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Baroni passa alla difesa a tre e il Cholito si sblocca: inizia a vedersi un Torino con più identitàTUTTO mercato WEB
Marco Baroni
© foto di www.imagephotoagency.it
Oggi alle 12:00Primo Piano
di Elena Rossin
per Torinogranata.it
fonte Elena Rossin

Baroni passa alla difesa a tre e il Cholito si sblocca: inizia a vedersi un Torino con più identità

Il lavoro paga. Il Torino ha espugnato l’Olimpico della Capitale battendo la Roma, che in casa non aveva ancora perso nel 2025. Mister Baroni ha messo ancora mano all’assetto della squadra: difesa a tre, fasce presidiate, e gli esterni d’attacco con funzioni più da trequartisti a supporto della punta. la mossa ha ripagato grazie anche a Simeone che ha ritrovato la via del gol dopo 385 giorni, al Napoli era poco utilizzato e non aveva avuto quindi grandi opportunità di segnare. E la disponibilità di tutti i giocatori ha fatto il resto. Per la verità la Roma, anche lei in costruzione e con le direttive di Gasperini da assimilare, non è apparsa in grande giornata, ma questo è un dettaglio.

Israel si è dimostrato affidabile, non ha dovuto fare grandi parate per quasi tutta la partita, ma nel finale ha saputo opporsi con efficacia a Pisilli (91’) e El Shaarawy (97’) mantenendo così la sua porta inviolata per la seconda partita consecutiva, dopo quella con la Fiorentina allontanando le nubi che si erano addensate dopo i cinque gol subiti dall’Inter. La difesa con Coco, Maripán e Ismajli, al debutto e subito titolare dopo l’infortunio, ha retto chiudendo i varchi. Sulle fasce, da una parte Lazaro e dall’altra Biraghi, hanno  supportato il reparto arretrato pagando un po’ in termini di spinta, soprattutto Lazaro, ma per avere più uomini d’attacco in campo questo potrebbe essere lo scotto da pagare, almeno per il momento. Asllani e Casadei in mezzo al campo hanno cercato di dare equilibrio e stabilità alla squadra, Casadei continua ancora a faticare un po’ ma non lesina l’impegno e Asllani sta entrando sempre più nei concetti di gioco del nuovo allenatore e scegliendo per lo più soluzioni facili senza complicarsi la vita il suo lo fa. Ngonge e Vlasic, più trequartisti che esterni d’attacco, il supporto a Simeone lo hanno dato, l’ex Napoli in particolare ci ha messo del suo in occasione del gol del Cholito, controllando il pallone con un’acrobazia e poi riservendolo al compagno destreggiandosi fra tre avversari. Cyril e Nikola vanno ancora a corrente alternata e l’ex West Ham deve decisamente aggiustare la mira, però stanno migliorando l’interazione. Simeone si  è preso il peso dell’attacco granata sulle spalle e da generoso qual è ha fatto di tutto per tenere il più possibile alta la squadra e quando ha avuto l’occasione ha colpito chirurgicamente, che fosse uno con lo spirito giusto per il Toro non c’erano dubbi, lo dimostrano anche i ripiegamenti a dare una mano ai compagni, e se segna pure tanto meglio. Anche chi è subentrato il suo lo ha fatto. Ilic, Aboukhlal, Adams, Tameze e Anjorin che hanno preso rispettivamente il posto di Casadei, Ngonge, Simeone, Asllani e Vlasic. Tutti si sono fatti trovare pronti e come dice Baroni: "Si gioca in 16 e i 5 che entrano sono i giocatori più importanti poiché statisticamente nell'ultima mezz'ora cambiano di più i risultati". Per fortuna ieri non è cambiato.

Il plauso maggiore comunque va a Baroni. Il suo non essere integralista gli ha permesso per la terza volta di cambiare assetto alla squadra adeguandosi ai giocatori che ha a disposizione e allo stato di forma che hanno in questo momento. Il 4-2-3-1 iniziale non funzionava e allora ha varato il 4-3-3 senza ottenere del tutto i risultati che voleva per cui ieri è passato al 3-4-3. Sarà questo l’assetto definitivo del Torino? Sinceramente viene da pensare di no, anche se lui stesso nel post partita ha detto che il suo Torino potrebbe ancora giocare così. Rispetto alla gara con la Fiorentina ha spiegato come si legge su Tuttosport: “Contro i trequartisti della Roma, senza chiari punti di riferimento, temevo di andare un po’ in difficoltà col 4-3-3. Così ho pensato di togliere un centrocampista (Ilic, ndr) e di mettere un centrale in più (Ismajli, ndr) proprio per mettere maggiore pressione sui loro trequartisti e per gestire meglio l’ampiezza della manovra giallorossa. Anche per tenerli in più lontani possibile dall’area. E abbiamo fatto molto bene. Ma dovremo crescere sempre più nell’aggressività: mi ero incavolato come una bestia a San Siro, per quella prestazione incredibilmente molle … Imparagonabile con questa, ma già contro la Fiorentina c’erano stati progressi notevoli”. E ancora: “Già con l’Atalanta potremmo giocare sia col 4-3-3 sia con questo 3-4-3: deciderò strada facendo in settimana, non escludo di tornare alla difesa a 4. Le cose si costruiscono per gradi grazie al lavoro nel tempo: il percorso di un allenatore non significa pigiare un bottone e pensare di ottenere tutto subito. L’importante, adesso, è non dimenticare mai che nel calcio di oggi bisogna saper aggredire e ancora aggredire, sempre. Ma occorre tempo per crescere bene. E senza cercare alibi, continuo a dire che ho una squadra piena di giocatori nuovi, alcuni dei quali avevano anche giocato poco nella scorsa stagione”. E giocare con due punte potrà anche essere realtà quando Zapata sarà al top della condizione: “Simeone ha tanta energia in corpo, attacca continuamente la profondità, ha disputato una buona gara e trovato un gran gol, ma non mi stupisce. L’ho sempre apprezzato come giocatore e quando il presidente mi ha detto che avremmo potuto prenderlo, gli ho risposto: allora prendiamolo subito! Adesso aspetto di avere anche Zapata al meglio, così come Adams, e di trovare un Toro sempre più equilibrato. E a quel punto potremmo anche giocare con due attaccanti”.

La vittoria sulla Roma ha di certo dato morale, anche ai tifosi. Ora la sfida è continuare su questa strada senza fare passi indietro. Come si suole dire: vincere aiuta a vincere”.