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Da Marani due messaggi chiari alle Leghe superiori e alla FIGC. Parafrasando Garibaldi: "Qui si fa la riforma o si muore"TUTTO mercato WEB
venerdì 8 dicembre 2023, 00:00Il Punto
di Tommaso Maschio
per Tuttoc.com

Da Marani due messaggi chiari alle Leghe superiori e alla FIGC. Parafrasando Garibaldi: "Qui si fa la riforma o si muore"

Nel giorno in cui il presidente federale Gabriele Gravina ha annunciato che l’11 marzo è stata fissata l'Assemblea Straordinaria della FIGC per dare il via a una riforma di cui si parla ormai da anni e soprattutto superare i veti che le varie leghe pongono sulla strada del rinnovamento per non perdere le posizioni acquisite, dalla Lega Pro arrivano messaggi chiari e importanti. Nel corso della conferenza stampa tenuta dal numero uno della Lega Pro Matteo Marani sono arrivati messaggi chiari indirizzati alle due leghe superiori sia sul fronte dei giovani italiani sia su quello della mutualità dove lo sguardo si sposta sui modelli esteri – in particolare l’Inghilterra anche se non viene nominata direttamente – in cui gli aiuti fra le leghe, per il bene comune, non vengono messi in discussione, ma anzi incentivati.

“La Serie C deve essere un giusto mix fra calciatori giovani ed esperti. Il problema in quest’ottica è che non c’è più sbocco verso l’alto. Prima i calciatori crescevano in C, facevano palestra in B e poi approdavano nel grande calcio. Adesso invece si è creato uno sbarramento che ingolfa il sistema. Serve una riforma di sistema in modo che la Serie A compri dai club di Lega Pro” e “Venti anni fa le squadre in Serie C erano 120, dieci anni fa erano 90 e oggi sono 60. Probabilmente si è capito che il numero dei club non è il problema della Serie C. La riforma che serve è quella che vede chi ha di più dare a chi ha meno. Come accade negli altri paesi”.

Queste sono le due frasi più importanti del presidente Marani in vista dell’appuntamento di marzo, frasi che chiamano alla responsabilità chi sta sopra e spesso non vede, o non vuole vedere, l’interesse di insieme. Se la Serie C annaspa è tutto il movimento calcistico italiano ad andare in affanno. Il ragionare per compartimenti stagni, come accaduto finora, non porta a nulla perché le crepe sono più che evidenti e si riflettono non solo sui club – con pochissimi che dalla Serie A alla Serie C riescono a tenere in equilibrio i propri bilanci – ma anche su una Nazionale che fatica tremendamente, con l’Europeo vinto che appare più come la classica eccezione che conferma la regola, fra una doppia storica esclusione dal Mondiale e una qualificazione al prossimo Europeo strappata in extremis e grazie anche a un rigore negato all’Ucraina che sembrava solare ai più.

Parafrasando Giuseppe Garibaldi verrebbe da dire “qui si fa la riforma o il calcio italiano muore”.