
La fiducia è cosa seria...
di Vittorio Sanna
Nel primo momento di difficoltà, scende in campo il tifoso. Per quanto surreale possa sembrare la scena, dalla sconfitta contro il Bologna si può uscire con l’ingresso in campo del vero sostenitore, capace sì di riconoscere i difetti, ma anche proiettato a un ruolo costruttivo. Ci vuole fiducia, non per infilare la testa sotto la sabbia ma per analizzare gli errori e farne tesoro, in un processo di crescita che senza il tempo non può avvenire. Se si tratta poi di relazioni, di una squadra, con tanti elementi che devono incastrarsi perfettamente, il compito è ancor più difficile.
Analizzare per poi migliorare impone di capire cosa non ha funzionato. Qualcuno dice la mancanza di una punta. Vero, se si pensa esclusivamente a una punta pesante perché, in caso contrario, un riferimento centrale c’era in campo, Esposito, con il compito di aprire i corridoi esterni per poi accompagnare l’azione. Cosa riuscita solo parzialmente. Felici e Palestra sono entrati diverse volte nella metacampo sgombra del Bologna ma per una ragione o per un’altra, tiro parato o inserimento centrale mancato, non è arrivato il gol. Scelta tecnica sbagliata? Potrebbe anche essere. Dall’analisi si potrà scoprire il motivo. Se c’è fiducia e si da tempo. Potrebbe essere la tattica sbagliata o il limite del calciatore utilizzato. Sarà sempre Pisacane a risponderne. Sua la responsabilità, ma dovrebbe essere pure il suo il tempo concesso per poter crescere e imparare.
Di certo non tutti i calciatori hanno espresso il massimo e nella gestione di un tecnico c’è anche non bruciare nessuno. La fiducia è una cosa seria e se te la senti addosso ti dà una forza incredibile. Vale per il calciatore che non viene sostituito al primo errore. Come vale per il tecnico che non deve essere lapidato alla prima vera serie di difficoltà.
Nel secondo tempo proprio la distribuzione di fiducia non ha permesso di cambiare la partita. Visto il rendimento poteva uscire Folorunsho, tutt’altro che in giornata, preciso poche volte, ma, nel potenziale, anche padrone di giocate rimaste in canna. Poteva uscire prima Esposito che però vive male la mancanza del gol e si tenta di dargli l’occasione per sbloccarsi. La squadra si è sbilanciata in avanti e quando Orsolini ha puntato Obert chi è andato a raddoppiare la marcatura? Nessuno.
Il 2 a 0 è arrivato a spegnere i fuochi, già bagnato dalle continue interruzioni dell’arbitro Marchetti e non sempre a proposito. È maturata la sconfitta , stavolta senza adeguata rincorsa. Non si può certo parlare di Caporetto, di tutto sbagliato, di incapacità assoluta dimostrata. Si tratta di una sconfitta in cui sono stati fatti degli errori che fanno parte del processo di crescita. Per crescere c’è bisogno di tempo. Per utilizzare bene il tempo ci vuole un clima positivo. Ci vuole fiducia. Se scenderanno in campo i sostenitori si potrà pensare di migliorare. Se scenderanno in campo i disfattisti, allora sì che si rischia grosso. A noi la scelta. Il passato ci insegna che i sostenitori quasi unanimi di Ranieri hanno portato gloria e onore. I disfattisti delle altre stagioni, a salvarci per il rotto della cuffia o a retrocedere. Sembra strano ma dall’ambiente può dipendere un risultato.







