L'unica speranza è un orizzonte oltre Commisso
Dopo i discorsi tonitruanti dell’estate e la presa di coscienza novembrina, i tifosi viola sono giunti a dicembre ridotti a doversi raccomandare a Babbo Natale perché regali qualche puntarello alla Fiorentina. E poi così, tra il lusco e il brusco, dopo la sconfitta con l’Aek Atene c’ha pensato Dzeko a dir maldestramente la sua dando la colpa delle difficoltà della Fiorentina un po’ allo stadio sgarrupato e un po’ a quei tifosi rei di fischiare o anche solo di mugugnare quando qualche giocatore viola sbaglia un passaggio( il che succede spesso).
L’uscita di colui che fu il cigno di Sarajevo è stata variamente interpretata (incassando persino il sostegno di Vanoli) , ma senza andare alle sue radici. Infatti la dichiarazione dell’attaccante viola altro non è che il segno di uno stile, di una precisa forma mentis che discende a cascata dai vertici di questo club autoreferente , un club dove a partire dal presidente non si riconoscono i propri errori assumendosene la responsabilità, ma si tenta sempre e disperatamente di attribuirne la colpa a qualcun altro, perciò una volta sarà il cambio euro dollaro, un’altra l’amministrazione comunale che impedisce di far lo stadio nuovo, un’altra ancora lo stadio che è un cantiere o i tifosi che fischiano.
Quindi come il presidente non ha mai riconosciuto un proprio errore ed ha infine mandato via Ds e allenatore solo quando le cose erano ampiamente precipitate, così i giocatori, i dirigenti e chiunque metta piede al Viola Park è contagiato da questa filosofia radicale e molto comoda, poiché fornisce sempre alibi, una filosofia che non tollera il punto di vista altrui o le critiche e porta a reagire cercando il nemico esterno di turno. Ma si sa che nel pallone scarsa è la memoria, infatti l’uscita di Dzeko è stata dimenticata dopo che alla fine dell’ultima sconfitta con l’Atalanta il maturo attaccante s’è avvicinato al settore dei tifosi viola e fattosi prestare il megafono ne ha domandato il perdono, del resto Dzeko non è calciatore anziano invano, dopo il chiarimento si sono sprecati i giudizi positivi per l’atto di Dzeko il quale ‘ ha avuto le palle qui, ha avuto le palle là’. Eppure in quel fotogramma di Dzeko col megafono in mano sta tutto il dramma attuale della Fiorentina.
Infatti nel calciatore per giunta molto esperto costretto ad arringare gli ultras per rimediare ad una sua topica dialettica sta tutto il vuoto di questa Fiorentina nel caos dove evidentemente non vi è un presidente o dirigente in grado di prendere la parola al posto di un calciatore, nè vi è qualcuno che rimanga lucido e dica a Dzeko di andare in sala stampa se sente il bisogno di parlare ai tifosi domandandone le scuse, anche solo per arrivare a tutti i tifosi viola e non solo quelli che hanno raggiunto Bergamo al seguito della squadra, anzi quei pochi che erano abbastanza vicini a Dzeko da udirlo ( o si voleva giocare al telefono senza fili?). La sensazione è che in questa Fiorentina abbandonata del dicembre 2025 ogni componente del club faccia quel che gli pare nell’assenza del presidente causando una confusione ancora più estrema che non può che portare ad esiti negativi. Cioè a finire col culo per terra come quando nella Firenze antica ai falliti si calavano le brache mandando a sbattere più volte le loro terga ignude sulla pietra dello scandalo posta sul pavimento del mercato nuovo ( oggi detto del porcellino), di lì appunto il detto ‘ finire col culo per terra’.
Per tutto questo crediamo fermamente che finché non s’intravederà un orizzonte ulteriore a Commisso la situazione difficilmente muterà direzione. La gestione americana della Fiorentina è stata fallimentare sotto il profilo sportivo, a parole tracotanti sono corrisposti solo risultati mediocri e adesso il rischio concreto è andare persino oltre la mediocrità, perciò sarebbe necessario che il presidente parlasse non già con parole vuote di rilancio alle quali solo i gonzi potrebbero credere, nè arrivasse in città a rivendicare sfortune assortite.
No, parli o venga pure, ma solo per lasciare intendere di essere finalmente disposto, e magari in procinto, di lasciare ad altri la Fiorentina. Chiudendo merita un commento il ‘ grillo parlante’ che invita i ‘ fiorentini a capire i limiti strutturali della città e quindi della squadra’ che sarebbe come a dire che le pene viola sono colpa della troppa pretenziosità dei fiorentini. Che da queste parti le pretese siano alte è un fatto e l’abbiamo detto spesso per chi ha avuto la bontà di leggerci, ma non si preoccupi il collega di Sky che nessuno dotato di senno ha pretese di scudetto, ben altro è domandarsi perché non si possa ripetere quel che accadde una quindicina di anni fa quando una Fiorentina ben costruita e gestita andò in Champions facendoci ottime figure e ne fu scacciata solo da un arbitraggio sconsiderato, come altro è chiedersi come in Champions sia andato un Bologna ben condotto o come un Napoli con una manciata di milioni investiti dal suo proprietario abbia vinto due titoli e si possa permettere grandi campioni. Nessuno pretende scudetti in riva all’Arno per diritto di nascita, ma una società ben condotta e capace di far calcio si.
E infine a suggello del momento il club diffonde in extremis la nota stampa per annunciare una birra come nuovo partner ufficiale del club, come a dire che tutto, il pallone, e la vita stessa è in fondo un grande sberleffo.






