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Ballotta, il più anziano della Champions: "Quel record corona la mia carriera"

Ballotta, il più anziano della Champions: "Quel record corona la mia carriera"TUTTO mercato WEB
© foto di Federico Gaetano
giovedì 14 dicembre 2023, 17:15Serie A
di Dimitri Conti

Da ieri sera è andata ufficialmente e definitivamente in archivio la fase a gironi di Champions League per come la conosciamo negli ultimi vent'anni. Il giocatore più anziano ad averci mai giocato è un italiano, il recordman è il portiere Marco Ballotta che è sceso in campo a 43 anni e 253 giorni nella partita tra il Real Madrid e la sua Lazio, giocata l'11 dicembre 2007. Per tornare su un primato certificato dal cambio di format, lo abbiamo intervistato in esclusiva: “Indubbio che giocare a quell’età e in quella competizione così importante riempie di soddisfazione, è il coronamento della mia carriera. Un premio alla passione che ho, che avevo e che mantengo: questo sport è stata la mia vita, ho fatto 27 anni di professionismo. Arrivare a giocare fino a così tarda età significa essere stato bene, ma anche aver avuto un pizzico di fortuna, così come aver trovato le condizioni giuste".

Mai temuto di essere battuto da Buffon?
"Se doveva essere battuto il mio record, era giusto lo facesse lui. Poi lo conosco, quando giocava ancora ci vedevamo spesso a Parma. Un giorno gli dissi di lasciare qualcosa anche agli altri, di non essere egoista! Poi qualcuno mi batterà, ma non è così facile”.

Torniamo a quella partita: Real Madrid-Lazio, 11 dicembre 2007.
“Eravamo ancora convinti di poter passare il turno. Ero arrabbiato perché avevamo perso, non pensavo ad altro onestamente… Erano forti, ma anche noi non eravamo male. Quella partita poteva essere decisiva, loro erano abituati a giocare sempre quella competizione. Sapevamo che era durissima, ma non partivamo già vinti. Una bella soddisfazione personale, ma l’emozione la provano i ventenni! A quell’età no, devi cercare dentro te stesso gli stimoli e le sensazioni. Pensate che avevo ancora voglia di migliorarmi, ero sempre il primo ad arrivare e l’ultimo ad andarsene negli allenamenti. L’aspetto fa mentale fa tutta la differenza, se pensi di essere già bravo e di non dover imparare, giusto che tu smetta”.

A proposito del cambio di format, come le sembra?
“Ci sono sempre dei cambiamenti e bisogna adeguarsi. Si agevoleranno forse le squadre più forti così: con meno partite, sbagli e paghi. Con due partite in più, invece, finisci per avere comunque la meglio…”.

Ieri sera la Lazio a Madrid, come voi allora, poteva solo vincere per cambiare il suo destino. Come l'ha vista?
“La differenza di livello tra Atletico e Lazio c’è, sono molto più abituati a giocare in Champions. Lo fanno da anni con continuità… L’obiettivo della Lazio era passare il turno ed era già raggiunto, vista la squadra di quest’anno è una cosa importante. In campionato sembra perdere un po’ di colpi. Dopo tre anni di Sarri il livello del gioco doveva essere un po’ diverso, non può esserci ancora questa altalenanza. Significa che qualcosa non va bene, non c’è un pensiero unico: l’allenatore vuole delle cose, ma i giocatori non le mettono in campo. O lui cambia qualcosa, o la società cambierà. Così non vedo una Lazio competitiva, pur pensando che abbia qualcosa in meno nell’organico rispetto a realtà più blasonate. Andrebbe alzata la qualità della rosa, per lottare per obiettivi importanti ci vuole una rosa adeguata e oggi non c’è".

Vede le condizioni per andare avanti con Sarri? E con Immobile?
“Sono convinto che per ora si andrà avanti così, ma poi a fine stagione valuteranno. E i calciatori sono uomini, devi coccolarli o trovare le condizioni giuste: Immobile non è troppo vecchio, qualche acciacco c’è ma il dono del gol non l’ha certamente perso. Ha bisogno anche di fiducia. Non è che ogni giocatore va trattato allo stesso modo, su certi profili ci vuole un’attenzione diversa. Sarri lo conosciamo, ha un carattere particolare, è irruento in certe dichiarazioni e questo magari non aiuta”.

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