18 dicembre 1994, addio a Costantino Rozzi
Costantino Rozzi (1929 – 1994), imprenditore e dirigente sportivo italiano, grande presidente dell'Ascoli
Nel nome di Costantino
Nel giorno dell’anniversario, ricordare Costantino Rozzi non significa soltanto ripercorrere i successi sportivi dell’Ascoli Calcio.
Significa soprattutto raccontare l’uomo, quello vero, fatto di gesti semplici, di rispetto, di attenzione per gli altri.
A Castorano, dove aveva la sua cantina, Costantino aveva creato una foresteria.
Non era un luogo di lusso, ma uno spazio autentico, dove organizzava pranzi e cene con personaggi importanti del calcio, dell’imprenditoria e delle istituzioni. Non per vanità, ma sempre con un unico obiettivo: fare il bene di Ascoli e dell’Ascoli Calcio.
Una signora di fiducia si occupava di tutto: la spesa, la cucina, il servizio, l’accoglienza degli ospiti. Un giorno, verso l’ora di pranzo, Costantino la chiamò all’improvviso:
«Arrivano delle persone a mangiare, sbrigati».
Lei fece tutto di corsa. Preparò i piatti, apparecchiò la tavola, accolse gli invitati.
Fu solo allora che Costantino Rozzi si accorse di un dettaglio: erano in diciassette.
Scaramantico com’era, non esitò un istante. Chiamò la signora e le disse deciso:
«Così non possiamo iniziare. Bisogna chiamare qualcun altro per fare diciotto».
Su sua indicazione, la signora fece chiamare il contadino che stava lavorando in campagna.
Lo fece sedere a tavola, accanto agli ospiti illustri, senza differenze, senza imbarazzi.
Era questo Costantino Rozzi.
Un presidente capace di parlare con tutti allo stesso modo, di mettere sullo stesso piano il personaggio importante e l’uomo dei campi. Un uomo che credeva nei valori, nelle tradizioni, nella dignità delle persone.
E forse è proprio per questo che, a distanza di anni, il suo nome non è solo un ricordo.
È una lezione.
È un esempio.
È una presenza che Ascoli continua a sentire viva.
"Io non sono figlio di conti e marchesi: mio padre faceva il capocantiere e in famiglia si ragionava sempre con la fatica a fianco. E io non riesco a comportarmi coi miei dipendenti con cinismo : li conosco tutti uno per uno, conosco le loro storie e le loro famiglie . Il calcio del mio Ascoli è un po' così: ruspante, forse vecchio e fuori dai tempi, ma ricco di umanità.
Arrivano tanti bidoni stranieri in Italia. Il nostro calcio si permette il lusso di utilizzare 3 stranieri per squadra. E’ una condanna per l’Italia, perché blocca la strada ai nostri giovani e inaridisce i vivai. Coma mai Schillaci arriva a 25 anni in serie A ? Come mai Marco Nappi arriva a 23 anni in serie A ? Come mai Matteoli è arrivato a 25 anni in serie A ? E come mai solo a 26 anni Francesco Romano è tornato in serie A ? Togliete Romano dal Napoli del primo Scudetto o Matteoli dallo Scudetto dell’Inter dei record o Schillaci alla Nazionale a Italia ’90 o alla Juventus che vince 2 Coppe e come finisce ? Il fatto più grave è che gli stranieri occupano i ruoli chiave del nostro calcio . Coloro che segnano gol e quelli che li fanno segnare e costringono i nostri giovani a invecchiare in panchina".
Oggi nel 2025 si parla di professionismo arbitrale: lui ne parlava 40 anni fa.
Partendo dalla serie C, l'Ascoli ha disputato 14 campionati di serie A.
Il 18 dicembre 1994 se ne andava Costantino Rozzi
Altre notizie
Ultime dai canali






