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L'Atalanta applaude, ma il calcio è crudele: traditi da un regalo e da quel "rigore" sbagliato
Oggi alle 01:00Primo Piano
di Lorenzo Casalino
per Tuttoatalanta.com

L'Atalanta applaude, ma il calcio è crudele: traditi da un regalo e da quel "rigore" sbagliato

C'è un motivo se alla fine, nonostante lo 0-1 sul tabellone luminoso della New Balance Arena, il popolo nerazzurro ha applaudito. C'è perché Bergamo capisce di calcio e sa riconoscere la differenza tra una resa e una battaglia persa per un dettaglio. Contro l'Inter cannibale di quest'anno, l'Atalanta ha giocato una partita a scacchi, tattica, accorta, forse persino troppo rispettosa nel primo tempo, ma l'ha persa per l'episodio più imponderabile: l'errore del "Ministro".

Vedere Berat Djimsiti, uno che in 300 battaglie ha sbagliato sì e no tre volte, confezionare quel pacco regalo per Lautaro Martinez è stato come vedere un monumento creparsi all'improvviso. Un errore tecnico, banale, umano. Troppo umano per una serata dove serviva essere macchine. Ma Palladino ha fatto bene a correre ad abbracciarlo: non si getta la croce addosso a chi ha tenuto in piedi la baracca per anni. La sconfitta brucia, ma non deve cancellare la stima.

Sterili davanti, spreconi nel momento chiave. Se dietro abbiamo pagato dazio sull'unica sbavatura, davanti c'è qualcosa da registrare. La scelta di Palladino di abbassare il baricentro per non dare profondità a Thuram ha funzionato in fase difensiva, ma ci ha reso tremendamente sterili. Scamacca (voto 5,5) è rimasto isolato come un naufrago sull'isola di Akanji, e Ederson si è dovuto sacrificare in un lavoro oscuro che gli ha tolto lucidità.

Eppure, l'occasione per rimetterla in piedi c'è stata. E grida vendetta. Quella palla sul sinistro di Lazar Samardzic era un rigore in movimento sull'invenzione di De Ketelaere. Un giocatore della sua classe, pagato per accendere la luce, non può sparare a salve quando ha la palla dell'1-1. Lì, più che nell'errore di Djimsiti, sta il rammarico tecnico della serata. Perché se vuoi fare punti contro le corazzate, la mezza occasione che ti capita la devi buttare dentro.

Percassi blinda il futuro (e Palestra). Prima del fischio d'inizio, però, le parole di Luca Percassi avevano già tracciato la rotta, andando oltre il risultato dei 90 minuti. La fiducia in Palladino è totale ("scelta giusta in quel momento"), così come la visione sul mercato. In un momento in cui le sirene per Marco Palestra si fanno sentire, la società ha alzato il muro: "Non è un tema all'ordine del giorno". Tradotto: i gioielli cresciuti in casa non si vendono a gennaio. Un messaggio di forza che serve a tenere l'ambiente compatto anche dopo una sconfitta.

Ora arriva il Maestro: trasformare la rabbia in benzina. Usciamo dal campo con zero punti ma con la certezza di aver tenuto testa alla corazzata interista di Chivu per un'ora abbondante. Carnesecchi (voto 7, reattivo in più occasioni) e Hien hanno dimostrato che la tenuta difensiva c'è. Ora però non c'è tempo per leccarsi le ferite. All'orizzonte c'è la Roma, c'è il ritorno di Gian Piero Gasperini a Bergamo. Sarà una partita di nervi, di cuore e di testa. Quella rabbia per l'errore di stasera va messa tutta in campo sabato prossimo. Perché perdere ci sta, ma rialzarsi è un obbligo.

© foto di www.imagephotoagency.it
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