
Il solito Conte in Europa, ma peggio. E il mercato è un problema a prescindere
Verrebbe da dire il solito Antonio Conte, in Europa. Se non fosse che non aveva mai perso incassando sei gol, e che anche al Napoli a livello internazionale non era mai accaduto. E quindi sì: un po’ peggio del solito. Il 6-2 di Eindhoven, forse, tra i tifosi azzurri avrà fatto felici solo quei poveri 230 che sono andati in Olanda e sono rimasti bloccati in albergo: almeno si sono evitati una figuraccia che rimarrà nella storia del club azzurro.
L’Europa indigesta. Per il tecnico salentino, che a essere campione d’Italia è abituato, le difficoltà oltre confine sono una tradizione ormai ultradecennale. Dalle fatiche di Istanbul, sul campo di patate e neve con il Galatasaray, alla finale di Europa League conquistata sì ma persa malissimo con l’Inter, la tradizione europea di Antonio è lontanissima da quella nazionale. L’unica vera soddisfazione - per nulla scontata, va detto - è aver fatto sembrare la Nazionale del 2016, una delle più scarse nella storia recente del calcio italiano, una squadra in grado di giocare a calcio e persino far sognare i tifosi. Per il resto, il bilancio è presto fatto: con la gara di oggi, la quarantacinquesima in Champions League, le sconfitte arrivano quasi alla pari delle vittorie. Quindici ko e sedici sorrisi, quattordici pareggi. Vuol dire che, in Champions, Conte ha vinto appena il 35% delle partite giocate: pochissime, anche al netto del non aver quasi mai allenato formazioni super competitive. Tema che, nella disfatta di Eindhoven, è decisamente secondario.
E sul mercato… L’ultimo sfogo, in diretta tv su Sky, rasenta il paradosso: Conte, che in passato ha mollato a piedi la Juventus perché non gli comprava Cuadrado, un giocatore, si lamenta per i nove acquisti dell’esosa estate del suo Napoli, necessari per alzare l'asticella. Troppi da inserire nel suo modo di lavorare e giocare: non semplice da assorbire, per carità. Però, pur nell’amarezza di un ko e delle dichiarazioni a caldo che l’hanno seguito, sembra sempre la volpe che non arriva all’uva: o sono troppo pochi o sono troppi. Non c’è davvero mai nessuno che lo accontenti.
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