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Cagliari, l'attacco di Vittorio Sanna: "Si vive aspettando..."
L’allenatore sarà nostro se gli altri lo libereranno. Il futuro sarà nostro appena gli altri avranno il loro. Si vive aspettando.
Se dovessimo fermarci ad ascoltare solo ciò che di nuovo realmente c’è da dire, potremmo godere del silenzio. Silenzio è una pagina bianca, è una notizia che non c’è, è una decisione non presa, è il nulla di fatto. C’è tempo, pensa qualcuno. C’è stato tempo anche nel recente passato fino al 1 settembre. Mancano 73 giorni. Tre volte tanto, quasi, i 25 che sono trascorsi dalla chiusura del campionato.
Di concreto ci sono state le dimissioni di Ranieri, per fortuna celebratissime, che hanno occupato almeno un terzo del tempo trascorso, l’addio di Nandez, la conferma di Pavoletti, la conferenza stampa di Bonato. Quanta fatica a riempire queste pagine che hanno la penna carica e il dito nel grilletto, pronta a ufficializzare l’arrivo di Davide Nicola. Riuscire a trattenere il tappo dello spumante non è per niente facile. Già troppe partenze e mille giustificazioni per una conferma che non arriva, tutti sanno nessuno sa. E chi è obbligato a pronunciarsi perché ha il compito di raccontare anche il nulla che succede è il primo a prendersi le freccette in faccia di chi nel nulla vive sempre e a suo agio.
Le critiche sono come le notizie, gratis, leggere, fluttuanti, inconsistenti. Prendono spazio perché null’altro c’è. “Chiuso per ferie” si dovrebbe scrivere. Il mercato del Cagliari è come una giornata di bonaccia al mare. Se lanci un sasso, anche una pietrolina, per quanto piccola e inconsistente, crea dei cerchi concentrici. Si spande, si allarga, coinvolge, ma di fatto non stravolge il niente in cui si è immersa. Pietroline per ora. Si vive in attesa degli altri. Si stenta ad essere protagonisti. I nostri calciatori saranno nostri se gli altri non li vorranno.
L’allenatore sarà nostro se gli altri lo libereranno. Il futuro sarà nostro appena gli altri avranno il loro. Si vive aspettando. Se non ho notizie ripesco un ricordo di Riva, guardo la Nazionale, mi afferro a Barella e alle sue “radici” calcistiche diventate vecchia “cozzina”, rivaluto l’italiano finché non perde, chiedo un parere a un vecchio amico, azzardo strategie belle da costruire e facili da smontare. Il Cagliari è chiuso per ferie. Si fa solo l’inventario, chi c’è e chi ritorna, come sistemare gli armadi, cosa tenere e cosa dar via.
Quando Nicola arriverà troverà già molte etichette, qualche certezza, e ancora tanto tempo per decidere. Inizierà, per fortuna inizierà, a lavorare e qualcosa di concreto si potrà raccontare. Ma solo tra 19 giorni, poco meno di quelli, lunghi, lunghissimi e noiosi da che è partito Ranieri, Nandez e da quando è stato confermato Pavoletti. Ma Lucio Dalla insegna, che sarà tre volte Natale e anche i preti potranno sposarsi ma soltanto a una certa età. E allora si che avremo tante cose da scrivere.
Di concreto ci sono state le dimissioni di Ranieri, per fortuna celebratissime, che hanno occupato almeno un terzo del tempo trascorso, l’addio di Nandez, la conferma di Pavoletti, la conferenza stampa di Bonato. Quanta fatica a riempire queste pagine che hanno la penna carica e il dito nel grilletto, pronta a ufficializzare l’arrivo di Davide Nicola. Riuscire a trattenere il tappo dello spumante non è per niente facile. Già troppe partenze e mille giustificazioni per una conferma che non arriva, tutti sanno nessuno sa. E chi è obbligato a pronunciarsi perché ha il compito di raccontare anche il nulla che succede è il primo a prendersi le freccette in faccia di chi nel nulla vive sempre e a suo agio.
Le critiche sono come le notizie, gratis, leggere, fluttuanti, inconsistenti. Prendono spazio perché null’altro c’è. “Chiuso per ferie” si dovrebbe scrivere. Il mercato del Cagliari è come una giornata di bonaccia al mare. Se lanci un sasso, anche una pietrolina, per quanto piccola e inconsistente, crea dei cerchi concentrici. Si spande, si allarga, coinvolge, ma di fatto non stravolge il niente in cui si è immersa. Pietroline per ora. Si vive in attesa degli altri. Si stenta ad essere protagonisti. I nostri calciatori saranno nostri se gli altri non li vorranno.
L’allenatore sarà nostro se gli altri lo libereranno. Il futuro sarà nostro appena gli altri avranno il loro. Si vive aspettando. Se non ho notizie ripesco un ricordo di Riva, guardo la Nazionale, mi afferro a Barella e alle sue “radici” calcistiche diventate vecchia “cozzina”, rivaluto l’italiano finché non perde, chiedo un parere a un vecchio amico, azzardo strategie belle da costruire e facili da smontare. Il Cagliari è chiuso per ferie. Si fa solo l’inventario, chi c’è e chi ritorna, come sistemare gli armadi, cosa tenere e cosa dar via.
Quando Nicola arriverà troverà già molte etichette, qualche certezza, e ancora tanto tempo per decidere. Inizierà, per fortuna inizierà, a lavorare e qualcosa di concreto si potrà raccontare. Ma solo tra 19 giorni, poco meno di quelli, lunghi, lunghissimi e noiosi da che è partito Ranieri, Nandez e da quando è stato confermato Pavoletti. Ma Lucio Dalla insegna, che sarà tre volte Natale e anche i preti potranno sposarsi ma soltanto a una certa età. E allora si che avremo tante cose da scrivere.
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