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Enzo Scaini, la morte misteriosa dimenticata dal mondo del calcio
Il giocatore morì il 21 gennaio del 1983 dopo un banale intervento ai legamenti del ginocchio. Il caso giudiziario si è concluso con l'assoluzione di tutti gli imputati
Speciale dedicato ad Enzo Scaini, ospiti Giampiero De Andreis, Emanuele Gatto, e la moglie Rossella Biancini
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Il calcio celebra i suoi eroi quando scompaiono prematuramente. E' successo con Davide Astori. E prima del capitano della Fiorentina con Piermario Morosini, Jason Mayélé, Renato Curi, Giuliano Taccola e Luciano Re Cecconi. Ed Enzo Scaini? No, l'assurda morte di "Scaio" non la ricorda nessuno. Qualche articolo nei quotidiani delle testate locali in occasione dell'anniversario della tragica scomparsa, avvenuta a Roma il 21 gennaio del 1983, e una tribuna dello stadio del Sant'Angelo (un club del Lodigiano) battezzata con il suo nome. Il ricordo di Enzo Scaini è tutto qui. Eppure la misteriosa morte del calciatore del Vicenza agli inizi del 1983 conquistò le prime pagine dei giornali. Perché "Scaio" o "Il gigante buono", come lo chiamavano i suoi tifosi, era entrato vivo in una clinica romana per sottoporsi a un banale intervento ai legamenti del ginocchio e poi era morto.
Il caso giudiziario si concluse con l'assoluzione di tutti gli imputati
Che cosa si nasconde dietro la morte di Scaini? Perché la sua storia è finita nel dimenticatoio? Sono le domande che i giornalisti Giampiero De Andreis ed Emanuele Gatto si sono posti in un "libro inchiesta" (Non ero Paolo Rossi, edizioni Eraclea). I due giornalisti ripercorrono i fatti che portarono alla scomparsa del centrocampista e a 35 anni di distanza svelano i retroscena di un caso giudiziario che, dopo cinque anni di indagini, fu chiuso nel 1988 con l'assoluzione di tutti gli imputati.
Giocò nel Verona, Perugia e Vicenza
"Purtroppo Scaini non era Paolo Rossi", ebbe a dire il presidente dell'Associazione italiana calciatori (Aic) Sergio Campana, lamentando la scarsa attenzione dedicata al caso. Il racconto di Gatto e De Andreis comprende pure la storia personale e
agonistica di Scaini, un giocatore che non raggiunse mai la serie A ma fu particolarmente amato dai tifosi delle squadre nelle quali giocò (Monza, Campobasso, Verona, Perugia e Vicenza le più importanti). Il motivo? Il temperamento da combattente, la potenza del tiro da fuori area, la sua capacità di sradicare il pallone dai piedi degli avversari.
Il caso giudiziario si concluse con l'assoluzione di tutti gli imputati
Che cosa si nasconde dietro la morte di Scaini? Perché la sua storia è finita nel dimenticatoio? Sono le domande che i giornalisti Giampiero De Andreis ed Emanuele Gatto si sono posti in un "libro inchiesta" (Non ero Paolo Rossi, edizioni Eraclea). I due giornalisti ripercorrono i fatti che portarono alla scomparsa del centrocampista e a 35 anni di distanza svelano i retroscena di un caso giudiziario che, dopo cinque anni di indagini, fu chiuso nel 1988 con l'assoluzione di tutti gli imputati.
Giocò nel Verona, Perugia e Vicenza
"Purtroppo Scaini non era Paolo Rossi", ebbe a dire il presidente dell'Associazione italiana calciatori (Aic) Sergio Campana, lamentando la scarsa attenzione dedicata al caso. Il racconto di Gatto e De Andreis comprende pure la storia personale e
agonistica di Scaini, un giocatore che non raggiunse mai la serie A ma fu particolarmente amato dai tifosi delle squadre nelle quali giocò (Monza, Campobasso, Verona, Perugia e Vicenza le più importanti). Il motivo? Il temperamento da combattente, la potenza del tiro da fuori area, la sua capacità di sradicare il pallone dai piedi degli avversari.
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