Petrachi ha quattro concetti per rimettere in carreggiata il Torino e un obiettivo e chi non è con lui è fuori
Il ritorno di Gianluca Petrachi al Torino è stata una sorpresa, nessuno se l’aspettava come d'altronde l’immediata rimozione di Vagnati, ma potrebbe essere proprio la persona che serviva per rimettere in carreggiata la squadra. Una squadra confusa e mal costruita in estate, che dopo quattordici partite è a soli quattro punti dalla zona retrocessione, ha la difesa più perforata della Serie A e ha palesato limiti caratteriali e tecnici preoccupanti, tanto più perché reiterati.
Petrachi si è presentato preparato, evidentemente era da un po’ di tempo che Cairo aveva in mente di farlo tornare non di certo solo da qualche giorno, segno evidente che, anche se da lontano, aveva studiato il Torino e si era fatto un’idea precisa su quali fossero le criticità e dove era necessario intervenire. Infatti ieri, a poco più di ventiquattro ore dal suo arrivo, in conferenza stampa ha enunciato quattro concetti precisi per rimettere in carreggiata il Torino: senso di appartenenza, nessun equivoco tattico, giocatori funzionali e garra in campo. Concetti che il giorno prima aveva già ben chiarito sia a mister Baroni sia alla squadra.
Senso di appartenenza - “Da fuori, ho notato una cosa sulla quale cercherò di lavorare: è come se ci fosse un po’ uno scollamento. Credo che il senso di appartenenza debba essere la priorità per chi sta al Torino, chi c’è deve capire dove è arrivato e lo stesso vale per chi arriverà. Lo dissi alla prima conferenza stampa che da calciatore ero stato qui pochi mesi e non avevo capito cosa fosse il Toro, ma quando sono tornato da dirigente è stato un altro mondo. Ho compreso totalmente la mission che qui bisogna avere per un giocatore: si entra in un club diverso, che sia mistico o no, ma è diverso. E questo senso di appartenenza in ogni giocatore deve essere molto, ma molto rimarcato e ci devono essere anche delle persone in grado di far capire loro questo. Cercherò in tutti i modi, al di là di chi arriverà, di far comprendere questo senso di appartenenza. All’interno delle squadre ho sempre cercato di creare un senso di famiglia. Ecco a me piacerebbe sentire quel calore che c’era e che c’è stato. Magari è una sensazione mia da esterno perché non ho vissuto lo spogliatoio negli ultimi anni, però mi piacerebbe creare quell’armonia, sinergia e, se possibile, alimentandola con la gente. Questo è il mio sogno".
Nessun equivoco tattico - "Mi sono fatto delle idee ed era giusto che fosse così. L'idea più importante la sviluppi insieme al tecnico. Avevo la necessità di parlare con lui e chiarire alcune tematiche tattiche, comprendo che sia il mister a dover decidere, su come era stata costruita la squadra, come secondo lui sia giusto giocare e quali eventuali correttivi apportare. Oggi ho le idee più chiare, ho passato ieri sera e tutta la giornata con Baroni che mi ha dato linee guida sul discorso tattico. Equivoci tattici non ce ne devono essere: tutto deve essere ben chiaro. E io da oggi in poi ho un concetto”. Concetto che ha ribadito anche in seguito: “Il 3-5-2 sarà il modulo da qui alla fine del campionato, poi potrà succedere che in qualche partita o situazione ci può stare che si cambi per qualche defezione, perché non siamo ancora riusciti a prendere qualche calciatore in più che ci consenta di portare avanti il progetto tattico, per necessità dovuta alla Coppa d’Africa o soluzione di partita perché non si può trasformare un trequartista in difensore centrale. Stiamo andando avanti con il 3-5-2 e sarà così fino a fine campionato. Quindi lavoreremo su questo impianto di gioco".
Giocatori funzionali - “Magari c’è qualche calciatore che non è felicissimo perché è cambiato qualche cosa e non gioca nel suo ruolo specifico e se potremo dare una mano a chi non è contento per andare via lo faremo. Servono giocatori funzionali: questa è la cosa più importante a gennaio. Non credo che questo sarà un mercato di rivoluzione, ma dovrà essere il mercato di riparazione e, ribadisco, magari mandare a giocare altrove quei giocatori che hanno poco spazio perché nel 3-5-2 c’è qualcuno in più, qualche mezza punta che giocando con il 4-3-3 o il 4-2-3-1 aveva senso, ma che nel 3-5-2 ne ha meno. Ecco dovremo essere veloci nell’andare a scegliere chi è funzionale per ciò che vuole Baroni".
La squadra deve avere la garra in campo - “Non nascondo ci dobbiamo rendere conto che la situazione non è semplice. Alla squadra, per quel poco che ho parlato, ho detto che voglio vederli cattivi, con il coltello tra i denti. Dobbiamo renderci conto dove siamo in classifica e che distiamo quattro punti dal baratro. Sono stanco di sentir dire, a volte, che la squadra è forte tecnicamente, è bellina, piace perché la squadra deve correre e vincere i contrasti. Se la squadra non si mette in testa questo tipo di garra che ci deve essere in campo, farà fatica perché non è metallizzata a un certo tipo di campionato che, purtroppo, in questo momento si è palesato. Dobbiamo uscire immediatamente dalle sabbie mobili facendo prestazione. Già con la Cremonese voglio una squadra che vinca i duelli personali, che lotti su ogni pallone. Ho visto contro il Milan un buon primo tempo giocato con grandissimo coraggio e un secondo nel quale, come era accaduto altre volte, la squadra si è abbassata. Credo che la squadra abbia delle qualità, ma devono essere messe al servizio. Se come concetto andiamo ad “aggredire “ gli avversari e li andiamo a prendere un pochino più alti con la qualità dei giocatori offensivi che ci ritroviamo, secondo me, possiamo sempre fare qualche gol in più, creare qualche cosa in più e, soprattutto, difenderci nella metà campo avversaria. Ho detto al mister che non mi piace che la squadra si abbassi e che sostanzialmente porti quasi tutti in difesa perché, prima o poi, in Serie A, dove ci sono tanti giocatori di qualità, un gol te lo fanno. Dobbiamo stare più altini e lontani dalla nostra porta. Ci sono concetti che ho già cercato di sviscerare e poi inizieranno a conoscermi bene. Non mi conoscono, ma l’introduzione è stata questa".
Per risollevare il Torino serve però agire subito e anche su questo Petrachi ha idee precise su cosa fare: trasmettere le motivazioni di chi lavora nel Torino ai giocatori e chiamare a rapporto i calciatori. Il programma nell’immediato: "Io parto dalle persone che stanno intorno al Torino calcio perché alle volte questa cosa non è riconosciuta. Posso garantire che i calciatori, quasi sempre, danno tutto anche per le persone che lavorano per loro. Penso a magazzinieri, massaggiatori, a tutta la gente che veicola, al direttore sportivo, al presidente, al team manager: se non scatta l'empatia … La tifoseria ti riempie e ti dà tutto e il calciatore gioca in virtù di questo, ma posso garantire che le prime gioie più importanti sono per la gente che lavora per i ragazzi tutti i giorni, per i sacrifici che fanno quelle persone. Il mio senso di appartenenza parte dalle radici. Alcuni c’erano già quando c’ero io, altri invece sono nuovi. Ma qua dobbiamo avere compattezza e il senso d’appartenenza deve partite attraverso le motivazioni di questa gente che lavora per il Torino e che deve trasferirlo ai ragazzi. Il ragazzo che entra nello spogliatoio non sa cos'è il Toro, non respira quell’aria e allora tutto questo gli deve arrivare e deve capire che per noi perdere o vincere non è la stessa cosa. Ora partiranno tutti i colloqui con i giocatori perché, ripeto, voglio capire chi vuole rimanere e chi vuole andare via. Questo è il mio lavoro ed è quello che inizierò a fare da oggi. Già ho parlato con qualcuno ieri, ma è stata una cosa molto fugace perché la cosa più importante era parlare con l'allenatore e capire in che modo vuole giocare e da dove io devo partire. Mentre da adesso il mio lavoro sarà legato a questo tipo di situazione e poi di conseguenza, ma non parallelamente, cercheremo di aiutare ad andare altrove i giocatori che qui non stanno bene e dobbiamo portare qui giocatori che hanno entusiasmo, fame e voglia di venire al Toro e che siano funzionali al metodo che il mister ha scelto di portare avanti da qui a fine campionato".
La naturale conseguenza sarà quindi agire a gennaio in sede di calciomercato "Se non sei bravo a farne uscire uno e a farne entrare un altro, chi rimane ti crea solo problemi. Devo essere bravo, capace e anche aiutato dai miei collaboratori a fare operazioni furbe e intelligenti: se oggi ci serve un braccetto devo liberarmi di un trequartista che nel 3-5-2 non mi serve. Sono situazioni di calciomercato che non sto a spiegare, ma che sono evidenti. Poi una volta che è stato identificato il giocatore che serve in quel ruolo dobbiamo prenderlo perché ci risolve i problemi che abbiamo. Non è solo esclusivamente creatività, di sicuro il mercato di gennaio è complicato. Io l’ho fatto di cambiare tanti giocatori e quando sono arrivato la prima volta tanti giocatori volevano scappare. Oggi non credo che ci sia quell’atmosfera perché tanti calciatori vogliono restare al Torino, ma devono dimostrarmelo con i fatti. Voglio vedere che in campo danno tutto ed è quello che cercherò di fare da adesso in poi”.
Anche l’allenatore deve fare la sua parte e per questo Petrachi ha fatto a Baroni puntuali richieste: "A Baroni ho chiesto di fare il Marco Baroni che conosco, di tirare fuori tutto ciò che ha dentro. Siamo stati compagni di squadra nel Lecce e lui è stato sempre un caratteriale. Gli ho detto: “Sei una persona per bene, da calciatore eri cazzutissimo, e da allenatore pretendo che tu tiri fuori ciò che hai dentro”. Come posso dire, io quelli troppo tranquilli … Marco può e deve fare di più, gliel'ho detto ieri sera. Mi aspetto che la squadra gli somigli. Baroni è un grande lavoratore e ha temperamento per questo voglio che la squadra gli somigli. L'unica cosa che deve tirare fuori è pretendere dai suoi giocatori che quando scendono in campo siano la squadra di Baroni. Onestamente, l’anno scorso vedevo nella sua Lazio la voglia di aggredire gli avversari, di fare sempre la partita e di non stare in attesa di. Oggi il Torino deve avere la propria identità e quindi pretendo che Baroni trasferisca totalmente, senza guardare in faccia nessuno, quelle che sono le sue caratteristiche".
Le risposte ai suoi input Petrachi le vuole avere già domani nella partita con la Cremonese: "Ne parlavo ieri sera con Baroni, la Cremonese mi fa molta paura e questo devono capirlo anche i ragazzi. La Cremonese ha vinto a Bologna perché ha giocato sugli errori che ha commesso l’avversario e su alcune lacune, il Bologna ne ha poche, sfruttandole al meglio. Sarà una gara molto difficile, Nicola lo stimo, è un allenatore che studia molto gli avversari e che sta dimostrando di avere un suo perché nella categoria. Dobbiamo capire che sabato per noi sarà davvero una partita da coltello tra i denti. Se i giocatori non lo capiscono è un problema. Io cercherò, in queste quarant’otto ore, di infondere questo messaggio e di far capire loro che questa squadra deve fare di più e deve vincere più duelli personali. Ogni giocatore deve pensare che farsi saltare da un avversario è una sconfitta. Nella propria testa molti nostri giocatori pensano di essere abbastanza qualitativi e allora si forza la fase difensiva. No, no, noi dobbiamo vincere i contrasti perché se noi non facciamo rimbalzare qualcuno gli avversari ci passano come gli indiani: è questo il punto. Voglio che questo spirito del Toro, che ci ha sempre contraddistinto, entri nella squadra. Magari qualcuno lo ha, penso a Simeone non c’è bisogno che io lo vada a pungolare perché lo ha di suo. A chi ha garra, caratterialità forte devo chiedere di trascinarsi dietro qualcun altro, di farglielo capire, comprendere. I tre o quattro leader che ci sono in questa squadra devono prendere per mano i compagni e portarli dentro questa mentalità perché le partite si vincono soprattutto vincendo i duelli personali, ma noi ne vinciamo pochi: questo è il punto”.
Petrachi ha un obiettivo per sé e per il Torino e non lo nasconde: “Sono qui a riprendermi ciò che ho lasciato. Con tutta l'esperienza che ho acquisito e conoscendo l’ambiente, la gente e la tifoseria posso aiutare il club a crescere nella maniera in cui merita. Senza l’ambizione di poterlo fare, era inutile che mi presentassi. La mia ambizione è quella di risentire i tifosi del Toro cantare al San Mamés, cosa che mi aveva fatto venire la pelle d’oca: quella è stata una delle gioie più grandi che si sono vissute nel mio precedente ciclo. Vedere tutta quella gente felice è stato un qualcosa che mi ha lasciato ricordi incredibili e non vorrei che rimanessero solo ricordi: cercherò di dare più di ciò che posso per arrivare a obiettivi che il Toro sostanzialmente deve avere e può meritare".
Giusto per essere chiari, se qualcuno nel Torino non recepisce e non mette in atto ciò che giustamente pretende Petrachi sarà mandato fuori, senza sconti per nessuno.






