6 maggio 1979, la Roma pareggia contro l'Atalanta e scaccia l'incubo retrocessione

La storia della Roma degli anni ottanta, tra Falcao e la finale di Coppa Campioni, oltre allo Scudetto, inizia con il 6 maggio 1979. All'Olimpico c'è l'Atalanta, invischiata nella lotta per non retrocedere. Peccato che anche i giallorossi non se la stiano passando benissimo, con 24 punti in 28 partite - con la vittoria che valeva due punti, però - due in più dei nerazzurri. Sulla panchina c'è Ferruccio Valcareggi, ma il rischio retrocessione c'è ed è ben presente. La settimana prima la Roma ha vinto 2-1 con l'Inter, ma solo con un pareggio può scongiurare definitivamente il pericolo Serie B (oppure uno spareggio, comunque molto pericoloso).
Olimpico pieno, con 65 mila spettatori - non c'è ancora il restyling di Italia 90 - e subito gol per la Roma, con Vavassori che anticipa Pruzzo e infila Bodini. Sembra l'inizio della festa, ma non è così. Perché al ventiduesimo è Bertuzzo a insaccare il pareggio, mentre l'1-2 è di chi Roma, poi, la vivrà seppur per pochissimo: Cesare Prandelli. Nella ripresa, dopo quindici minuti carichi di tensione, i giallorossi pervengono al pareggio con la rete del solito Pruzzo, bravo a correggere in rete un cross di De Nadai. Il risultato non cambia più e finisce quindi 2-2, con il pubblico che entra in campo a festeggiare una salvezza.
La Roma è aritmeticamente salva anche con una sconfitta all'ultima giornata, perché l'Atalanta è a 22 e non può raggiungere più i giallorossi a quota 25. Arriverà un pareggio ad Ascoli, uno 0-0 per onore di firma, ma è l'inizio di quella Roma che negli anni ottanta riuscirà, appunto, ad arrivare al secondo Scudetto della sua storia.
