con l’abilità di chi, come il nostro tecnico, sa vedere ordine dove tutti vedono caos.