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D'Aversa: "Pecchia bravo, gli serve tempo. Nel mio Parma grande senso di appartenenza, così arrivano i risultati"TUTTO mercato WEB
© foto di Massimiliano Vitez/Image Sport
martedì 31 gennaio 2023, 15:01News
di Niccolò Pasta
per Parmalive.com

D'Aversa: "Pecchia bravo, gli serve tempo. Nel mio Parma grande senso di appartenenza, così arrivano i risultati"

Intervenuto nel corso della trasmissione DNA Parma, in onda su QuBi Tv, l'ex allenatore crociato Roberto D'Aversa ha parlato del momento della squadra di Fabio Pecchia: "Già quest'estate ho definito il campionato una A2, perché ci sono squadre con blasone importante. Ho detto che era più facile salvarsi in A che vincere il campionato di Serie B, dove sono tante le squadre che possono competere, tra chi è retrocesso l'anno scorso e chi è salito dalla Lega Pro come il Bari. È un campionato molto difficile, è chiaro che bisogna dare il tempo, Pecchia è arrivato quest'anno e ci vuole tempo per costruire una mentalità. Lo ha dimostrato a Cremona e non lo dico in quanto suo amico, ma perché lo stimo come persona e allenatore. Ci vorrà tempo, ma otterrà risultati importanti. Ci vuole tempo, in rosa ci sono anche tanti stranieri e quindi ce ne vuole un po' di più". 

Sul suo ricordo del Parma. 
"Ho dei bellissimi ricordi. In quegli anni con la proprietà si è fatto un percorso straordinario, per merito di tutti, della piazza che ci ha creduto fin dall'anno della Serie D per fare quella cavalcata, con gli anni belli della Serie A. Purtroppo, poi, le cose non sono andate come dovevano andare ma mi auguro che ben presto questa piazza torni dove merita, che non è la Serie B". 

Che difficoltà si possono trovare nel gestire un gruppo con tante nazionalità diverse?
"Non bisogna dimenticare che io sono tornato in gennaio. Iniziare con una rosa così poteva far sì che le cose andassero diversamente. Un allenatore deve ragionare sulle proprie responsabilità e trovare le cause del suo operato. Le difficoltà ci sono, chi viene da un campionato diverso ha bisogno di tempo per adattarsi all'Italia, un campionato molto difficile, tattico, con allenatori preparati. La problematica principale che mi coinvolse è che subentrai a gennaio, poi oggi come oggi non è facile trovare un presidente che mette una liquidità come sta facendo Krause. In Italia noi ragioniamo sui risultati, il risultato non viene e vediamo tutto nero, ma penso che con la disponibilità del presidente e il fatto di circondarsi di persone che possano accelerare la crescita e fargli capire il calcio italiano, me lo terrei ben stretto. Avere una società solida oggi come oggi non è semplice. Io ho avuto la fortuna di lavorare con i sette soci, c'erano un senso di appartenenza già da loro, ma poi avevamo Alessandro Lucarelli, un uomo che trasmetteva questo senso di appartenenza agli italiani che a loro volta lo trasmettevano a tutti". 

Quanto è difficile vincere con i giovani?
"Non farei distinguo tra giovani e vecchi, io ragiono su bravi o non bravi. L'età non esiste. Quando sono arrivati Bastoni e Kulusevski non avrei dovuto farli giocare perché erano dei giovani, ma penso che un allenatore - e Pecchia l'ha dimostrato a Cremona con i giovani - debba ragionare su un calciatore forte o meno. Penso a Vazquez, uno dei più forti, se ragioni sull'età puoi ragionare su farlo giocare o meno. Ho avuto Bruno Alves e Gervinho, Bastoni e Kulusevski. Bisogna avere il giusto mix per dare modo ai giovani di crescere". 

Manca un collante tra squadra e società?
"Da fuori, pur sentendo spesso le persone perché sono rimasto legato, non è corretto parlare. Non conosco le dinamiche interne alla società, sicuramente una persona collante tra proprietà e squadra ci vuole, una persona che capisca per bene come funziona il campionato italiano, che a differenza del campionato americano ci sono le retrocessioni e bisogna ragionare anche su questo. Per quanto riguarda il gioco, il secondo anno di Serie A, come spesso in B, la squadra si è espressa ad alti livelli ma io non sono mai stato bravo a lavorare fuori dal campo (ride, ndr)". 

Ha un caratteraccio?
"Mia moglie sarebbe d'accordo (ride, ndr). Scherzi a parte, io pretendo molto da me stesso e da tutti e spesso posso risultare pesante. Ma se non fossi stato così non avremmo ottenuto alcuni risultati. Esigo molto dai collaboratori e da tutti, perché esigo molto da me stesso". 

Quando lei è arrivato la prima volta ha svoltato il gruppo.
"Spesso passo per una persona diversa da ciò che sono. Quel gruppo era responsabile, arrivato un allenatore nuovo erano dispiaciuti perché andava via un allenatore che aveva scritto pagine importanti. Non poteva esserci euforia. Le aspettative erano alte, la squadra non stava andando bene ma come bisogna lavorare duramente bisogna trovare entusiasmo e voglia di divertirsi, perché è sempre uno sport. Il calcio lo descriviamo come lavoro, ma non possiamo: è un gioco, uno sport, bisogna affrontarlo in maniera seria ma con entusiasmo, per divertirci. Dove c'è entusiasmo si lavora meglio e infatti quando vinci affronti meglio la settimana. Io avevo dato il permesso di mettere la musica negli spogliatoi, perché penso sia un momento di condivisione e di cementificazione. Spesso si parla di aspetti negativi dei calciatori, ma io devo dire che sono stato molto fortunato perché ho avuto un gruppo di uomini importanti, e i risultati si raggiungono anche così". 

Si è perso il senso di famiglia al Parma?
"Io ho avuto dei momenti di difficoltà. L'anno della Lega Pro, la Serie B dove non dimentico il 4-0 ad Empoli in cui un'altra società poteva esonerarmi... la mia società mi ha dato forza, ma sicuramente lì avevano nel DNA questa cosa i vari Gandolfi, Ferrari, Barilla, Pizzarotti, gente che trasmetteva il senso di appartenenza alla città. Quando la proprietà viene da fuori può avere qualche difficoltà in più, ma non vuol dire che non si possa trovare questa cosa. Una persona come Marco Ferrari la terrei all'interno del club proprio per trasmettere quel senso di appartenenza. Ma oltre a loro c'erano ragazzi che volevano un obiettivo, capitanati da Lucarelli. Il merito è stato di tutti, dalla proprietà ai magazzinieri, perché tutti partecipavano per raggiungere l'obiettivo che solo il Parma ha raggiunto. Serve tempo, Pecchia è molto bravo, sta costruendo qualcosa. Basta una partita e si potrebbe parlare di altro, serve costruire per tornare al livello di prima".