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È partita la battaglia per la presidenza della Lega Pro. Tra padrini ingombranti e illustri sconosciuti della categoria: ecco come stanno le cose. Della Serie C non frega nulla a nessuno…TUTTO mercato WEB
giovedì 2 febbraio 2023, 00:00Il Punto
di Nicolò Schira
per Tuttoc.com

È partita la battaglia per la presidenza della Lega Pro. Tra padrini ingombranti e illustri sconosciuti della categoria: ecco come stanno le cose. Della Serie C non frega nulla a nessuno…

È scattata la corsa alla poltrona presidenziale della Lega Pro. Appuntamento il 9 febbraio a Roma presso il Salone d’Onore del CONI. Da un lato Marcel Vulpis, nell’ultimo anno e mezzo vicepresidente e quindi a rappresentanza di una continuità con il passato pur con un imprinting notevole verso la modernità. Sono griffate Vulpis iniziative con alterne fortune come il Match of the Week o gli NFT che hanno provato ad avvicinare i giovani spettatori alla terza serie. Dall’altra parte (favorito secondo i primi sondaggi) un altro giornalista come Matteo Marani, vicedirettore di Sky Sport, presidente della Fondazione Museo del Calcio ed editorialista di Tuttosport. Professionalmente non si discute, anzi il sottoscritto lo legge dai tempi del Guerin Sportivo targato Italo Cucci. Attenzione però: il collega bolognese non lo si è mai visto su un campo della terza serie in questi anni. Ergo conoscenza della categoria e dei relativi annosi problemi, che ci sono da almeno 2-3 lustri, pari allo zero. Una sua elezione a oggi sarebbe un salto nel buio, nonostante la benedizione del presidente della FIGC Gabriele Gravina, che vuole mettere a comando (o controllo?) della terza serie una sua “pedina”. Per un duplice motivo: da un lato attuare la riforma dei campionati che da almeno 18 mesi progetta, dall’altro per avere un feudo non indifferente di voti a sostegno della sua rielezione. La sensazione - non si offenda qualcuno - è che della Serie C freghi ben poco a nessuno. Viene vista come un mezzo utile ai propri interessi e non come una risorsa su cui puntare realmente. Un sentiment che ho raccolto di persona parlando con diversi addetti ai lavori nei corridoi dello Sheraton San Siro, dove si è svolta l’ultima 48 ore del mercato milanese. Specificazione necessaria visto l’altrettanto interessante iniziativa Made in Adicosp con il patrocinio della Iafa del mercato romano. Non sarebbe stato meglio fare una cosa unica patrocinata da tutti? Questa è un’altra storia su cui torneremo volentieri nelle prossime settimane. Un passo alla volta.

Concentriamoci ora sul duello Vulpis-Marani: quest’ultimo si dimetterà da Sky? Presumiamo proprio di no, considerati i lauti guadagni e il ruolo apicale che ha in quel di Santa Giulia. Sinceramente è comprensibile e (quasi) tutti al suo posto farebbero la medesima cosa seppur sia incostituzionale. E allora occhio al conflitto di interessi, visto che Sky potrebbe competere con Dazn (Eleven ormai è stata assorbita come vi avevamo svelato in anteprima lo scorso settembre) per i diritti tv della C che scadono - guarda un po’ il caso - proprio il prossimo 30 giugno. Non il biglietto da visita ideale. Per quanto riguarda i nomi dei due vicepresidenti maraniani le prime valutazioni sono antitetiche: approvato Giovanni Spezzaferri che la categoria l’ha vissuta (con alterne fortune) da presidente dell’Aversa Normanna e che quindi conosce criticità e storture del sistema Serie C. Su Gianfranco Zola chi scrive aveva un debole per Magic Box quando giocava, ma al tempo stesso nutre delle perplessità sul possibile incarico dirigenziale. In primis perché fino a pochi mesi fa Zola pensava ancora di fare l’allenatore, quindi o è stato folgorato sulla via di Firenze oppure - non trovando panchine - si riciclerebbe sulla poltrona di vicepresidente per trovare un incarico e non restare fuori dai giochi. Inoltre Zola, come Marani, ha poca dimestichezza con la terza serie del calcio italiano, frequentando (questo sia chiaro, non è una colpa…) il gotha del calcio italiano (Marani) e internazionale (Zola). Certo - direte voi - sempre meglio della Capotondi che non conosceva neppure tutti i nomi delle 60 partecipanti al campionato. Una magra consolazione. A questo punto un interrogativo sorge spontaneo: ma è possibile che il nostro calcio non riesca ad esprimere una propria classe dirigente? Magari anche under 50 e un minimo addentro alla categoria di cui dovrebbero occuparsi. Non ci sembra di chiedere troppo. Ci accontentiamo anche di una figura che conosca almeno 6-7 giocatori per ogni compagine iscritta al campionato. I fatti però dicono l’opposto. In D è stato ripescato il sempreverde Giancarlo Abete (anni 72), lo stesso Gravina viaggia spedito verso i 70. È proprio vero, come recita un celebre adagio, che l’Italia non è un paese per giovani…