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Carlo Mazzone, se famo er 3-3 vengo sotto 'a curva. Panchina d'oro alla carriera
"Se famo er 3-3 vengo sotto 'a curva". Lo ha detto Carlo Mazzone, nato a Roma nel 1937, uno dei grandi decani degli allenatori italiani, che oggi compie 86 anni. Cresciuto nel settore giovanile della Roma, gira per Latina, Ferrara (alla SPAL) e Siena prima di trovare finalmente il proprio posto nel mondo, cioè Ascoli, dove gioca per tutti gli anni sessanta, diventandone una bandiera con 219 partite e 11 gol, neanche poi malissimo per un difensore, peraltro in molti casi indossando anche la fascia da capitano.
Qualcosa cambia nel 1968-69 quando, a 31 anni, si trova nella veste di allenatore-giocatore. Sarà la sua ultima sul campo e la prima sulla panchina, vincendo cinque partite, pareggiandone 6 e perdendone 2, finendo al terzo posto nella Serie C dei tempi. Subentra anche l'anno dopo, arrivando a un passo dalla promozione. I buoni risultati suggeriscono a Costantino Rozzi, presidente dell'epoca, di farlo diventare tecnico in pianta stabile della prima squadra. Così arriva dalla C alla A, in cinque stagioni, guadagnandosi la chiamata della Fiorentina.
Rimane tre anni a Firenze, poi va a Catanzaro e infine ritorna ad Ascoli, dove in una stagione arriva addirittura al sesto posto in classifica. Poi Bologna, Lecce, Pescara, Cagliari, Roma, Napoli, di nuovo Bologna, Perugia, Brescia, ancora Bologna prima di chiudere la carriera nel 2010, a Livorno. Iconica, appunto, la sua corsa da allenatore del Brescia in un derby contro l'Atalanta, riacciuffato da Baggio all'ultimo minuto dopo che sul 3-1 scandì la magica frase "Se famo er 3-3 vengo sotto 'a curva" ai tifosi nerazzurri che lo sbeffeggiavano e insultavano. Nel 2019 gli viene intitolata la nuova tribuna Est del Cino e Lillo del Duca, stadio di Ascoli Piceno, per poi venire inserito anche nella Hall of Fame del calcio italiano.
Qualcosa cambia nel 1968-69 quando, a 31 anni, si trova nella veste di allenatore-giocatore. Sarà la sua ultima sul campo e la prima sulla panchina, vincendo cinque partite, pareggiandone 6 e perdendone 2, finendo al terzo posto nella Serie C dei tempi. Subentra anche l'anno dopo, arrivando a un passo dalla promozione. I buoni risultati suggeriscono a Costantino Rozzi, presidente dell'epoca, di farlo diventare tecnico in pianta stabile della prima squadra. Così arriva dalla C alla A, in cinque stagioni, guadagnandosi la chiamata della Fiorentina.
Rimane tre anni a Firenze, poi va a Catanzaro e infine ritorna ad Ascoli, dove in una stagione arriva addirittura al sesto posto in classifica. Poi Bologna, Lecce, Pescara, Cagliari, Roma, Napoli, di nuovo Bologna, Perugia, Brescia, ancora Bologna prima di chiudere la carriera nel 2010, a Livorno. Iconica, appunto, la sua corsa da allenatore del Brescia in un derby contro l'Atalanta, riacciuffato da Baggio all'ultimo minuto dopo che sul 3-1 scandì la magica frase "Se famo er 3-3 vengo sotto 'a curva" ai tifosi nerazzurri che lo sbeffeggiavano e insultavano. Nel 2019 gli viene intitolata la nuova tribuna Est del Cino e Lillo del Duca, stadio di Ascoli Piceno, per poi venire inserito anche nella Hall of Fame del calcio italiano.
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