Lecce, Corvino sui talenti scovati: "Non tutti diventano Hjulmand, Dorgu o Pongracic"

Responsabile dell'area tecnica del Lecce, Pantaleo Corvino, ha parlato a tutto tondo ai microfoni di Radio Serie A per condividere il piano d'azione all'interno del club giallorosso. Gonfiando il petto a proposito dell'inedito centro sportivo: "Abbiamo costruito un centro sportivo di cui siamo fieri, un luogo come fosse casa perché stiamo tutti insieme, condividiamo gioie e sofferenze considerando che in Serie A quei momenti sono inevitabili. Il nostro centro ci dà consapevolezza per fare anche più punti. In Italia sono tanti i club che non hanno questo tipo di struttura, figlio di lavoro e sacrifici. Ne siamo orgogliosi. E' una fonte di valore, come lo sono state anche le tante cessioni eccellenti che abbiamo fatto sul mercato".
Alla domanda sui tanti giocatori di origine balcanica in rosa: "Serbia, Montenegro e altri ancora sono territori nei quali ho lavorato e cercato tanto. Hanno portato grandi risorse, anche economiche. Per noi, ma pure per loro. Ho raccontato della voglia di diventare un giorno cittadino onorario a Belgrado. Abbiamo trovato anche tanti calciatori talentuosi in Sudamerica e Nord Europa".
Un momento per ricordare la scomparsa di Graziano Fiorita, fisioterapista ventennale del Lecce: "Quelli legati a Graziano Fiorita sono stati momenti dolorosi. In cinquant'anni di carriera, ci sono stati due momenti che mi hanno portato a star male. A Udine, dove ho vissuto la scomparsa di Astori nel ruolo di DT della Fiorentina. E qui a Lecce con Graziano Fiorita, responsabile dell'area fisioterapica del Club. Persone che restano nel cuore e nella mente, sono stati momenti difficili anche solo da raccontare".
In merito invece ai giovani scovati e valorizzati per poi essere stati rivenduti a grandi club e non solo: "Lasciai Lecce con la Primavera due volte campione d'Italia, in attacco c'era un giovane Graziano Pellé. Dopo dieci anni a Firenze e due a Bologna, sono tornato con l'apertura di un altro ciclo vincente con la Primavera. E' stato un titolo sofferto, è sembrato quasi avessimo rubato qualcosa in merito alla composizione della rosa, ma credo che la diversità debba unire e non dividere. In un calcio che deve lavorare più sulla qualità che sulla quantità, è brutto che si faccia propaganda sugli stranieri. I giovani italiani bravi giocano, se non trovano spazio è perché forse non sono all'altezza. Non tutti diventano Hjulmand, Dorgu, Pongracic o Gendrey, ma intanto con le giovanili te le giochi contro le grandi squadre. Noi come società ci siamo sentiti feriti di fronte a certe analisi. Per proteggere i piccoli club non tutelati, occorre proteggere i settori giovanili".
Su quale sia l'obiettivo stagionale: "In qualunque azienda si lavora per obiettivi. Io sono un manager che tiene conto degli obiettivi del Club, e quello principale è non essere mai a debito. Servono genio e virtù per patrimonializzare, valorizzare e quindi saper scegliere. Essere in Serie A da quattro anni non è scontato, non è semplice. Ma Lecce è la mia città, il Salento il mio territorio. Sono tornato con uno stadio vuoto post covid, oggi siamo tra i primi stadi in Italia per flusso di tifosi. Noi ogni anno partiamo con delle sfide da vincere, con dei miracoli da fare. Ma Davide contro Golia può anche perdere, l'importante è che si cada sempre in piedi".
