Pellissier: “Il Chievo sogna la Serie C. Ricostruire è difficile, ma provarci è doveroso”
Sergio Pellissier, presidente onorario e direttore sportivo del Chievo Verona, è intervenuto nel corso dell'appuntamento mattutino di A Tutta C, trasmissione in onda su TMW Radio e su Il 61, canale 61 del digitale terrestre.
Pellissier, la ricordiamo tutti in campo a segnare gol pesanti. Oggi invece la ritroviamo in una nuova veste dirigenziale: che stagione sta vivendo il Chievo?
«Precisiamo subito che sono presidente onorario e direttore sportivo. È subentrato un nuovo presidente con un entusiasmo incredibile, che sta investendo molto. Stiamo cercando di costruire qualcosa di nuovo: non è mai facile ricostruire ciò che si è perso e forse non si riuscirà più a fare quello che si faceva prima, ma provarci non costa nulla ed è anche bello. Siamo secondi in classifica, eravamo primi fino a un mese fa, poi abbiamo avuto qualche problema e perso punti. È un campionato molto equilibrato: puoi vincere o perdere con chiunque, e lo abbiamo dimostrato anche noi nelle ultime partite».
Nell’ultima gara c’è stato il debutto del nuovo allenatore e ha segnato Alberto Paloschi. Come si è inserito in questa avventura?
«Alberto è sempre stato un professionista esemplare. Si allena nel modo giusto e si cura molto. Ha capito che ad alti livelli faceva più fatica, ma ama il calcio e tornare al Chievo, la sua vecchia squadra, gli ha fatto sicuramente piacere».
Qual è l’obiettivo del Chievo? Vi siete dati una tempistica per tornare tra i professionisti?
«Quando abbiamo ricostruito partendo da zero abbiamo fatto un business plan per tornare nei professionisti in pochi anni. Poi la realtà ti insegna che è davvero dura: servono lavoro, investimenti e anche fortuna. Siamo passati dalla Terza Categoria alla Serie D e quest’anno possiamo giocarci fino in fondo la possibilità di salire in Serie C. Non dico che sia l’anno giusto, ma bisogna sognare. E a me sognare non manca».
Segue anche la Serie C? Che giudizio dà al campionato?
«La seguo un po’ meno del mio campionato, ma devo dire che è molto combattuta, soprattutto al Sud, dove ci sono squadre che hanno investito tanto. È un torneo equilibrato: anche le ultime non sono mai partite semplici. Sta crescendo e anche le realtà più piccole stanno diventando competitive».
Quest’anno nel Girone B c’è stata l’esclusione del Rimini. Un problema che si ripete: perché accade ancora?
«È un grande dispiacere. Si sapeva che quella società aveva problemi seri e si sarebbe dovuto intervenire prima dell’iscrizione. Così si falsa il campionato e, soprattutto, si toglie spazio a squadre che avrebbero meritato di salire. A volte si puniscono società per cavolate e poi si chiude un occhio su situazioni gravissime. Questo è brutto per il calcio italiano».
C’è chi propone di ridurre il numero delle squadre professionistiche: è questa la soluzione?
«Non è una questione di numeri, ma di serietà. Bisogna avere criteri chiari e rispettarli: se non li hai, non ti iscrivi. Chi parte deve garantire di arrivare a fine stagione pagando stipendi e senza debiti. Ci sono tante società piccole ma serie che meritano una chance nei professionisti».
Che opinione ha delle seconde squadre Under 23?
«Aiutano sicuramente le grandi società, ma non sempre il sistema nel suo complesso. Molti giovani restano “in casa” invece di crescere altrove, togliendo spazio ad altre realtà. Ci sono aspetti positivi e negativi: bisogna valutare cosa sia davvero meglio per il calcio italiano».
Uno sguardo alla Serie A: che campionato sta vedendo?
«È un campionato equilibrato, nessuna squadra sta dominando. Ed è bello così, perché si arriva all’ultima giornata senza certezze. Forse non è il calcio più spettacolare di sempre, ma non ci sono più risultati scontati: oggi può succedere davvero di tutto».
Infine, la Fiorentina: può ancora salvarsi?
«La stagione è iniziata male ed è un’annata complicata sotto tanti aspetti, anche societari. Il campionato è lungo e il distacco non è impossibile da colmare, ma servirà un girone di ritorno enorme. Non sarà facile».











