ESCLUSIVA TG – Trevisan “Caniggia” (tifoso del Toro): “Con Cairo sappiamo già di che morte dobbiamo morire. Mercato? Speriamo che arrivi qualche panchinaro di lusso”
Luca Trevisan, tifoso del Toro che lavora a “Radio Gamma 5” di Padova. Luca è conosciuto da molti come “Caniggia”, soprannome che gli diede mister Emiliano Mondonico per la somiglianza con l’ex calciatore argentino Claudio, è stato intervistato da TorinoGranata.it. Ecco che cosa ha detto sulla squadra allenata da Baroni, sul prossimo mercato del Torino e su Cairo.
Il Torino dopo 17 partite è al tredicesimo posto con 20 punti. Alla luce di quanto ha fatto finora, lei è soddisfatto o no, era il massimo che la squadra potesse fare oppure poteva fare di più o persino c'era il rischio che facesse meno?
“Questa situazione era prevedibile seguendo le vicende del ritiro pre-campionato e infatti i deficit sono venuti tutti a galla. Direi il classico déjà vu dall'era Cairo visto in questi vent’anni di poco o quasi nulla. Déjà vu nel senso che siamo alquanto abituati ormai. Come dicevo quando ci siamo incontrati quest’estate a Prato allo Stelvio dove il Torino era in ritiro, in vent’anni il Torino è riuscito a vincere un solo derby e a disputare due volte le coppe europee, ma non per nostri meriti bensì solo per i problemi che avevano avuto Parma e Milan e quindi ne erano stati esclusi. Per il resto, nelle annate in cui tutto va bene arriviamo ultimi nella parte sinistra o primi oppure secondi nella parte destra della classifica, ma adesso siamo addirittura 13esimi e dobbiamo, come a volte succede, guardarci alle spalle. Per tutto questo, già in estate, prevedevo difficoltà.
Comunque siamo fortunati perché l'altro giorno l'intelligenza artificiale ha detto che Verona, Pisa e Fiorentina sono destinate a retrocedere e quindi noi possiamo stare tranquilli. Buttiamola sul ridere. Tra l’altro mi dispiacerebbe per la Viola se questa previsione accadesse per il legame e il gemellaggio che ci unisce.
Tutti i dubbi che si avevano in estate poi si sono subito concretizzati alla prima di campionato con la pesante sconfitta che l’Inter ci ha inflitto per 5 a 0, mai in più di cent’anni di storia del Torino avevamo iniziato così male un campionato. E poi altre cinque pappine ce le ha rifilate il Como, che ha uno dei presidenti stranieri più ricchi a livello globale e che investe e infatti l’allenatore Fàbregas è rimasto non perché il lago è bello, ma perché c’è una squadra con la “s” maiuscola. Vogliamo poi parlare del fatto che Cairo a gennaio 2025 aveva rinnovato il contratto all’allora direttore tecnico Vagnati che poi ha cacciato lo scorso 10 dicembre? Non che questo mi dispiaccia così almeno non ci saranno più trasmigrazioni dalla Spal al Torino, con tutto il rispetto per gli spallini. Sinceramente mi aspettavo che Cairo mandasse via Vagnati dopo la lite con Juric a Waidring visto che gli aveva dato della t… di c… Alla fine adesso comunque serviva un capro espiatorio e Cairo lo ha individuato in Vagnati. In generale però dobbiamo aggiornare in negativo tutto quello di cui avevamo parlato quest’estate”.
Indubbiamente i problemi si sono susseguiti da allora a oggi, non per nulla già prima che iniziasse il campionato era stato cambiato il modulo di gioco e poi successivamente è accaduto di nuovo.
“Esatto, il buon Baroni ha dovuto correre ai ripari fin da subito. Dico buon Baroni perché non ha le caratteristiche di stile di Juric e Vanoli infatti è stato preso anche perché è un po’ uno “yes man”, lo dico senza offendere e in modo tranquillo. Non è il tipo che vada a dire più di qualche cosa a Cairo, anche perché poi ne andrebbe dello stipendio e soprattutto del suo contratto. Per carità, Baroni ha dovuto cambiare modulo, ma anche lui ha responsabilità perché certi calciatori li ha voluti lui. Per giorni quest’estate si era parlato dell’arrivo di Ngonge e poi cosa ha fatto finora? Poco, quasi niente.
Il campionato dopo quella batosta iniziale è proseguito con alti e bassi e adesso si sperava di riuscire a fare tre vittorie consecutive, ma dopo quelle con Cremonese e Sassuolo è arrivata la sconfitta in casa con il Cagliari, che aveva ben 8 giocatori indisponibili. Non che i sardi siano venuti a Torino a dettare legge, per carità, ma noi sabato eravamo passati in vantaggio e abbiamo, nel complesso della gara, fatto 19 tiri verso la loro porta, però pur tirando meno di noi loro hanno ribaltato il risultato facendoci due gol. Due gol il primo su palla inattiva e il secondo con il loro giocatore Kilicsoy, un ragazzino di 20 anni, che partendo dal centrocampo ha saltato come birilli 3-4 dei nostri, sarebbe bastata una spallata per fermarlo, e poi ha segnato il gol che ha portato i tre punti al Cagliari. Un’azione alla Maradona
Battendo il Cagliari non avremmo fatto chissà cosa e neppure risolto tutti i problemi, però almeno avremmo chiuso bene l’anno con un trittico di vittorie, che ci manca da febbraio-marzo del 2019”.
Ma lei come si spiega che il Torino continui a subire gol così incredibili?
“L’errore centrale è stato che quest’estate il Torino abbia preso una serie di giocatori che non stanno rendendo, Nkounkou, Ngonge, Israel e Aboukhlal, quest’ultimo detto il cobra e che prometteva bene, ma io l’ho visto alquanto innocuo e infatti adesso sembra che il nuovo direttore sportivo Petrachi lo cerchi di vendere al Nantes sperando che il giocatore accetti di andare in una squadra che sta all’ultimo o al penultimo posto del massimo campionato francese. E qui torniamo al discorso della cacciata di Vagnati, aveva preso dal Tolosa Aboukhlal spendendo 8 milioni e Baroni lo sta utilizzando molto poco. Almeno fino a non molto tempo fa il Torino allle volte prendeva giocatori spendendo 2-3 mln per rivitalizzarli e poi li rivendeva facendo plusvalenze, ma così neppure questo per cui Cairo dopo aver rinnovato il contratto a Vagnati lo ha mandato via. Un alibi, una giustificazione, qualcuno doveva pagare perché non è Cairo che se ne va.
Ma se tutti gli anni dobbiamo ripartite da zero perché vengono venduti i migliori 2-3 elementi per fare cassa prima o poi ritrovi nei guai. Quest’estate sono stato venduti il portiere Milinkovic-Savic e il centrocampista Ricci, l’anno prima Buongiorno e Bellanova e tutti gli altri prima e poi al loro posto vengono presi i Pedersen, i Masina, i Coco, i Biraghi allora di cosa stiamo parlando? Ecco che dobbiamo sempre partire dall’inizio e quest’anno evidentemente si sperava di poter riciclare la difesa dell’anno scorso, ma adesso invece ci si aggrappa al rientro di Coco dalla Coppa d’Africa, dove ha fatto un autogol e così la sua Nazionale non è arrivata agli ottavi, per avere una soluzione in più in difesa domenica nella partita col Verona quando si giocherà una sfida per evitare la parte più bassa della classifica. L’unico difensore non male arrivato in estate è Ismajli, ha 29 anni e qualche acciacco di troppo e non viene dal Real Madrid bensì dall’Empoli che è retrocesso. E infatti il risultato è stato che abbiamo la difesa peggiore della Serie A, insieme all’Udinese e alla Fiorentina ultima in classifica.
La nostra attuale classifica e la situazione della difesa sono emblematiche di tutto quello che rappresenta il calcio da sempre: fin dai pulcini per arrivare alla prima squadra prima di tutto si inizia dal fortificare la difesa in modo da subire meno gol possibili perché poi davanti qualche cosa può sempre succedere.
Dico la verità, dell’attacco non sono scontento. Zapata lentamente si sta riprendendo dal lungo infortunio, è stato preso Simeone e Adams ha un bel piede. Mi è piaciuto l’arrivo di Simeone perché si è subito calato nel Torino e nella storia granata ed è andato a Superga. Ci servono giocatori che riaccendano un po’ lo spirito granata. Abbiano bisogno di tremendismo granata”.
E dell’avvicendamento che finora c’è stato fra i portieri, cosa pensa?
“Israel magari si farà, ma prenderlo è stato un errore. Forse su di lui pesano le stigmate bianconere. E adesso in porta è stato messo Paleari, che fino a tre stagioni fa giocava nel Benvento. Di certo non ha aiutato Israel il cambio di modulo e il passare dalla difesa a quattro a quella a tre”.
Il 2 gennaio apre il calciomercato, volendo un’aggiustata alla rosa la si può dare.
“Certo, un mese in cui si faranno tanti nomi e alla fine verrà forse allentato un pochino il cordone della borsa per darci il contentino: un paio di giocatori. Petrachi è tornato, conosce l’ambiente e conosce bene Cairo, essendo stato qui quasi due lustri e speriamo di non dover dire che si tratta di una minestra riscaldata. Sicuramente ha molta più esperienza di Vagnati per quel che riguarda i giocatori giusti per farci riprendere un po’ di fiato.
Ricordiamoci però che nei primi giorni del calciomercato di riparazione mai, diciamo quasi se mi sfuggisse qualche cosa, sono stati presi giocatori utili perché si aspetta la fine e intanto passano settimane e si giocano partite senza i rinforzi necessari. Quest’anno vedremo cosa accadrà, ma non mi faccio illusioni. La difesa è da riequilibrare perché alternativamente le cappelle le hanno commesse tutti, Coco, Masina, Maripán, Ismajli. A parlare di difesa, a modi incubo, mi torna in mente il gol di Kilicsoy che salta uno dopo l’altro i nostri giocatori e poi tira e segna, con Paleari che non ha colpe.
Io sono per la cacciata di Cairo e la cosa che mi dà fastidio, ne ho parlato anche in radio, è che in modo continuativo nel tempo, l’ultima volta lo scorso ottobre, il Presidente dica: “Il mio bilancio in vent’anni è molto positivo, mi sono pure divertito”. Beato lui. Cairo s’incensa tanto, ma si dimentica sempre di dire che con lui il Torino in B c’è stato per tre anni di fila, cosa capitata una sola altra volta nella nostra storia. E poi Cairo racconta: “Sarei anche disposto a cedere il Toro, ma non ho avuto offerte”. E questo è tutto da vedere. “La contestazione? Tanti tifosi mi scrivono e mi dicono di andare avanti”. Vorrei sapere quali sono questi tifosi perché ci sono decine e decine di Toro Cliub sparsi in tutt’Italia che manifestano la loro disapprovazione nei confronti di questo ventennio della sua presidenza, oltre tutto è anche il presidente più longevo della storia del Toro.
Il karma dei tifosi del Toro è molto particolare. Leggo le interviste che vengono fatte a ex giocatori, Graziani, Ferrante piuttosto che Pulici o l’ex allenatore Fascetti che ha detto: “Questo Toro non è né carne né pesce”. Ha ragione perché siamo nell’era dell’assoluta quinta essenza della mediocrità. E l’abbiamo conosciuta con Cairo. Come dicevo, il derby è la partita più importante e non ne vinciamo uno dal 26 aprile 2015 e da allora ne abbiamo giocati altri 23, due in Coppa Italia, e l’ultimo, pareggiato 0 a 0, è stato abbastanza equilibrato, ma la Juventus non attraversava un buon periodo, a differenza di adesso che sembra essersi ripresa e quindi meno male che l’abbiamo affrontata ai primi di novembre.
L’altra volta, nell’intervista a Prato allo Stelvio, parlavo di Glasnost e Perestrojka e servirebbero proprio come instillare un po’ di storia granata, una carica diversa. E’ dalle basi che bisogna ripartire quindi a iniziare da ciò che dovrebbe venire in soccorso ossia giocatori cresciuti nel vivaio”.
A differenza del passato, attualmente si può fare poco affidamento sulla Pimavera visto quanto male sta andando.
“Esatto, una volta era una miniera d’oro perché sfornava giocatori per la prima squadra, poi per carità serviva anche per fare cassa, e adesso invece è penultima, con tre allenatori cambiati nell’arco di pochi mesi, e anche lei ha la peggior difesa in assoluto. E quindi siamo sempre lì: peggior difesa in assoluto, qualche cosa vorrà pur dire. Per il Torino la Primavera era di fondamentale importanza perché ci costruivamo i campioncini in casa. Ricollegandomi a quello che diceva Fascetti, manca il senso d’appartenenza perché i ragazzi che arrivavano dal vivaio in prima squadra erano d’esempio anche per gli altri. Oggi in generale nel calcio ci sono troppi stranieri e questo va a discapito anche della Nazionale e speriamo che questa volta si arrivi al Mondiale visto che non ci siamo qualificati nelle ultime due”.
Ma per avere una Primavera fucina per la prima squadra serve anche il contesto.
“Esattamente, era proprio qui che volevo arrivare. Si continua a leggere della costruzione del centro sportivo per le giovanili il Robaldo, ma doveva essere pronto per il 4 maggio 2025 e invece ancora oggi non è stato del tutto completato. Eppure in pompa magna Cairo e il Sindaco di Torino Lo Russo il 4 maggio del 2024 erano andati ad inaugurare il primo campo. Forse è stata rispettata qualcuna delle date dette? No, mai!
Il Filadelfia dopo decenni dalla demolizione è stato ricostruito, ma forse è tornato a ruggire con quella simbiosi che c’era sempre stata fra chi andava in campo e chi stava aggrappato alle reti attorno? Non era stato promesso che il cortile sarebbe stato aperto sempre ai tifosi? I tifosi non ci andrebbero per contestare, ma per incitare e caricare la squadra. Era il Fila con i tifosi che trasmetteva la carica, lo spirito granata ai giocatori e questo serviva ad amalgamare il tutto. Il Toro non è solo prima squadra, ma è tanto altro.
Il Museo con i suoi reperti storici, del Grande Torino, di Meroni, di Ferrini, è il più bello d’Italia fra i musei del calcio e dove sta? A Grugliasco e non nel nostro luogo sacro il Filadelfia, la culla dalla quale tutto parte o quasi”.
Resta il fatto che Cairo il Torino se lo tiene ben stretto.
“Purtroppo ci sono tante mancanze quindi continuiamo ad avere al vertice Cairo e così rischiamo di finire in un buco nero. Magari arriverà l’arabo che per sei mesi ci farà promesse da mille e una notte e poi ci lascerà andare alla deriva. Oppure arriverà un fondo speculativo XY. L’ideale sarebbe un italiano che conosca anche la nostra storia e che ci metta un po’ d’orgoglio e di passione.
Cairo dice che nessuno è interessato al Torino e così vive soddisfatto. Non so come un tifoso possa leggere che lui dice: “Ultimi vent’anni molto positivi”. Capito non dice solo positivi, ma molto positivi. E poi che è stato lui a salvare il Toro. E no, assolutamente no! Perché a salvarci sono stati l’avvocato Marengo e i lodisti con Cairo che è arrivato solo dopo a prendersi tutto spendendo due spicci”.
Sempre più sembra affievolirsi lo spirito Toro.
“Lo dicevo anche in radio che si sta riducendo la simbologia della ferocità intesa come quell'essere feroce del toro simbolo animalesco. Penso che sempre più si diventi delle marmotte. Mi sembra di rivivere come nel film “Ricomincio da capo” il giorno della marmotta con il ripetersi da vent’anni degli stessi eventi. Ed è questo che la gente granata contesta”.
Mettiamola sul piano delle battute, ora arriva il mercato e così per un mese e qualche giorno si discuterà di possibili rinforzi.
“Eppure per migliorare le cose basterebbe poco e invece è partito l’elenco infinito di nomi accostati al Torino utili solo a riempire gli spazi sui giornali e online e alla fine arriveranno quei 2-3 un po’ acciaccati o panchinari, speriamo di lusso da qualche squadra di alta classifica di Serie A o dall’estero, che servano a qualcosina. Lo ripeto, di errori nel mercato estivo ne sono stati fatti abbastanza spendendo pure soldi. E’ fondamentale mettere a posto la difesa perché davanti qualche bocca di fuoco l’abbiamo che possa segnare un po’ di golletti.
La passione, la fede, la malattia di noi tifosi rimane comunque sempre la stessa però non capisco perché Cairo continui a sfidare noi tifosi, definisco così le sue parole e modi di fare, quando dice che i tifosi gli scrivono. Vorrei proprio vedere cosa scrivono e vorrei conoscere questi chi sono. Forse è questo che ci meritiamo, ogni popolo si merita il Governo che ha”.
Cairo proprio non lo vuole più al Torino, il suo pensiero è assolutamente chiaro.
“Bisogna cambiare assolutamente (lo dice scandendo le sillabe, ndr) perché con Cairo sappiamo già di che morte dobbiamo morire infatti quando si poteva fare il saltino di qualità non è mai stato fatto. L’ultimo esempio col Cagliari: giocavamo in casa con oltre 20.000 tifosi che sostenevano la squadra, siamo andati in vantaggio e gli avversari che avevano 8 defezioni però sono riusciti a segnare due gol che neppure si concedono all’oratorio. Prima quando parlavo delle tante cose che mancano mi sono dimenticato di dire i gol da calcio di punizione e tutti sanno che l’ultimo lo aveva segnato Ljajic il 21 maggio 2017 a Marassi nella gara persa col Genoa. E mai possibile? Non che prendiamo chissà quante punizioni al limite dell’area, ma quando accade comunque non le sfruttiamo. Quest’anno con Biraghi, Ngonge e Aboukhlal in teoria avremmo avuto chi poteva segnare su punizionr, ma non mi sembra che abbiamo fatto gol così. E da azioni che partono dal calcio d’angolo capita di segnare col conta gocce, ma invece di reti ne subiamo e non pochi come abbiamo fatto in malo modo anche sabato scorso col Cagliari e l’abbiamo pagata molto cara. Per carità, ai punti avremmo meritato di vincere noi per i numeri di tiri fatti
Comunque la speranza c’è sempre che nel mercato di riparazione qualcosa di positivo possa accadere e che gli osservatori andando nei campetti più remoti e fangosi d’Italia possano trovare il giocatore giusto che costi poco o nulla”.
Siamo alla vigilia di un nuovo anno, un augurio?
“Dobbiamo ripartire da capo, nel senso buono del termine, rimangono la passione, la fede e i tifosi che seguono il Toro in ritiro e che vanno allo stadio il 20 di dicembre nonostante una classifica inguardabile, lo è il 13° posto, e un avversario incerottato e che aveva quattro punti in meno. E domenica ci sarà lo spareggio salvezza con il Verona, ma attenzione perché quando c’è da riportare in vita qualche altra squadra questo Torino degli ultimi venti anni non manca mai all’appello. E quest’anno lo abbiamo già fatto col Parma, col Lecce, che evoca sempre brutti ricordi, e col Cagliari e in parte col Pisa. Comunque ultimamente quando andiamo al Bentegodi ci va bene e quindi speriamo in modo da non dover fare alla fine conti assurdi su classifica avulsa, scontri diretti, differenza reti e quant’altro e continuare a guardarci alle spalle. Di punti ne abbiamo 20 e allora arriviamo il prima possibile ai 40. Quest’estate Cairo e Vaganti dicevano che volevano fare un’ottima squadra per disputare un buonissimo campionato facendo intravedere, senza dirlo esplicitamente, la possibilità di competere per un posto in Europa. Io e tanti altri non ci abbiamo mai creduto, ricordiamoci che da quando c’è Cairo in Europa ci siamo andati solo per defezioni di Parma e Milan e mai per esserci arrivati con le sole nostre forze, nemmeno quella volta a Firenze con lo stadio pro Toro e quel rigore dato all’ultimo e sbagliato da Cerci e con Rosati in porta, che poi qualche anno dopo sarebbe venuto da noi a fare prima la riserva di Sirigu e poi di Milinkovic-Savic.
Per carità, la nostra grande malattia e la profonda fede ci porterebbero a seguire il Toro anche in terza categoria, ma questo Torino ogni anno deve ricominciare da capo e, soprattutto, è di una mediocrità assoluta. Purtroppo sono finiti i tempi dei grandi allenatori come Mondonico - ti ho vista lunedì sera alla trasmissione su Grp “Orgoglio granata” e c’erano anche Clara, la figlia di Emiliano, e Beppe Mercuri del Toro Club di Asti -. Il Mondo l’ho conosciuto bene e quando, usando una metafora, parlava degli indiani che andavano a combattere contro i cowboy si riferiva a quello spirito granata che era unico e serviva anche a fare spogliatoio. L’anno scorso a gennaio era arrivato Biraghi dalla Fiorentina, ma sarebbero serviti anche altri elementi per far sì che la squadra arrivata alla salvezza non mollasse. Adesso è tornato Petrachi e rispetto a Vagnati penso che sia più preparato e con la coppola in testa a fisiognomica diretta nello spogliatoio possa dare la spinta e lo ha fatto per due partite. Auguriamoci che l’effetto non sia già svanito”.
Al Torino sembrano mancare giocatori che abbiano sufficiente personalità come avevano i calciatori di una volta e ormai solo più i tifosi sanno cosa voglia dire non mollare mai.
“Ripeto, non si molla per nessun motivo al mondo perché altrimenti non saremmo granata, però quello che dici è vero infatti continuo a leggere le dichiarazioni di ex calciatori e di come era il loro Toro. Pulici, la sacralità vivente più elevata in assoluto rispetto a quello che ha rappresentato per noi, raccontava che era la Maratona che lo attirava e lui arrivava a testa bassa e non aveva bisogno di sapere a che distanza era dalla porta perché sentiva il rumore della Curva e capiva che doveva tirare in porta.
Ho un archivio con ritagli storici di giornali come quelli del derby del 3 a 2, strepitoso con Dossena, Bonesso e Torrisi, o di quello anni dopo del 3-3 con la buca di Maspero, ero allo stadio. Ma stiamo parlando di 42 e di 24 anni fa. Il 13 ci sarà la Coppa Italia, gli ottavi, e l’avversario sarà la Roma, questa competizione dovrebbe essere un’opportunità perché chi la vince va in Europa League alla fase campionato e invece in questi vent’anni al massimo per quattro volte siamo arrivati ai quarti. In passato invece tante volte siamo arrivati in finale e l’abbiamo vinta 5 volte, ma sappiamo benissimo che l’ultima risale al 1993, in panchina c’era Mondonico e in squadra avevamo Marchegiani, Annoni, Bruno, Fusi, Mussi, Venturin, Casagrande, Silenzi. Meglio non pensarci perché da allora sono passati 32 anni. E a proposito di ricorrenze il prossimo 16 maggio saranno 50 anni dall’ultimo scudetto. Nessuno pretende di vincere di nuovo lo scudetto, ma nemmeno di doversi guardare alle spalle per vedere quanto dista la Serie B per cui voglio un solo regalo per festeggiare: che Cairo in maniera tranquilla, rilassata e pacifica tolga il disturbo e se ne vada via”.






