Commisso e Firenze, un rapporto mai così in bilico tra amore, distanza e futuro
Per anni Rocco Commisso è stato intoccabile. Criticato magari per le scelte tecniche, mai messo realmente in discussione come presidente. Oggi non è più così. Il rapporto tra il patron viola e una parte consistente della tifoseria della Fiorentina vive probabilmente il momento più delicato dall’arrivo dell’imprenditore italoamericano a Firenze. Una frattura maturata lentamente ma esplosa negli ultimi mesi, complice un rendimento sportivo deludente della Fiorentina e un’assenza prolungata dell’uomo simbolo del progetto viola, lontano dall’Italia da fine aprile per motivi di salute. Un mix che ha trasformato il silenzio in distanza e la pazienza in rabbia.
Sette anni di credito e riconoscenza
Eppure Commisso, in passato, aveva sempre goduto di un credito quasi illimitato. Anche nei primi due anni di gestione, segnati da salvezze sofferte e da una Fiorentina che lottava con squadre di caratura modesta, il tifo non aveva mai puntato il dito direttamente contro di lui. Al presidente venivano riconosciuti l’attaccamento sincero alla città – testimoniato dalle frequenti presenze a Firenze –, gli investimenti economici costanti e rilevanti (92 milioni spesi solo nell’ultima estate) e soprattutto la realizzazione del Viola Park, la prima vera casa della Fiorentina, costata oltre 120 milioni e oggi considerata una delle strutture sportive più all’avanguardia in Europa. Anche nei momenti di maggiore tensione, dalle finali perse agli addii di Italiano prima e Palladino poi, le responsabilità venivano attribuite a dirigenti e allenatori, non al proprietario.
La rottura e l’ultima mossa
Qualcosa però, da novembre in avanti, si è incrinato forse in modo irreversibile. I risultati negativi hanno acceso una contestazione dura e inedita, con prese di posizione ufficiali sia dei Viola Club dell’ACCVC (“Non ci riconosciamo più in questa proprietà e allora le nostre strade si dividono”) sia della Curva Fiesole, che ha parlato apertamente di “presidente fantasma maggior colpevole della situazione”, rincarando poi la dose con cori pesanti durante la sfida con l’Udinese. Un segnale forte, che ha colpito direttamente Commisso. La risposta, dall’America, è arrivata con una scelta altrettanto significativa: affidarsi a un dirigente esperto e navigato come Fabio Paratici per provare a rilanciare il progetto. Resta da capire se basterà. Perché oggi, più che i risultati, a Firenze sembra essersi perso qualcosa di più fragile e prezioso: il feeling. E ritrovarlo sarà la vera sfida.






