
Chiariello: “Si vince e si fa la storia o sarà una delle giornate più dolorose di sempre!”
Il giornalista Umberto Chiariello, ai microfoni di CRC, radio partner della SSC Napoli, è intervenuto con il suo punto: “Faccio fatica a un giorno dalla partita che può decidere il quarto scudetto del Napoli ad esprimere qualunque opinione. Si parla del futuro di Conte, si parla del nuovo allenatore del Napoli, del mercato che sarà, dello stadio, del centro sportivo, tutti i temi che francamente oggi non mi va di affrontare in nessun modo. La mia testa è unicamente e solo alla partita di domani sera.
Attenzione però. Perché siamo tutti così tesi? Non mi dite che avete paura del Cagliari. Non è così. Come me, tutti voi avete paura del Napoli. L'ansia che ci rode e che vi rode deriva dalle condizioni del Napoli. Si era detto, dopo la sconfitta dell'Inter con la Roma, che il Napoli, che aveva pareggiato a Bologna, aveva tre partite da vincere giocandosi un bonus di un pareggio. Questa era la narrazione di tutti, generale. Riprendo il calendario. Il Napoli vince a Lecce mentre l'Inter batte il Verona, ma nella giornata precedente, la quindicesima, l'Inter perde in casa con la Roma e il Napoli batte il Torino e lo sorpassa.
Turno successivo, pericolo Lecce. Il Napoli vince, la Gazzetta titola ‘Napoli, è tuo’, già l’ha assegnato. Incurante che mancano ancora tre partite. Il Napoli ha un jolly da giocarsi. Deve fare tre vittorie, ma può farne due e un pareggio e sarebbe campione ugualmente. Contro il Genoa dei ragazzini e delle riserve, spreca il jolly. Due volte in vantaggio, due volte raggiunto. Il discorso scudetto si riapre. Perché alla penultima, l'Inter ospita una squadra motivata e in lotta Champions come la Lazio.
Il Napoli va a Parma, che è su un campo ostico, dove il Parma aveva fermato anche l'Inter, di rimonta, e che si giocava alla salvezza. Il Napoli ripareggia, facendosi scavalcare dall'Inter, che ha di nuovo ricucito lo scudetto sul petto, salvo strapparselo improvvidamente all'ottantanovesimo con un rigore netto per fallo di mano di Bisseck, lo stesso che aveva sbloccato la partita a suo favore. Insomma, lo scudetto se l’e strappato dalla maglia all'Inter. Era campione d'Italia di nuovo.
Il Napoli si era, tra virgolette, suicidato a Parma, non riuscendo a vincere. Poi c'è l'episodio del rigore su Neres, dato, poi tolto. Possiamo parlare da qui all'eternità, tanto voi siete convinti che era giusto dare il rigore. Io penso che l’arbitro non abbia sbagliato a revocare la decisione, ma non me ne frega niente se siamo d'accordo o non siamo d'accordo. C’è che il Napoli ha usufruito del, tra virgolette, suicidio sportivo dell'Inter.
E ora deve fare il suo sforzo. Certo non può aspettarsi ancora una volta che l'Inter ci aiuti e che ci porti in carrozza al titolo, come l'avversario che scorta il vincitore e non lo sorpassa mai. Ma a Como, otto vittorie su nove partite, non è facile per l'Inter. Perché fa turnover, perché c'è la Champions qui nella testa ormai a giorni, perché pensa che lo Scudetto l'abbia perso, che ormai è andato. Sono cose che incidono. E se finissero un’altra volta con due pareggi? Alla quota 80 non si è mai vinto lo Scudetto.
L'unica squadra che ha vinto lo Scudetto con 79 punti è l'Inter, ma quello è lo Scudetto di cartone, però. Perché a vincere quello Scudetto fu la Juventus a 91 punti, ma fu squalificata nel 2005. Giustamente squalificata per Calciopoli, Moggiopoli, chiamatela come mi pare, ma l'Inter con lo Scudetto di cartone non doveva vederselo assegnato. Sul campo nessuna ha vinto con 80 punti lo Scudetto. Nessuna. Il campionato di 20 squadre. Sarebbe la quota più bassa di sempre da quando dal 2004 il campionato è tornato a venti squadre.
Ci accompagnerà l'Inter? Per cui faremo un altro finale palpitante in attesa con la Radiolina, del sapere se da Como il risultato rimane sul pari? E andremo a difendere nel finale lo 0 a 0? Rifaremo quello che abbiamo visto a Parma? Io lo trovo di una perversione unica. Significa mettere a durissima prova le coronarie dei tifosi azzurri. Poi, per carità, non è che la festa dopo sia meno bella, non è che perché tu non hai battuto i Cagliari ma hai vinto lo Scudetto sei meno contento. Certo, non hai dato una prova di forza, non sei stato degno di una squadra che vince lo Scudetto, ma poi alla fine l’hai vinto, è quello che conta. Sarebbe da schizzinosi stupidi pensare che alzare il quarto titolo nella storia, due in tre anni, dopo un decimo posto, con un allenatore che ti ha cambiato da così a così, e sminuire tutto questo è veramente ingiusto. Ma c'è un modo per lenire tanta sofferenza, quella di prendere questo Cagliari che mancherà di alcuni titolari importanti per turnover, scelta di Nicola, l'allenatore deve dare spazio a chi non ne ha avuto, la salvezza acquisita, festeggiamenti e quant'altro, scendere in campo.
Non dico dargli tre palloni ma ripetere la partita col Torino. Gol nei primi venti minuti, raddoppio prima della fine del primo tempo e ripresa in serenità. Poi fai il terzo o non lo fai non cambia niente. Questo sarebbe il modo per chiudere bene la stagione. Ma c'è una via crucis che possiamo affrontare, di fronte alla quale dobbiamo essere preparati. Quella di andare a sbattere sul muro del Cagliari perché il Napoli da un po' di tempo a questa parte va a sbattere spesso sul muro degli avversari.
Il Napoli ha fatto 10 pareggi, 23 vittorie, 4 sconfitte, che è nella norma. Le 23 vittorie sono tante, ma 10 pareggi e la squadra non sta bene. Ecco perché noi abbiamo l'ansia, ma non per il Cagliari e neanche per l'imponderabilità del calcio. Il problema è semplicemente questo, che il Napoli per mille motivi, gli infortuni, la condizione fisica di molti giocatori, non sta in piedi. Gioca male. E non perché è colpa del tecnico, io non intendo dargli minimamente colpe in questa fase, ha tanti di quei meriti che se anche qualche rilievo si può fare a lui qualche partita l’ha sbagliata, sì per me quella lì col Genoa la sbagliata. In un anno può sbagliare una partita anche l'allenatore? Sì, ci può stare. E poi non è che se per me l’ha sbagliata l'ha sbagliata, è solo il mio giudizio. È un mio parere. Resta un lavoro straordinario di lui e di tutto il suo staff. Nessuno escluso. Perché hanno lavorato da professionisti esemplari, seriamente, sgobbando, dandosi da fare, lavorando anche nei momenti difficili.
Ricordiamoci che il Napoli ha perso tutta la fascia sinistra a un certo punto, completamente. Nel girone di ritorno non ha potuto contare su due pilastri fondamentali come Neres, che aveva preso il sostituto di Kvara e di Buongiorno. Ha perso anche il sostituto di Buongiorno che si è rivelato molto valido come Juan Jesús, sul quale avevamo tutti tante remore e che è Lobotka è al secondo infortunio stagionale per più di una partita e questa squadra è stata trascinata dai soliti noti. Dall’ottima stagione di Meret, dall'immarcescibile capitano e da un Rrahmani quasi spaventoso per puntualità, ha sbagliato giusto due partite. Su 37 ne ha fatte 35 impeccabili. I due assaltatori, Anguissa e soprattutto McTominay, che è stata la grande rivelazione della stagione ed è il giocatore che ha fatto la differenza.
Politano che ha corso in una maniera indicibile come non mai nella sua vita e come raramente si è visto correre un calciatore. Passando poi per gli attaccanti Croce e Delizia, quel Raspadori che ha tolto tante castagne dal fuoco dimostrando di essere un giocatore vero, un bomber anche di razza, e quel Lukaku che ha brillato molto poco ma che ha dato un concretissimo contributo alla causa con 13 gol e 11 assist che in una squadra sparagnina come il Napoli sono tanta tanta roba. Antonio Conte è un cannibale, è abituato a vincere e continuare a vincere, deve azzannare l'ultima preda, lo farà dalla tribuna.
Molti napoletani più che guardare il campo guarderanno su dove Antonio Conte assisterà la partita dirigendo la squadra dall'alto. Diciamo la verità, è un ultimo atto di passione, la squadra verrà isolata fino all'ultimo momento, sarà determinata, deve spezzare il fiato perché non ce n’è più per nessuno. Si va in campo, si vince e si scrive la storia, altrimenti sarà una delle giornate più dolorose che gli amanti del calcio Napoli ricordino. Sono due strade opposte e antitetiche, o si va verso la gioia o si va verso il pianto, alternative non ce ne sono”.







