Sarri detta il suo manifesto: vincere per aver giocato bene. Senza fardelli
Semplicemente, a modo suo.
Giocare per il gusto di giocare, vincere per l’onore di essere superiori all’avversario. Sarri ha chiesto una partita di altissimo livello ai suoi, anche perché chiamato a dare una risposta alle inevitabili critiche successive alla sconfitta contro la Lazio, una rarità per chi allena la Juve. L’ha chiesta in termini di prestazione, non certo di risultato, quasi a rinfocolare la dicotomia tra chi dice che conti solo l’una e chi che conti solo l’altro, come se davvero possano andare separati, ognuno per la sua strada. Sarri sa che non sono due rette parallele, destinate a non incrociarsi mai. Anzi, è vero il contrario: più s’intersecano, la strada del risultato e quella della prestazione, meglio si gioca. Stasera alla BayArena il primo è tutto sommato marginale, ma Sarri se lo aspetta attraverso la seconda. Per rivedere una volta in più la “sua” Juventus, quella di cui abbiamo visto solo sprazzi e accenni, buttati lì quel tanto che basta per divertire, non certo soddisfare ancora. Una Juve che giochi per il gusto di giocare, e si riscopra un po’ più bella. O almeno, più somigliante al suo (nuovo) allenatore.