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Viola sconfitti nella partita migliore, è il segnale che preoccupa di più... Kean e Fazzini la speranza, Gud un fantasma. Pioli non è in discussione, il club è con lui. La società si esprima: sul momento e su PradèTUTTO mercato WEB
Oggi alle 00:00L'editoriale
di Mario Tenerani
per Firenzeviola.it

Viola sconfitti nella partita migliore, è il segnale che preoccupa di più... Kean e Fazzini la speranza, Gud un fantasma. Pioli non è in discussione, il club è con lui. La società si esprima: sul momento e su Pradè

Ci sono segnali che preoccupano più di una semplice sconfitta. Sono gli elementi con cui arriva. Con la Roma per la Fiorentina era la sesta partita di campionato e paradossalmente è stata la migliore. I discorsi servono a poco nel pallone, ma i viola non meritavano di perdere con i giallorossi. Hanno segnato un gol, preso due legni clamorosi, fallito una chance incredibile nel finale con Gosens, sì proprio lui, quello che fino a poco tempo fa era la colonna della squadra. La Roma ha giocato come nelle precedenti 5 gare di serie A: in modo lucido, solido, chirurgico, appoggiandosi sulla miglior difesa d’Europa come rendimento, sfruttando quelle sporadiche occasioni capitate. Così lontana dall’Atalanta di Gasp, ma già con un marchio preciso di fabbrica. La Roma a Firenze ha ricordato certe vittorie dei viola targati Palladino, quando la Fiorentina portava a casa sfide sporche, un tiro, un gol. Il calcio è anche questo o soprattutto questo. 

E se i viola hanno perso anche giocando ad un discreto livello, significa che i problemi sono grandi perché non basta, serve tanto di più. Perché i segnali negativi sono anche il palo e la traversa di Kean e Piccoli. Pure quel gol che Gosens a tre metri da Svilar si è pappato. Tutto gira storto. Pioli ha parlato di dettagli con i quali si perdono i confronti e non si è appellato alla sfortuna. Ha fatto bene, nessuna scusa perché qualcosa lui e i suoi uomini devono inventarsi per invertire la rotta. Il contesto diventa fosco: quart’ultimo posto in classifica con la miseria di 3 punti, solo 4 reti segnate in 6 gare e addirittura 7 quelle subite. Tutti i numeri sono negativi, dai tiri in porta nello specchio e fuori, ai palloni recuperati. Il calendario mette ansia: dopo la sosta doppia trasferta a Milano intervallata al Franchi dall’arrivo del Bologna di Vincenzo Italiano che ieri ha passeggiato sul Pisa. 

Ci sono uomini in crisi. Gudmundsson, un fantasma. Dodò, confusionario e poco incisivo. Lo stesso Nicolussi Caviglia, fresco di convocazione in Nazionale, ha offerto una prova modesta. Anche Ranieri ha arrancato e i suoi compagni di reparto non hanno brillato. Di Gosens abbiamo già parlato, è irriconoscibile. Dzeko purtroppo per adesso è solo un ricordo di se stesso. Neanche De Gea in questo avvio di stagione si sta confermando sui suoi noti livelli. Per carità, parliamo di un monumento, ma gli errori con Cagliari e Como (oltre all’incertezza di Pisa sul tiro Meister, per fortuna annullato) e il gol preso sul calcio d’angolo di Cristante hanno acceso una lampadina. Senza dimenticare che sulla colossale occasione capitata a Dovbyk, la palla era rasoterra in area piccola e lui è rimasto inchiodato sulla linea di porta a guardarla. E’ vero che le uscite non sono mai state la specialità della casa, De Gea ha tante altre qualità, ma in questo frangente così delicato per la Fiorentina pure lui sembra in ritardo. 

I pochi messaggi positivi arrivano da Kean che finalmente si è sbloccato e che per determinazione è tornato quello dell’anno scorso. Il gol è stata una sassata delle sue e anche il palo è nato da un missile. Ha combattuto bellissimi corpo a corpo con Mancini, dimostrando di essere di nuovo Moise. L’anno scorso alla sesta aveva segnato 2 gol in A (più 3 in Conference): sarebbe decollato dalla nona giornata, proprio contro la Roma firmando una doppietta nel 5-1 contro Juric. Poi c’è Fazzini che a dire la verità ormai da settimane sta dimostrando di avere una marcia diversa dagli altri. La sua freschezza è una frustata in una formazione spesso un po’ compassata. Aggrappiamoci a questi due viola, in attesa che gli altri si risveglino. 

Pioli non è in discussione perché la società è con lui. Il tecnico gode davvero della fiducia del club e continuiamo a pensare che abbia le armi giuste per tirare fuori dai guai la Fiorentina. Certo dovrà gestire questi giorni di sosta al meglio. Le pause, lo sappiamo, sono macigni per chi è in crisi. 

Magari sarebbe necessario che la società non perseguisse la politica del silenzio, ma si facesse sentire. Formulando un parere su quello che sta succedendo in campo e anche su quanto si muove fuori. La Fiesole è tornata ad esprimersi con una cifra di chiarezza indiscutibile: da un lato ha incoraggiato a fine partita i viola - i tifosi più caldi hanno compreso che vanno aiutati altrimenti si rischia il tracollo - e dall’altro ha chiesto attraverso un duro comunicato l’allontanamento di Pradè. Il diesse già da maggio era entrato nel mirino della contestazione. Il livello del dissenso ha subìto un’ulteriore impennata, il presidente Commisso dovrebbe prenderne atto. Sarebbe un errore esiziale sottovalutare queste indicazioni. Basterebbe rileggere la storia della Fiorentina per ritrovare similitudini. Il periodo è davvero difficile. Ecco perché se la società regalasse un pensiero preciso su tutto sarebbe importante. Mentre la piazza bolle il silenzio non aiuta a raffreddare gli animi.