Giuste le polemiche, ma all'Inter serve stabilità: la difesa è tornata un punto interrogativo
Napoli-Inter ha dato vita alla consueta onda lunga di recriminazioni arbitrali, titoli, commenti, replay. È inevitabile in Italia, dove ogni episodio viene vivisezionato. Ma per chi guarda con onestà tecnica alla partita, è impossibile negare quale sia stato il vero tema: non il rigore, ma la tenuta difensiva dell’Inter. Per la prima volta dopo settimane, la squadra di Chivu è collassata dietro - nell’impianto e nei dettagli - e questo vale molto più di una chiamata del VAR.
Non è tanto il fatto di aver preso tre gol, evento che nel calcio può capitare. È come sono arrivati. La cavalcata di McTominay in campo aperto, nata da un lancio innocuo di Spinazzola, appartiene alla categoria degli errori concettuali, prima che tecnici: linea disallineata, tempi di lettura lenti, percezione del pericolo assente. Sul 3-1 di Anguissa, il concetto si ripete: penetrazione centrale incontrastata, nessuna pressione sulla ricezione, nessuna copertura interna. È raro vedere gol così in una partita di alto livello in Italia, ancora più raro vederli contro una squadra come l’Inter.
Questo riporta alla superficie un dubbio che la striscia di sette vittorie consecutive aveva messo sotto il tappeto senza cancellarlo: l’Inter è davvero stabile senza palla? È una squadra che, quando non controlla il ritmo col possesso, mantiene la stessa solidità mentale e posizionale? Già a Bruxelles, nei primi 20’, erano servite le mani di Sommer per evitare un avvio shock. A Roma, la squadra aveva difeso il vantaggio più con nervi e cambi che con dominio. E nelle prime tre giornate, sei gol subiti avevano già acceso una spia.
Contro il Napoli non c’è stato un solo colpevole. Acerbi è andato in difficoltà sulla lettura degli spazi, ma anche Akanji, il più affidabile, ha perso brillantezza. Più che i nomi, è saltata la sincronizzazione collettiva: quando una big prende gol “da categoria inferiore”, quasi sempre è questione di funzione, non di uomini. E Chivu, nel post gara, lo ha ammesso con lucidità: "Non siamo stati veloci a capire i momenti".
Questo è il punto chiave: non suonano campane d’allarme, ma campanelli di richiamo. L’Inter resta una squadra forte, organizzata, con principi riconoscibili e qualità enorme con la palla. Ma nello sport ad alti livelli non si resta competitivi solo giocando bene quando si attacca: si resta competitivi difendendo bene quando non si riesce più ad attaccare. Perché i titoli - tutti - li alza chi non crolla nei cinque minuti in cui la partita ti sfugge di mano. Il calendario non aspetta, e neppure la classifica. Le polemiche svaniscono in un giorno, gli squilibri - se non corretti subito - durano tutta la stagione.






