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Bologna, Motta sull'Atalanta: "Sono fortissimi e sanno come non farti giocare"TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
giovedì 29 febbraio 2024, 00:01Serie A
di Simone Lorini

Bologna, Motta sull'Atalanta: "Sono fortissimi e sanno come non farti giocare"

Nel suggestivo scenario dell'aula Giorgio Prodi, durante un incontro organizzato dall'AIAC (Associazione italiana allenatori calcio) e dall'illustre Alma Mater, il tecnico del Bologna Thiago Motta ha parlato a una platea di studenti, non facendosi pregare anche sulla corsa all'Europa: "Stiamo vivendo qualcosa di bellissimo e lo dico sempre ai miei ragazzi: approfittiamone, cercando di vivere questo momento fino all'ultimo secondo. Perché si vive una volta sola e certi momenti passano velocissimi", le parole raccolte da 1000cuorirossoblu.it. Quali sono i segreti per arrivare a creare una squadra così? "Ho un gruppo di ragazzi con una grande predisposizione al lavoro e non è scontato. Sono padre anch'io e conosco le problematiche dei ragazzi di oggi". Sull’importanza del gruppo: "Vale per me nel rapporto con i componenti dello staff come per i miei giocatori. Io mi confronto tanto con i miei collaboratori e quando c'è da prendere una decisione ascolto tutti. Poi ci può essere il giorno che sono un po' giù e una parola del collega aiuta. Vale anche per i miei giocatori: le relazioni all'interno del gruppo sono fondamentali". E continua ribadendo: "A Casteldebole ho trovato persone competenti che hanno reso tutto più facile". L’importanza della tecnica: "Sono nato in Brasile e lì la tecnica è fondamentale. Ma a questa oggi va abbinata la parte fisica, senza tralasciare l'aspetto mentale: i social impattano molto sulla vita di calciatori che spesso sono solo ragazzi di vent’anni". Il suo Bologna oggi fa un calcio posizionale o relazionale? "È un misto tra le due cose. L'Atalanta? Loro sono fortissimi e sanno come non farti giocare - ha detto prima del match di questa sera di San Siro -. Per questo sarà molto importante la fase relazionale, ovvero la massima partecipazione di tutti i miei giocatori sul campo. Perché il calcio è uno sport collettivo, in campo bisogna guardarsi, parlarsi e muoversi come un gruppo. Anche quelli che sono lontani dal pallone".