Milan, Scaroni: "Bilancio sano imprescindibile. Poi bisogna avere l'allenatore giusto..."
Paolo Scaroni, presidente del Milan, ha parlato a margine del Consiglio d'Amministrazione del club rossonero.
Un commento al bilancio.
"Vi dico, senza riassumere tutto, tre cose importanti. La prima cosa è che abbiamo chiuso per il terzo anno consecutivo un bilancio in attivo, dopo che da 17 anni il Milan non chiudeva un risultato in utile. Lo considero un risultato brillante. Se io escludo diritti tv e player trading tutto il resto è aumento da 90 milioni nel 2019 a 240 milioni in quest esercizio. Tutto quello che è al di fuori da diritti tv e player trading è triplicato: un qualcosa di spettacolare, che mi dà fiducia per il futuro. Entro certi limiti prescindono dai nostri risultati sportivi: ci permettono di passare anni tristi come questo che stiamo vivendo senza Champions League. Nel Player trading abbiamo incassato negli ultimi 4 anni 62 milioni. L'Inter e il Napoli ne hanno incassati di più. Che vuol dire? Che abbiamo bisogno meno di altri club di vendere giocatori per far quadrare il bilancio. È un po' meno vero per il bilancio che si è appena concluso, perché la vendita di Reijnders ci ha dato una grande plusvalenza".
Perché il tifoso deve essere contento se la sua squadra vince anche nei conti?
"In sintesi perché per partecipare al mercato, per finanziare le squadre e tutto quello che noi facciamo abbiamo bisogno di soldi. Ne abbiamo bisogno in senso assoluto perché nessuno ha voglia di investire in una società in perdita permanente, e ne abbiamo bisogno perché è la UEFA a chiederlo. Avere dei bilanci sani è la conditio sine qua non per avere risultati sportivi di qualità. Poi bisogna fare le scelte giuste, avere l'allenatore giusto... Il punto di partenza è di sicuro avere bilanci positivi, e su questo c'è la grande attenzione di Giorgio Furlani che si occupa di entrambe le cose".
Si tornerà in rosso senza la Champions League di quest'anno?
"Ci poniamo ancora l'obiettivo di un risultato economico soddisfacente. Certamente non avere la Champions League rende il nostro obiettivo come una salita faticosa. Conto sul fatto che ci vengano idee che ci facciano quantomeno avvicinare al quarto risultato utile consecutivo".
Giocare in Australia quanto può incidere?
"Non è che andiamo, ammesso che ci andiamo, a Perth per ragioni economiche. L'utile di questa operazione è scarsissimo, di qualche milione, non ci cambia il risultato dell'esercizio. Ci andiamo per internazionalizzare la Serie A. Se mi chiede qual è il problema numero della Serie A dico che è la vendita dei diritti tv fuori dall'Italia. La Serie A li vende a 200 milioni, la Premier League a 2 miliardi. Come si fa a guadagnare posizioni su questo terreno? Può essere anche fare queste operazioni come andare a giocare a Perth che ha una comunità di italo-asutraliani importanti: pensiamo che possa promuovere il Milan in Australia. Questa è la ragione, non perché guadagniamo 1 o 2 milioni in più. Ed è questa la ragione perché i nostri colleghi di Serie A hanno dato l'ok".
Un commento sul rogito di questa mattina per San Siro?
"Se lei allude a quell'ANSA che ho letto sono astranomicamente lontani da una tempesta, siamo ad un venticello. Siamo di fronte ad un cittadino che si lamenta perché la procedura di gara non è stata di sua soddisfazione. La Procura deve indagare se questo si basa su fatti concreti o meno. La mia preoccupazione è nulla. Oggi abbiamo messo una prima pietra, ma l'iter per arrivare allo stadio completo sarà lungo. Avremo tanti ostacoli, avremo tante salutone da fare. Noi siamo tutti convinti, anche i milanesi: è un'operazione che va fatta per la nostra città. Chi si oppone troverà meno supporto di quello che avrebbre trovato 4-5 anni fa. Gli Europei in Germania hanno convinto che gli stadi moderni sono un'altra cosa, quindi la nostalgia è stata messa un po' da parte di fronte al desiderio di avere stadi moderni ed efficienti come abbiamo visto in TV".
Alla luce della mancata partecipazione alle coppe è previsto l'intervento dell'azionista?
"Per il momento non si prevede niente. Faremo tutto quello che possiamo per avere un risultato soddisfacente. Teniamo sotto controllo l'indebitamento, non prevediamo nessun intervento da parte dell'azionista".
Ricavi da record, ma "drogati" dalle plusvalenze di Reijnders e Kalulu. Il player trading continua ad essere una leva per tenere i ricavi alti. I tifosi quindi non hanno più diritto ad affezionarsi a grandi campioni? Oppure si possono evitare cessioni dolorose?
"Noi consideraimo il player trading un fatto normale. Vogliamo sempre avere accesso ad un mercato sia per le cessioni che per gli acquisti. Ho citato delle cifre prime, noi normalmente utilizziamo molto meno il player trading nei nostri competitors. Per quanto riguardo i tifosi che si affezionano ci affezioniamo anche noi, ma alla fine l'obiettivo è sempre quello: creare una squadra forte, che vinca, in un contesto economico equilibrato. Di fronte questo obiettivo siamo pronti a prendere le decisioni necessarie".
Come saranno gli ultimi anni di San Siro funzionante ed il cantiere per il nuovo stadio? Ci saranno variazioni su capienza, metro, passaggio?
"È un po' presto per darle una risposta completa alla domanda. Certamente noi pensiamo che per quanto riguarda l'infrastrutture che servono San Siro, quindi la metro, non cambi niente. Mi aspetto che la capienza del Meazza continui come quella di oggi. Cercheremo di costruire il nuovo stadio arrecando il minor danno possibile alla città, ai vicini e a noi stessi. Sarà una convivenza che durerà un paio di anni, una convivenza che cercheremo di rendere compatibile con tutte le esigenze che avremo".
Nel bilancio si parla di un'indagine FIGC per una tardiva comunicazione. È una riorganizzazione della catena controllo?
"È una multa per un ritardo di comunicazione. All'interno della nostra catena di controllo è entrato un nuovo fondista ma che purtroppo ci è arrivato in ritardo. Spiegare ai nostri azionisti americani tutte le nostre esigenze della FIGC non è semplice, quindi purtroppo è arrivata una multa secca da 10mila euro. È stata una cosa fastidiosa ma così è stato. RedBird non è di proprietà di Cardinale, Cardinale è il fondatore di RedBird che gestisce denaro degli investitori. Lui rappresenta questi investitori. Stiamo parlando semplicemente di un fondo che ha portato del denaro al fondo RedBird che verrà comunque gestito da Gerry Cardinale. È il meccanismo tipico. Nessun cambiamento per quanto riguarda il controllo del Milan, zero".
È possibile un ritorno di Galliani in società?
"Per il momento non ho nessuna novità. Anche io ho letto di queste ipotesi che hanno preso corpo quando è stato venduto il Monza. Galliani è un grande amico del Milan, l'ho visto anche nella partita contro la Roma. Sicuramente non entra nel Consiglio del Milan. Se poi il nostro azionista RedBird vorrà trovargli un ruolo ci informerà, ma al momento non abbiamo informazioni".
Massimo Calvelli è entrato nel CdA del Milan?
"Massimo Calvelli è CEO International RedBird e Operating Partner di RedBird Capital Partener. Ha una posizione importante in RedBird, nella parte che opera nel settore sport. È entrato oggi nel COnsiglio del Milan. È un uomo di sport. Viene dall'ATP, è stato a Londra in un certo numero di anni. È un uomo di sport. RedBird ha ritenuto che potesse dare un valore particolare. Avere un italiano nell'ambito sportivo lo valutiamo con un impatto altamente positivo".
Sul tifo a San Siro...
"Le dico come ho vissuto questa vicenda che ci portiamo dietro da un anno. Per noi il Milan è iniziata con la vicende Lucci, con il processo a questo signore che mi sembra sia in carcere ora. Io stesso ho appreso che nelle nostre curve non si faceva solo tifo e canti ma si facevano anche attività illegali. Noi non vogliamo nella maniera più assoluta che questo avvenga. Questa azione della Procura di Milano ha causato attività e preoccupazioni, ma considero che sia un'attività positiva. Il tifo è ripartito ma le nostre curve si sono liberate da persone che non devono usare il loro ruolo per compiere atti illegali. Abbiamo passato un periodo difficile ma siamo grato di quello che abbiamo potuto fare per mettere ordine nella nostra tifoseria".
Ora con succede con l'area acquistata a San Donato? Non le dispiace non aver fatto uno stadio solo di proprietà del Milan?
"Volendo guardare il bicchiere mezzo pieno io credo che questa nostra iniziativa su San Donato ha giocato un ruolo anche per accelerare su San Siro. Il fatto che il Club avesse un'alternativa concreta è stata un campanello d'allarme per la Municipalità di Milano. Sto parlando del bicchiere mezzo pieno: ha giocato un ruolo positivo. Noi siamo andati molto avanti su San Donato e siamo arrivati alla determinazione che uno stadio nuovo, bello, moderno ed europeo faceva fatica a trovare una giustificazione economica nel farlo solo per il Milan. Per la seconda domanda: sì, ci sarebbe piaciuto ma alla fine abbiamo vissuto insieme all'Inter per tanti anni e le cose sono sempre andate molto bene. È una convivenza che è stata di sucesso. Dal punto di vista organizzativo, lasciando perdere la rivalità in campo, noi siamo due club molto simili: quello che va bene a noi va bene anche a loro. Questa somiglianza rende la convivenza relativamente semplice: ce l'abbiamo da 70 anni e non abbiamo mai avuto un problema".
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