Menu Serie ASerie BSerie CCalcio EsteroFormazioniCalendariScommessePronostici
Eventi LiveCalciomercato H24MobileNetworkRedazioneContatti
Canali Serie A atalantabolognacagliaricomocremonesefiorentinagenoahellas veronainterjuventuslazioleccemilannapoliparmapisaromasassuolotorinoudinese
Canali altre squadre ascoliavellinobaribeneventobresciacasertanacesenafrosinonelatinalivornonocerinapalermoperugiapescarapordenonepotenzaregginasalernitanasampdoriasassuoloturris
Altri canali mondiale per clubserie bserie cchampions leaguefantacalciopodcaststatistiche
tmw / atalanta / Primo Piano
Sulemana: "A 11 anni ho lasciato casa per inseguire un sogno. La mia forza? Testa, famiglia e... geni della velocità"TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
ieri alle 17:32Primo Piano
di Redazione TuttoAtalanta.com
per Tuttoatalanta.com

Sulemana: "A 11 anni ho lasciato casa per inseguire un sogno. La mia forza? Testa, famiglia e... geni della velocità"

Dal Ghana alla Champions League: il racconto di un ragazzo che ha trasformato la fatica in talento e la timidezza in coraggio.

Kamaldeen Sulemana, protagonista assoluto dell’inizio di stagione dell’Atalanta, si racconta a cuore aperto ai microfoni de La Gazzetta dello Sport.
Non solo il dribbling e la corsa da record, ma un percorso di vita fatto di scelte coraggiose, famiglia e determinazione. Dalla Right to Dream Academy ai sogni mondiali, passando per la scoperta di sé in Europa. Ecco quanto evidenziato da TuttoAtalanta.com

Nel 2022 sei stato l’uomo più veloce del Mondiale: 35,7 km/h. È talento o allenamento?
«Un po’ di entrambi. Credo che la velocità sia in parte un dono naturale, ma l’ho anche allenata molto. A 16 anni ho iniziato a giocare con ragazzi più grandi e forti fisicamente: dovevo adattarmi, correre più di loro, pensare più in fretta. Quella sfida mi ha aiutato a diventare quello che sono».

Hai lasciato casa giovanissimo. Che ricordi hai di quei giorni?
«Avevo undici anni quando sono andato alla Right to Dream Academy. È stato difficile, ma non traumatico. Ho sempre avuto una famiglia che mi ha sostenuto, anche a distanza. Ho lasciato il Ghana a diciotto anni per andare in Danimarca, al Nordsjaelland, ma avevamo già fatto dei viaggi prima per conoscere il club. Ho avuto tempo per prepararmi. Forse è stato il passaggio più naturale della mia carriera».

Nella tua famiglia c’è tanto calcio.
«Sì, siamo in sei fratelli. Io sono il terzo. Mio fratello maggiore, Abdul Rauf, gioca nel Vision FC in Ghana, e quello più giovane, Hakim, è in Danimarca all’Hillerod. Siamo legatissimi, anche se sono cresciuto lontano da loro. Ci sentiamo spesso, ci sosteniamo sempre. Il calcio è una cosa che condividiamo, ci unisce».

Perché sulla maglia hai scelto di scrivere “Kamaldeen”?
«È una questione di rispetto. Nella nostra cultura, se qualcuno chiama “Sulemana”, si riferisce a mio padre. Io sono Kamaldeen. È il mio modo di onorare la mia famiglia e le nostre tradizioni».

Hai stupito tutti anche per le tue esultanze acrobatiche. Da dove nascono?
«(Sorride) In realtà i miei genitori mi avevano sempre detto di non farle, perché sono pericolose. Ma contro la Juventus è stata una scarica di adrenalina. Mi è venuto spontaneo. Non lo rifarò: sto studiando qualcosa di più tranquillo. All’Academy facevo ginnastica, è da lì che ho imparato a farle».

Hai vissuto un anno complicato col Southampton, poi sei arrivato a Bergamo e ti sei rilanciato. Ti senti un esempio?
«Forse sì, ma più che un esempio voglio essere la prova che il lavoro paga. Ho creduto sempre in me stesso, anche nei momenti difficili. Non bisogna mai mollare, mai smettere di credere nel proprio cammino. Il calcio, come la vita, è fatto di cicli. Dopo la retrocessione, pensavo solo a rimettermi in gioco. Oggi sono felice».

Fuori dal campo chi è Kamaldeen Sulemana?
«Un ragazzo tranquillo. Mi piace guardare partite, non solo per dovere ma per passione. Amo studiare i giocatori, le situazioni di gioco, come si muovono. Quando giochi per strada da bambino, il calcio diventa parte di te. Non lo consideri mai un lavoro».

Sotto la timidezza di un ragazzo cresciuto lontano da casa, c’è un professionista maturo e consapevole. Kamaldeen Sulemana ha la velocità nel sangue, ma la calma di chi sa aspettare il proprio momento. A Bergamo ha trovato la sua seconda famiglia. E il bello, come dice lui, deve ancora arrivare.

@ Riproduzione Riservata