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Palladino in conferenza: "I dettagli ci hanno punito. Inter cinica, a noi è mancata la perfezione"
Oggi alle 00:55Primo Piano
di Redazione TuttoAtalanta.com
per Tuttoatalanta.com

Palladino in conferenza: "I dettagli ci hanno punito. Inter cinica, a noi è mancata la perfezione"

Il tecnico nerazzurro analizza il ko di misura: la difesa del capitano, la spiegazione tattica del baricentro basso e il punto sugli infortuni di Zappacosta e le condizioni di Scalvini.

ATALANTA-INTER 0-1 (p.t. 0-0)
65’ Lautaro Martinez (I)

Il calcio sa essere crudele, trasformando una colonna portante in protagonista negativo per una singola sbavatura in una serata di gala. L'Atalanta esce sconfitta dal confronto con l'Inter, punita da un episodio che porta la firma involontaria di Berat Djimsiti, ma lascia il campo tra gli applausi del suo pubblico, consapevole di aver giocato alla pari contro la corazza interista. In sala stampa, Raffaele Palladino non cerca alibi, ma erge un muro a protezione dei suoi uomini. Con grande onestà intellettuale, il tecnico atalantino analizza un piano gara studiato per disinnescare la verticalità nerazzurra, ammette la sterilità offensiva negli ultimi metri e guarda avanti con la fermezza di chi sa che "o si vince o si impara". Tra i dettagli tattici su Musah e l'aggiornamento sulle condizioni di Zappacosta, emerge la figura di un allenatore che ha già voltato pagina, puntando il mirino sulla sfida contro la Roma. Ecco quanto evidenziato da TuttoAtalanta.com:

Mister, partiamo dall'episodio chiave. L'errore di Djimsiti, una colonna con oltre 300 presenze, è arrivato forse nel momento migliore dell'Atalanta. Quanto è difficile accettare una sconfitta determinata da una sbavatura così rara per un giocatore del suo calibro?
«Concordo con l'analisi, è difficile da digerire proprio per questo motivo. A fine partita il mio primo gesto è stato quello di andare ad abbracciarlo: non mi sentirò mai di condannare un errore individuale, tecnico, che può capitare a chiunque, specialmente a chi ha dato tanto a questa maglia. Purtroppo fa parte del gioco e bisogna accettarlo. Tuttavia, ho detto alla squadra che al di là dell'episodio ci abbiamo provato fino all'ultimo respiro contro una corazzata. Avevamo preparato la gara diversamente rispetto al passato recente, e dispiace non aver raccolto punti. Ora però bisogna essere bravi ad azzerare tutto immediatamente, archiviare la delusione e trasformarla in rabbia agonistica, perché la prossima sfida contro la Roma è già alle porte e vogliamo riscattarci».

A proposito del piano gara: ci aspettavamo un'Atalanta aggressiva, invece nel primo tempo vi siete abbassati molto. Era tutto previsto? E le chiedo: l'errore sotto porta di Samardzic pesa quanto quello difensivo di Djimsiti?
«Vi spiego la scelta tattica: ho affrontato l'Inter negli ultimi tre anni e so bene che se vai a prenderli alti e forti, loro ti puniscono. Lautaro e Thuram vivono per attaccare la profondità alle spalle della difesa; vogliono proprio che tu ti scopra per colpirti in verticale. Il nostro piano prevedeva di stare più bassi e lavorare sulle scalate, ma nel primo tempo l'abbiamo fatto con un'intensità troppo bassa, risultando passivi e gestendo male la palla una volta riconquistata. Nella ripresa, invece, siamo rientrati con un piglio diverso e con maggior qualità. Il rammarico è aver subito il gol proprio quando la partita era tornata in equilibrio e stavamo venendo fuori. Samardzic? Non condanno nemmeno il suo errore. Ci abbiamo provato finendo con il 4-2-3-1 e quattro attaccanti in campo, ma contro queste squadre devi essere perfetto: se ti capita mezza occasione, devi fare gol. Se non lo fai, vieni punito».

Nella ripresa si è vista un'Atalanta capace di misurarsi alla pari con i Campioni d'Italia. Al netto del risultato, quali risposte si porta a casa?
«Ho trovato risposte importanti, quelle che avevo chiesto nell'intervallo. La gara è stata decisa dagli episodi: noi abbiamo commesso un errore pagato a caro prezzo e non siamo riusciti a pareggiare l'ottima occasione avuta. È vero che anche l'Inter ha avuto chance in contropiede, ma sappiamo che nei big match i dettagli spostano gli equilibri e i giudizi finali. Dobbiamo accettarlo con maturità, senza dimenticare che veniamo da un filotto di sei vittorie nelle ultime nove gare. La nostra scalata in Champions, Coppa Italia e campionato continua: questa sconfitta non deve frenare la nostra crescita».

Tatticamente, come valuta la prova di Musah, schierato sulla destra? È un'opzione che rivedremo più spesso per garantirgli minutaggio?
«Musah è un giocatore estremamente duttile e intelligente, una risorsa che mi piace molto. Si applica con dedizione in tutto ciò che gli chiedo. Nasce centrocampista, ma già al Milan lo scorso anno ha ricoperto il ruolo di esterno o quinto. Oggi, quando abbiamo cambiato assetto, ha interpretato bene la posizione di terzino basso con licenza di spingere. Ha dato una buona risposta e sicuramente la sua versatilità sarà preziosa per noi».

Si dice che l'Atalanta "o vince o impara". Qual è la lezione più grande di stasera, considerando anche gli applausi convinti del pubblico al fischio finale?
«La lezione è chiara: contro le grandi squadre i dettagli fanno la differenza. Bisogna rasentare la perfezione, non concedere nulla dietro e capitalizzare la minima occasione davanti. Oggi usciamo con il rammarico perché gli episodi ci hanno condannato, ma ci portiamo a casa questa lezione in modo costruttivo. Sentire il pubblico applaudirci nonostante la sconfitta è la conferma che la squadra ha dato tutto, provandoci con orgoglio e coraggio fino alla fine. Volevamo dedicare la vittoria a Mario Pasalic in questo momento delicato per lui; non ci siamo riusciti col risultato, ma sicuramente con lo spirito».

È stata una partita bloccata, con marcature strette. Spesso lo stadio invocava il tiro da fuori, ma l'Atalanta ha faticato a trovare la conclusione dalla distanza. È una soluzione che piace poco o c'è dell'altro?
«Non è che piaccia poco, è che potevamo fare meglio negli ultimi trenta metri. Siamo stati sterili, cercando poco l'uno contro uno e sbagliando le scelte finali. Ma bisogna anche dare meriti all'avversario: l'Inter ha difensori di livello internazionale come Akanji, Bisseck e Bastoni. Sono strutturati fisicamente e molto attenti, non era facile penetrare centralmente. Abbiamo provato a passare per le corsie laterali, ma ci è mancato il guizzo vincente. È un aspetto su cui dobbiamo lavorare».

Zappacosta è uscito anzitempo. Problemi fisici o scelta tecnica? E quanto manca per rivedere Scalvini in gare di questo livello?
«Per Zappacosta si è trattato di un problema fisico: verso il 35' ha sentito indurirsi il flessore. Avendo già fuori Bellanova, ho preferito non rischiare un infortunio più serio e l'ho sostituito all'intervallo con Musah. Per quanto riguarda Scalvini, è stato in ballottaggio per una maglia da titolare fino all'ultimo. Sono felice di averlo recuperato pienamente; oggi l'andamento della partita non ha permesso il suo ingresso, ma prima o poi avrà la sua occasione. Infine, ci tengo a ribadire su Djimsiti: il suo errore non c'entra nulla con la stanchezza o i postumi fisici, è stato un puro errore tecnico che non cancella la sua grande prestazione».

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