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Vorlicky, il sogno che resiste: “A Bergamo sono diventato uomo. Non ho mai smesso di credere”
Oggi alle 07:30Primo Piano
di Redazione TuttoAtalanta.com
per Tuttoatalanta.com

Vorlicky, il sogno che resiste: “A Bergamo sono diventato uomo. Non ho mai smesso di credere”

Cinque operazioni, depressione, ripartenze: il talento ceco cresciuto a Zingonia racconta il suo legame con l’Atalanta e il cammino per tornare al calcio che ama

Un talento scolpito nel dolore e temprato nella pazienza. Lukas Vorlicky, 23 anni, “ginocchia di cristallo” e cuore d’acciaio, è cresciuto a Zingonia coltivando il sogno Atalanta. Oggi è allo Slavia Praga, fuori lista UEFA per la notte di Bergamo, ma la sua storia è un inno alla resilienza: cinque operazioni al ginocchio, ricadute, buio e rinascite. E soprattutto gratitudine: per una città che lo ha fatto uomo e per un club che non lo ha mai lasciato solo.

LE RADICI – «Sono arrivato bambino, vado via uomo» – Bergamo resta il suo luogo dell’anima. «A Bergamo ho speso la gran parte della mia carriera: lì ho sentito un affetto speciale - confida in una lunga intervista rilasciata a L'Eco di Bergamo -, la gente mi riconosceva anche se avevo giocato poco. Non sono andato via perché lo volessi o perché qualcuno mi abbia allontanato: sentivo la necessità di ricominciare davvero».

IL CONTO COL DESTINO – Cinque interventi e il buio – La trafila delle operazioni è da Guinness: «Ho vissuto momenti di sconforto, ma anche tanti gesti di cura. L’Atalanta ha investito su di me, Luca Percassi mi ripeteva: “Ti aspetteremo”. Il rammarico? Essere stato sempre forte di testa e mai pienamente integro fisicamente: non sono riuscito a restituire in campo ciò che Bergamo ha dato a me».

LA SVOLTA MANCATA – L’unica parentesi senza dolore – «A inizio 2023 mi sono sentito bene come mai: tre partite, nessun fastidio. Poi una fitta alla rotula e un’altra operazione. Più tardi ho scoperto che il crociato era più corto del dovuto: il carico contribuiva a rompere il ginocchio».

LE DOMANDE CHE FANNO MALE – Errore medico? Crescita? Sfortuna? – «Non lo so, chiedetelo ai medici. Sono cresciuto molto in altezza, hanno inciso più fattori. Sia all’Atalanta sia allo Slavia sono stato seguito benissimo: il dottor Del Vescovo e il suo staff sono stati preziosi. Il problema di cartilagine non si vedeva in risonanza: quando dicevo “ho dolore” e le immagini non spiegavano, sono caduto in depressione».

LA SCELTA INTERIORE – Mollare non era un’opzione – «Sì, ci ho pensato. Ma dentro sapevo che non l’avrei fatto. Mi sono sempre sentito calciatore, sostenuto da club che hanno creduto in me. Mi ha salvato la passione».

IL SOGNO INTERROTTO – Dove sarei arrivato senza infortuni – «Lo dico con umiltà: avrei giocato nell’Atalanta. Mi paragonavano a Diallo e Kulusevski, ma io rispondevo: “Voglio solo l’Atalanta”. Non esserci riuscito stabilmente è il mio grande rammarico».

LA FILOSOFIA DEL PRESENTE – Felice, comunque – «Ho cambiato traguardi: giocare in una grande della Repubblica Ceca che fa l’Europa è un successo dopo tutto questo. So che gli infortuni hanno inciso sulla carriera che immaginavo, ma sono felice: meglio così che fermarsi. Amo il calcio e combatto il dolore con l’amore per il pallone».

LO STATO FISICO – Ginocchio “sistemato”, gestione consapevole – «Il ginocchio è a posto, qualche fastidio resta ma niente gonfiore. Da agosto sono sempre convocato, non ho saltato allenamenti: mi conosco e so quando differenziare. Lo staff dello Slavia si fida di me».

LA FERITA DI QUESTA NOTTE – Fuori lista UEFA, niente Bergamo – «Mi fa male non tornare. Ho pianto quando ho saputo dell’esclusione: nessuno immaginava sarei stato pronto così presto. Andare a Bergamo ora sarebbe troppo: commenterò la partita in tv in Repubblica Ceca e lavorerò in campo tre giorni in più».

Vorlicky non è la storia di un rimpianto: è la traccia viva di chi trasforma la fragilità in carattere. Bergamo è la sua ferita e la sua forza. Il resto lo farà il tempo: paziente, come lui.