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Spezia, Sala: "Al Chelsea ero amico di Drogba ed Essien. Paulo Ferreira veniva a prendermi"
Jacopo Sala, terzino dello Spezia, in un podcast pubblicato sui canali social del club ha ricordato i suoi primi anni di carriera al Chelsea: "A 15 anni mi sono trasferito in Inghilterra, al Chelsea, ed è stata un'esperienza fantastica. All'inizio è stato difficile, non sapendo la lingua era difficile per me relazionarmi con loro, cultura diversa, modi di vivere il calcio diversi dai nostri. Poi col passare degli anni ho iniziato a integrarmi pienamente nella loro cultura, a parlare la loro lingua e per me è stata un'avventura incredibile".
Quanta differenza c'è tra il settore giovanile del Chelsea e quello di un club italiano?
"Io venivo dall'Atalanta, dove mi allenavo tre volte a settimana e giocavo la domenica. Mi sono ritrovato ad allenarmi tutti i giorni e a giocare il weekend come un professionista. Questo è stato il primo grosso cambiamento. Rispetto all'Italia lì sei a stretto contatto con i giocatori della prima squadra, mangi con loro, respiri la loro aria, vedi come si muovono, cosa mangiano. Sono differenze enormi. Poi lì hanno centri sportivi all'avanguardia, devi solo pensare a far bene e loro ti mettono tutto a disposizione".
Sei andato anche in panchina più volte.
"Ho avuto la grandissima fortuna di poter esser parte di quel grandissimo gruppo. Mi allenavo con i big, ho fatto tante panchine in prima squadra, viaggiavo con tutti quei campioni che si allenavano a duemila all'ora. E tutti loro ci aiutavano in tutto e per tutto. Io non avevo la macchina, venivano a prendermi e mi riportavano a casa. A fine allenamento mi spiegavano tante cose, come calciare, come posizionarmi. Erano grandissime persone, oltre che grandissimi calciatori".
Con chi hai stretto rapporto?
"Io andavo molto rapporto con Essien e Drogba, ancora oggi ci scriviamo ai compleanni. Erano persone fantastiche. Poi Paulo Ferreira, che mi veniva a prendere, mi portava a casa, mi invitava a cena. S'è visto anche sul campo che erano grandissime persone".
Quanta differenza c'è tra il settore giovanile del Chelsea e quello di un club italiano?
"Io venivo dall'Atalanta, dove mi allenavo tre volte a settimana e giocavo la domenica. Mi sono ritrovato ad allenarmi tutti i giorni e a giocare il weekend come un professionista. Questo è stato il primo grosso cambiamento. Rispetto all'Italia lì sei a stretto contatto con i giocatori della prima squadra, mangi con loro, respiri la loro aria, vedi come si muovono, cosa mangiano. Sono differenze enormi. Poi lì hanno centri sportivi all'avanguardia, devi solo pensare a far bene e loro ti mettono tutto a disposizione".
Sei andato anche in panchina più volte.
"Ho avuto la grandissima fortuna di poter esser parte di quel grandissimo gruppo. Mi allenavo con i big, ho fatto tante panchine in prima squadra, viaggiavo con tutti quei campioni che si allenavano a duemila all'ora. E tutti loro ci aiutavano in tutto e per tutto. Io non avevo la macchina, venivano a prendermi e mi riportavano a casa. A fine allenamento mi spiegavano tante cose, come calciare, come posizionarmi. Erano grandissime persone, oltre che grandissimi calciatori".
Con chi hai stretto rapporto?
"Io andavo molto rapporto con Essien e Drogba, ancora oggi ci scriviamo ai compleanni. Erano persone fantastiche. Poi Paulo Ferreira, che mi veniva a prendere, mi portava a casa, mi invitava a cena. S'è visto anche sul campo che erano grandissime persone".
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