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tmw / fiorentina / L'Angolo di Calcio2000
La visione di Ratcliffe è corretta? Un allenatore va giudicato su più anni?TUTTO mercato WEB
Oggi alle 06:00L'Angolo di Calcio2000
di Fabrizio Ponciroli

La visione di Ratcliffe è corretta? Un allenatore va giudicato su più anni?

“Amorim non ha avuto una stagione delle migliori. Ruben deve dimostrare di essere un grande allenatore nell’arco di tre anni. Ecco dove sarei. Non si può gestire un club come lo United basandosi sulle reazioni impulsive della stampa, che ogni settimana si scatena”. Parole di Jim Ratcliffe, azionista di minoranza del Manchester United. Ogni mondo è paese e, anche nella dorata Premier League, la carriera degli allenatori è spesso legata ai risultati che conseguono in campo. Ne sa qualcosa Postecoglu, già ex allenatore del Nottingham dopo una manciata di partite… Noi italiani, da questo punto di vista, siamo al vertice. Bastano due/tre partite finite male per mettere alla gogna il tecnico di turno. Si pensi a Tudor che, nel giro di pochi mesi, è passato da “salvatore della patria con DNA bianconero” a “allenatore mediocre, peggio di Thiago Motta”. La vita dell’allenatore è difficile. I giocatori possono sbagliare, pure agli arbitri è concesso farlo (anche se resta il mestiere più difficile di tutti), non gli allenatori. Anche chi ha un palmares impressionante alle spalle, non è immune dal rischio di “saltare” dopo qualche risultato negativo (vedi Mourinho). Mi sono sempre chiesto se sia un modus operandi corretto? La risposta più gettonata, quando viene esonerato l’allenatore, è questa: “L’ambiente aveva bisogno di una scossa”. E, che sia chiaro, in alcune circostanze ha ragion d’essere. Ci sono stati diversi casi in cui, il cambio di allenatore, ha generato benefici. Tuttavia, sono moltissime le situazioni in cui è avvenuto il contrario, ovvero non è cambiato nulla, anzi ci sono stati anche degli ulteriori peggioramenti a livello prestazionale. In un mondo (calcistico) perfetto bisognerebbe dare ad ogni allenatore almeno una stagione di tempo per dimostrare il suo valore (tre, come auspicato dal buon Jim Ratcliffe mi pare esagerato). Purtroppo, in un calcio che va sempre più di corsa e dove fare risultato è ancor più vitale rispetto al passato, ritengo sia impossibile, per un allenatore, conservare il proprio ruolo se la striscia di sconfitte e brutte prestazioni si fa importante. Oggi, con i commenti social, si è anche perso il senso della misura. Tutti si sentono in dovere di criticare l’operato del “proprio” allenatore. Si arriva al punto di voler dimostrare che “non sa allenare”. Tutti ci sono passati, anche un vero totem come Ancelotti tanto per fare un esempio calzante. La ricetta giusta, probabilmente, è quella di Chivu, uno che ha chiaramente detto che non è interessato al giudizio esterno, anche nel caso sia positivo (come sta accadendo in questo momento): “Sono in questo mondo da tantissimo tempo, so come funzionano le cose”, le sue chiare parole. In effetti, non ha tutti i torti.