Udinese, Palma: "Se arrivasse la chiamata dell'Italia, sarei contento di accettarla"
Matteo Palma, difensore dell'Udinese, è intervenuto ai microfoni di TV12 nel consueto format organizzato dai bianconeri, parlando del ko per 2-0 contro la Roma: "Siamo delusi, ma non abbiamo fatto una brutta partita nonostante la sconfitta. Abbiamo anche sprecato occasioni importanti. Siamo consapevoli di essere forti, non sempre sfruttiamo la nostra qualità, ma ce la mettiamo tutta. Le cose non possono andare sempre bene, in Serie A anche le altre squadre sono forti. Sul rigore nessuno ha protestato, a bordocampo non capivamo perché ci fosse un check in corso. Quando poi lo hanno dato ero allibito. In area non puoi tenere le braccia larghe, ormai ogni tocco di mano è rigore. Anche i contatti con gli attaccanti ormai sono sempre rigore, è difficile".
Che cosa ha provato al momento del suo esordio in Serie A?
"Ero sicuramente agitato prima della partita, ma poi in campo non ho sentito nessuna pressione, perché è quello che amo e che faccio da sempre. Le cose sono cambiate l’anno scorso, quando sono entrato stabilmente in prima squadra e sono passato dal giocare con gente della mia età a giocare con chi fa il professionista da anni. Anche nella mia vita è tutto diverso: prima ero un ragazzo qualsiasi che inseguiva un sogno, ora sono qui. Non sono ancora arrivato però, cerco di dare il massimo ogni giorno. Lo scorso anno il preparatore mi costringeva a fare tantissima palestra perché ero uno dei più magri. Mi sono allenato tanto, nemmeno in vacanza ho mollato e quando siamo tornati tutto lo staff era impressionato dal mio fisico".
Che ne pensa del suo impiego?
"Ho giocato tanto in pre-campionato, poi sono partito da titolare in Coppa Italia. Purtroppo ho avuto quell’infortunio, ma l’obiettivo è sempre stato quello di farmi trovare pronto quando serve e mettere in difficoltà il mister".
Come ha vissuto la settimana dopo la sua deludente gara contro il Sassuolo?
"Da solo avrei fatto fatica, ma per fortuna compagni, familiari e procuratori mi hanno tutti dato una grande mano. Soprattutto i compagni in allenamento mi hanno sostenuto, dicendomi di guardare subito avanti e dimenticare quella partita. È quello che ho fatto e mi ha aiutato tanto, ho pensato solo ad allenarmi e a fare bene la partita dopo".
Chi è quello che le dà più consigli?
"Kabasele. Già dallo scorso anno era così. All’inizio pensavo mi avesse preso di mira, poi ho capito che lo fa per il mio bene e che sa che ho un grande potenziale, quindi reagisco bene. Mi sgrida se arrivo a ultimo a pranzo, cose così, e io apprezzo molto. Gli altri sono più buoni, Solet mi dà tanti consigli ma sa essere severo, quello che mi coccola di più è Ehizibue".
Qual è la sua posizione preferita in difesa?
"Io ho giocato sia a tre, in Primavera anche da centrale, che a quattro sia da centrale destro che sinistro. Dove mi schiererei se fossi il mister? Dipende dalle caratteristiche degli altri difensori, non ho preferenze particolari. Kabasele si è sempre fatto trovare pronto, anche lo scorso anno. Non ho trovato differenze tra giocare con lui e con Kristensen, è un veterano e un professionista invidiabile”.
Lei prosegue anche la scuola.
"Sono tra i pochi giocatori che va ancora a scuola. Faccio videolezione da casa, è l’unico modo possibile. È faticoso, ma mi metto d’accordo ogni settimana con i professori per fare almeno un’ora per materia e riuscire a finire l’anno. Faccio il liceo sportivo, il prossimo anno avrò la maturità. Finire la scuola è importante. Magari per altri non lo è stato, ma per me è fondamentale. Il calcio è un lavoro, ma poi quando finisci di giocare non sai come possono andare le cose e per fare un altro lavoro la scuola ti serve. Tanti dicono che non è necessaria, ma anche nella vita quotidiana ti aiuta a capire tante cose, come anche lo studio dopo la scuola”.
Qual è il suo obiettivo adesso?
"Fare più minuti possibili, perché sono giovane ed è importante mantenere il ritmo. Poi vorrei riuscire anche a segnare il primo gol in Serie A. Ma l’obiettivo principale è rendere orgogliosi i miei genitori. Adesso sono già soddisfatti, ma vorrei che non avessero mai preoccupazioni a causa mia e vorrei sempre fare tutto quello che posso per loro".
Ci racconti una curiosità.
"Essendo uno dei più giovani ho dovuto scegliere tra i numeri rimasti liberi. Non volevo un numero alto e così ho scelto il 16, che era la mia età in quel momento. In Italia non ho mai tifato per nessuna squadra, in Germania tifo Hertha Berlino. In camera ho ancora adesso il poster di Van Djik. Non so ancora per che Nazionale giocherò. Per ora sono con la Germania, ma se arrivasse la chiamata dell’Italia sarei contento di accettarla. Non ho preferenze".
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