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Lucchesi: “Guidonia in crescita, ma restiamo con i piedi per terra. L’obiettivo resta la salvezza”TUTTO mercato WEB
ieri alle 18:48Serie C
di Daniel Uccellieri

Lucchesi: “Guidonia in crescita, ma restiamo con i piedi per terra. L’obiettivo resta la salvezza”

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Intervenuto nel corso della trasmissione A Tutta C, in onda sulle frequenze di TMW Radio, il direttore generale del Guidonia Montecelio Fabrizio Lucchesi ha parlato anche dell'inizio di stagione del club laziale: Tre vittorie e un pareggio nelle ultime quattro giornate, Guidonia quinto in classifica. Periodo decisamente positivo "Sì, stiamo attraversando un buon momento, non solo per i risultati ma anche per le prestazioni. Siamo in una fase di crescita, di sviluppo. Più punti mettiamo in cascina, meglio è, perché l’obiettivo resta quello della salvezza. Abbiamo investito anche sullo stadio e c’è un processo di crescita generale, ma la priorità è consolidare la permanenza in categoria". Direttore, però con 20 punti dopo 12 giornate e una classifica sì corta, ma che vi vede lì davanti, non viene naturale guardare un po’ più in alto? "No, no, calma. Vent’ punti sono la metà di quelli che servono per salvarsi. Intanto ci portiamo avanti, poi se rimane tempo per divertirsi, tanto meglio. Il Guidonia è una società solida, ambiziosa, che vuole crescere gradualmente, senza vertigini. Sai, se cominci a guardare troppo in su, poi ti gira la testa! Quindi piedi per terra: dobbiamo crescere e consolidarci. Lo ripeto spesso, ma la verità è che tutto il gruppo - giocatori, staff e società - è mentalizzato su questo obiettivo. Siamo a inizio novembre, ma una domanda di mercato è inevitabile: pensate di intervenire a gennaio con qualche innesto mirato? "Ne parleremo più avanti. Adesso dobbiamo solo fare più punti possibile da qui a Natale, per arrivarci sereni in classifica e metterci al riparo da brutte sorprese. Poi tireremo le somme. È ancora presto: mancano 7-8 partite, praticamente metà girone. Viviamo domenica dopo domenica, e a gennaio faremo le valutazioni del caso". Nel prossimo turno vi attende una sfida casalinga contro il Pontedera. Che partita si aspetta? "Una partita insidiosa, complicata. Menichini, che conosco da 40 anni e che è anche un ex nostro, è un allenatore capace e molto organizzato. Troveremo un avversario tosto, che verrà per fare punti. Noi dovremo fare la nostra partita. Abbiamo un pregio e un difetto: o vinciamo o perdiamo, non abbiamo ancora trovato la grande stabilità. Però sono soddisfatto: da quattro settimane non prendiamo gol, e questo è un segnale di equilibrio che cercavamo da tempo". Numeri alla mano, siete la seconda miglior difesa del campionato con soli sette gol subiti. Un dato importante. "Sì, i numeri sono buoni: seconda difesa e sei vittorie. Per una squadra che punta alla salvezza è tanta roba. Il problema è che segniamo poco, ma in questa categoria chi fa gol di solito primeggia. Dobbiamo migliorare nella fase offensiva: non è solo una questione di attaccanti, ma di squadra, di come li mettiamo in condizione di segnare. C’è ancora tanto lavoro da fare, e la sola strada è continuare a lavorare". A proposito di gol, ne fa parecchi l’Arezzo, primo in classifica e reduce da un 5-1 nell’ultimo turno. Però l’unica squadra ad averla battuta siete stati proprio voi. È davvero così forte? "L’Arezzo è sicuramente tra le favorite, insieme a squadre come Ascoli, Ravenna e attenzione anche alla Ternana, che sta risalendo. Il campionato è lungo: ci sono alti e bassi, e chi saprà gestire meglio i momenti difficili farà la differenza. Oggi è presto per parlare di favorita assoluta. In un torneo così equilibrato puoi vincere o perdere con chiunque. Alla fine prevarrà chi, nei momenti complicati, avrà la forza di restare in piedi". Restando in tema, c’è sempre il dibattito sui playoff: secondo lei sono una formula meritocratica? "Mah, direi di no in senso stretto. Il playoff non premia sempre la squadra che ha fatto meglio durante l’anno, ma serve a mantenere vivo l’interesse fino alla fine, evitando partite “inutili” o regalate. È un sistema che tiene il campionato acceso. Poi certo, chi arriva secondo spesso resta fermo un mese e perde ritmo, mentre chi arriva quarto o quinto magari arriva più fresco e vince. Ma alla fine, nella maggior parte dei casi, sale chi lo merita davvero". Chiudiamo con un cambio di tema: andiamo in Serie A. La Fiorentina vive un momento complicato - dimissioni di Pradè, Pioli vicino all’esonero e penultimo posto. Cosa sta succedendo, secondo lei? "Si esce da queste situazioni solo con calma e buon senso. Ho letto che vogliono prendere l’allenatore prima del direttore sportivo… mi auguro sia solo una voce. Io sono fiorentino di nascita e alla Fiorentina voglio bene. La stagione era partita con grandi aspettative: ottimi acquisti, un allenatore apprezzato, entusiasmo. E invece la squadra non è mai diventata squadra. Ora bisogna ricominciare da capo, ma senza buttare tutto via. Servirà un nuovo direttore sportivo, un professionista d’esperienza, e poi un nuovo allenatore. Ma la responsabilità, secondo me, è prima di tutto dei giocatori: in campo ci vanno loro, e scaricare tutto su Pioli è un modo facile per non guardarsi dentro". Da quando è venuto a mancare Joe Barone, sembra mancare anche una figura di riferimento che rappresenti la società. È così? "Sì, assolutamente. La Fiorentina ha una gestione molto padronale. Barone era di fatto il presidente operativo: gestiva tutto, dalle politiche societarie alla parte sportiva. Con lui la società aveva un punto di riferimento chiaro. Ora Commisso non può venire in Italia per motivi di salute, Barone purtroppo non c’è più, e l’assetto è rimasto scoperto. Pradè aveva fatto un buon lavoro, la squadra è buona - non è una collezione di figurine - ma non è ancora diventata gruppo. Serve rimettere ordine, dare una nuova impostazione e, nell’immediato, risolvere la questione sportiva. Con un nuovo direttore e un tecnico adatto, la Fiorentina può uscire da questa situazione, anche se serviranno tempo e lucidità".