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Oltre 20000 cuori granata all’unisono: “Cairo vendi il Toro e vattene. Il Toro siamo noi!”
Oggi alle 08:00Primo Piano
di Elena Rossin
per Torinogranata.it
fonte Elena Rossin

Oltre 20000 cuori granata all’unisono: “Cairo vendi il Toro e vattene. Il Toro siamo noi!”

L’amore dei tifosi è un bene incommensurabile che non ha prezzo, è una linfa vitale che non può essere ignorata e, soprattutto, non va delusa e tanto meno tradita. Ieri, nel giorno delle commemorazioni  del 76° anno dalla Tragedia di Superga, per le vie di Torino la gente del Toro ha marciato, dietro allo striscione che recitava “Il Toro siamo noi!”, e gridato, con orgoglio e passione, tutto il suo amore per i colori e la storia granata.

Erano oltre 20000, uomini, donne, nonni, nipoti, padri, madri, figli, fratelli, sorelle, amici, ultras e tifosi singoli, provenienti da tutta Italia e alcuni anche dall’estero, ma tutti insieme uniti e fieri hanno ancora una volta levato al cielo, là dove ci sono gli Immortali, il loro grido di dolore, però anche la loro speranza di un futuro migliore. Il loro pensiero dettato dal cuore e molto chiaro: “Cairo vendi il Toro e vattene”.

Da quel 2 settembre del 2005, giorno in cui Urbano Cairo è divenuto proprietario del Torino Fc, salvato in precedenza dai lodisti dopo il fallimento,  sono passati quasi vent’anni e i tifosi del Toro, che avevano accolto Cairo a braccia aperte confidando nella promessa che avrebbe riportato la loro squadra del cuore ai fasti che le competeva, di lui non ne vogliono più sapere.   

Le principali colpe di Cairo secondo i tifosi sono: la perdita dell’identità granata e mancanza di rispetto verso la storia. Un club che è sempre meno torinese visto che tutte le decisioni vengono prese direttamente a Milano. La mancanza di ambizioni poiché da anni l’unico obiettivo è la metà classifica. Un settore giovanile ridimensionato rispetto al passato. Un  calciomercato in entrata votato al risparmio e grandi plusvalenze in uscita.  La rottura con le figure chiave del mondo granata, principalmente gli ex calciatori che sono ancora oggi legati alla maglia, ieri alla Marcia c’era Pasquale Bruno. Gli scarsi investimenti nelle infrastrutture, a partire dal Filadelfia per giunta quasi sempre chiuso ai tifosi, L’assenza di un progetto e l’attenzione invece rivolta soltanto al business.