
Salernitana, non è il momento di piangere sul latte versato
La sconfitta di domenica a Catania nel cuore della tifoseria granata ripropone l'interrogativo di inizio stagione: questa squadra è davvero in grado di reggere il confronto con le sue due più dirette concorrenti o fa il bello e cattivo tempo, al netto degli incidenti di percorso stile Cerignola, solo con formazioni di caratura inferiore? La prestazione sciorinata dagli uomini di Raffaele al "Massimino" lascia diverse perplessità, rappresenta un campanello d'allarme ma va letta in un quadro più ampio, dovendo segnare il più classico degli scossoni per ripartire di slancio, non lasciare nulla di intentato e alzare la soglia dell'attenzione al massimo in vista di un mese e mezzo già cruciale per le sorti del campionato.
Il calendario non aspetta: la chiave, più della classifica del 19 ottobre, è la reazione. Servono ritmo, pulizia tecnica e cattiveria nell'area avversaria. Non è il momento di guardarsi indietro: conta solo ripartire. Le ammissioni di Tascone e Coppolaro nel post gara indicano la rotta: colmare i vuoti di ferocia e comunicazione, leggere meglio i momenti, alzare la qualità nell'ultimo passaggio senza snaturare l'idea di gioco. In casa con la Casertana serviranno ritmo, equilibrio e concretezza per voltare pagina subito e confermare che questa è stata soltanto una frenata, non un cambio di direzione.
La Salernitana ha incassato la seconda battuta d’arresto ma resta pienamente in corsa per i suoi obiettivi. Il tecnico è già proiettato alla prossima sfida, convinto che da Catania la sua squadra possa ripartire con maggiore consapevolezza e maturità. Ma serve anche autoanalisi. L'ostinazione nel tridente, con Ferraris lontano dalla porta, depotenzia il miglior finalizzatore e svuota il centro. La squadra si spacca sugli episodi, senza un piano B credibile: linee lunghe, poca protezione degli half-spaces e dipendenza eccessiva da Capomaggio. Servono correzioni rapide: baricentro più compatto, attacco meno orfano dell'area, gestione degli episodi più matura. Il ko non cambia l’orizzonte, ma azzera il margine: la lotta al primo posto è ufficialmente a tre e ogni dettaglio, da qui in avanti, farà la differenza.







